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Signor Presidente del Senato, Signora Presidente della Camera,
Signora Ministro Bonino, Signori Ministri e Sottosegretari,
Signore e Signori Ambasciatori, Signore e Signori,
ringrazio la Ministro Bonino per le
sue calorose parole di benvenuto e tengo ad esprimerle, qui ed ora, il mio più convinto
apprezzamento per il dinamismo e la passione che esprime guidando la nostra diplomazia
sin dall'inizio del suo mandato alla Farnesina.
Per il Presidente della Repubblica, la Conferenza degli Ambasciatori costituisce un momento
significativo nello svolgimento del suo mandato, un'occasione di contatto diretto con i responsabili
di quegli uffici, Ambasciate e Rappresentanze Permanenti, incaricati di difendere l'interesse
nazionale all'estero e nei fori multilaterali. Credo che per essi questa mia partecipazione
possa significare, com'è giusto, un segno di attenzione e di apprezzamento dell'insieme
delle istituzioni repubblicane nella loro unità.
Sento oggi con particolare forza l'importanza di questo incontro anche per la scelta, tempestiva
rispetto ai tempi di crisi e di speranze che attraversiamo, del tema della Conferenza:
"L'Italia attrae il mondo: la diplomazia italiana per investire nel sistema Paese". Un tema
che collega i lavori che stanno per concludersi con quelli del 2012, dedicati al ruolo della
diplomazia per la crescita del Paese. Un filo conduttore sotteso all'impegno e alla dedizione
con cui la Farnesina contribuisce non solo a superare una fase difficile, ma a cogliere
attivamente le opportunità che abbiamo di fronte e alle quali possiamo oggi guardare
con fiducia e convinzione, confortati dall'autorevolezza e credibilità guadagnate dal nostro Paese
in Europa e nel mondo.
In questo scenario, è in primo luogo all'Europa e ai travagli che l'attraversano che occorre
volgere lo sguardo. Un'Europa alla quale io stesso ho continuato a dedicare attenzione
prioritaria anche nel corso di quest'anno, animato dalla convinzione che fosse indispensabile
una continua ed incisiva azione di valorizzazione degli sforzi compiuti dal nostro Paese e di
richiamo ai principi fondanti del percorso di integrazione europea.
L'obbiettivo che abbiamo di fronte, quello di un'Italia più forte in un'Europa più
integrata, non è sgombro da difficoltà e nuove insidie. Tra queste, le sfide poste
da un continente che registra un crescente divario economico e sociale al suo interno
e si confronta ogni giorno con pulsioni e pressioni che, facendo leva sulle divisioni
interne all'Unione, sono volte a scardinare il senso più profondo del patto solidale
su cui si è fondata la costruzione europea. Si spingono così parti non trascurabili dell'opinione
pubblica a identificare in tale patto europeo, emotivamente più che razionalmente, le cause
principali del diffuso disagio sociale.
Le prossime elezioni europee devono perciò essere in primo luogo un'importante occasione
di dialogo, di impulso a una obbiettiva analisi e riflessione, e di forte stimolo alla partecipazione
dei cittadini chiamati a pronunciarsi sul futuro dell'Europa, scegliendo tra famiglie
politiche sempre più integrate al livello europeo. Sono convinto che vada in tal modo
superato quel deficit di informazione sulle attività e i risultati già conseguiti dall'Unione
Europea - e direi ancora più in particolare dal Parlamento europeo - e sulle sue potenzialità.
Sono fiducioso nel contributo, anche critico, a questo confronto, delle nuove generazioni
ormai abituate a vivere e pensare in una dimensione europea e globale. Discutere di Europa vuol
dire infatti parlare del futuro della nostra nazione, di come sia possibile rendere più
giusta la nostra società e la nostra economia e rilanciare i valori della nostra identità
come europei in un mondo cambiato e in via di ulteriore profondo cambiamento.
La posta in giuoco nelle elezioni per il Parlamento europeo sta nel segnare un chiaro spartiacque
fra una legislatura dominata dai temi del rigore e la prossima legislatura che dovrà
necessariamente dare maggiore enfasi - senza trascurare gli imperativi di ulteriore consolidamento
fiscale e disciplina di bilancio - e ben più concrete basi alla causa della crescita e
dell'occupazione. Per affrontare questa sfida, è essenziale che gli Stati nazionali rifuggano
da uno sterile ripiegamento su sé stessi, unendo piuttosto senza remore le loro forze
e indirizzando le istituzioni comuni verso la soluzione solidale dei problemi reali dei
cittadini europei.
Signore e Signori Ambasciatori, riscopriamo insieme la grande politica che
ha ispirato i Padri fondatori delle Comunità e dell'Unione ed in particolare di chi, sulle
macerie della Seconda Guerra mondiale, ricostruì l'Europa e diede vita all'impresa dell'integrazione
europea. Il 29 luglio 1947, nel più forte ed elevato (e fin troppo dimenticato) discorso
europeista pronunciato nell'Assemblea Costituente, Luigi Einaudi - che già all'indomani della
Prima Guerra mondiale aveva lanciato la parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa - disse:
"Alla creazione di «un'Europa non chiusa contro nessuno, di un'Europa aperta a tutti»,
l'Italia deve essere pronta a fare sacrificio di una parte della sua sovranità". E in quel
solco si mossero, ciascuno a suo modo, tanto Alcide De Gasperi quanto Altiero Spinelli.
Con lo spirito - disse quest'ultimo - di chi non sa "se lavora per i suoi contemporanei
o per i suoi figli, che lo hanno visto costruire ed erediteranno da lui ; o per una più lontana,
non ancora nata generazione che riscoprirà il suo lavoro incompiuto e lo farà proprio".
Riscopriamo dunque e riproponiamo la ricchezza delle fonti storiche e delle ispirazioni ideali
del progetto europeo, mettendo nello stesso tempo in primo piano le sue nuove motivazioni
e ragioni di fondo nel mondo d'oggi. Reagiamo al crescente tecnicismo del dibattito
in sede europea, anche se correlato alla grande, obbiettiva complessità dei temi che la Commissione
e gli Stati membri rappresentati nel Consiglio Europeo sono ogni giorno chiamati ad affrontare.
Quel tecnicismo esasperato è di fatto una delle cause della estraniazione dei cittadini
dal dibattito europeo, offrendone un'immagine riduttiva e asfittica.
Vi esorto ad affrontare con convinzione questa sfida, alla quale voi stessi siete chiamati
ogni giorno e con la quale Vi confronterete, in particolare, in occasione del Semestre
di Presidenza italiana dell'Unione. Confido che il Governo, sostenuto da un innegabile
slancio europeista, saprà esercitare, in occasione delle prossime importantissime scadenze,
a partire dall'odierno Consiglio Europeo, un'azione assertiva e trainante in particolare
per quel che riguarda i grandi temi, che non potranno non condizionare i futuri sviluppi
dell'integrazione nella prospettiva dell'Unione politica.
Qualche giorno fa, in occasione della presentazione degli auguri da parte del Corpo Diplomatico,
ho richiamato gli sforzi compiuti dal nostro Paese per superare una così critica fase
interna ed europea, e l'atteggiamento di risoluta iniziativa e collaborazione tenuto dall'Italia
in vista di una sempre maggiore integrazione continentale. Un cammino che potrà trovare
nuova linfa nel processo di allargamento, attraverso il quale dispiegare compiutamente
la forza di attrazione della costruzione europea, alimentata dalla capacità dell'Unione di
rispondere autorevolmente alle sfide ed ai mutamenti imposti dalla globalizzazione.
Il dialogo in seno all'Unione e nelle sue relazioni esterne deve ampliarsi e strutturarsi
sempre di più, ad esempio dinanzi a prove di tragica attualità come quella del dramma
migratorio di cui Lampedusa è divenuta simbolo. E voglio che simbolo sia soprattutto dell'impegno
umanitario e solidale del nostro Paese, che non può essere messo in ombra e screditato
da episodi inammissibili come quello venuto in questi giorni alla luce. Anche l'intensificarsi
del flusso dei migranti e richiedenti asilo è parte del travaglio seguito alle cosiddette
"Primavere arabe" ; travaglio che ci preoccupa grandemente insieme al perdurare della crisi
mediorientale.
Emergono tuttavia, in un contesto di tensioni e conflitti che deve sollecitare una rinnovata
iniziativa dell'Europa, segnali incoraggianti sul fronte della crisi siriana e del nucleare
iraniano, che testimoniano oggi più che mai l'esigenza di affidarsi a pragmatismo e a
visione strategica. Hanno contribuito in questo senso il coinvolgimento responsabile dei principali
attori internazionali e la ritrovata unità del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. E l'Italia
ha dato prova di sensibilità, autonomia di posizioni, capacità di intervento costruttivo.
Ho accolto con particolare favore il fatto che il Consiglio Europeo, attualmente in corso,
sia tornato a trattare, come tema prioritario, di Politica di Sicurezza e Difesa Comune - dimensione
decisiva del processo di integrazione, rimasta gravemente in ombra negli ultimi anni. Sempre
più, infatti, l'Europa deve dimostrare di saper esercitare capacità di leadership e
di visione, anche in modo da alimentare il rapporto transatlantico - per noi sempre cruciale
- attraverso quel notevole bagaglio di competenze e di risorse umane che il nostro continente
può offrire soprattutto nelle aree di crisi. Il quadro delle relazioni transatlantiche
si arricchirà ulteriormente di contenuti con l'avanzare del negoziato sulla Trasatlantic
Trade and Investment Partnership, cui questa Conferenza ha dedicato giustamente una particolare
attenzione.
Nel nuovo mondo globale non possiamo inoltre non riflettere sulle prospettive delle relazioni
dell'Unione Europea con la Federazione Russa, che è un partner di importanza strategica
per l'Italia e per l'Europa, non solo sul terreno economico ma in una visione di più
ampio respiro. Il consolidamento del ruolo effettivo dell'Europa come protagonista sulla
scena mondiale dovrà infine tradursi anche in una maggiore capacità di interlocuzione
con le potenze emergenti, che hanno trovato nel G20 un foro nel quale rappresentare le
proprie esigenze e fornire un contributo positivo alla ridefinizione degli equilibri globali.
L'Unione Europea e l'Italia sono in effetti chiamate a dare esse stesse risposte univoche
su grandi temi globali, come la sostenibilità ambientale e sociale della crescita economica,
il riequilibrio Nord-Sud, la lotta al terrorismo, la gestione delle crisi umanitarie.
Signore e Signori Ambasciatori, avete già avuto occasione, nel corso dei
lavori, di condividere prospettive, visioni e anche proposte operative che riguardano
i temi cruciali della nostra politica estera.
Si è trattato di un esercizio rivolto a voi tutti ed in particolare ai funzionari più
giovani, che di questa carriera dello Stato sono componente motivata, entusiasta e particolarmente
operosa. L'attività quotidiana di tutto il personale della Farnesina, spesso svolta in
situazioni di forte disagio, quando non di concreto ed imminente pericolo - penso non
solo a Tripoli, Baghdad, Kabul ma anche a tante altre sedi ove più fioca è la luce
dei riflettori e meno evidente l'attenzione della politica ma non meno difficile l'operare
quotidiano - rappresenta una grande risorsa per la crescita del Paese. E' un impegno che
svolgete con non comune spirito di sacrificio e dedizione, in un contesto profondamente
segnato dalla progressiva riduzione delle risorse occorsa negli ultimi anni.
La riduzione della spesa pubblica - affidata, piuttosto che ad automatismi, a un'accurata
revisione e selezione - è una necessità oggi non contestabile né differibile, come
lo è purtroppo l'esigenza di rimodulare la nostra presenza diplomatico-consolare, ridimensionandola
dove essa appare meno necessaria e proiettandola con forza e rapidità su nuovi scacchieri,
a tutela degli interessi del nostro Paese e delle sue avanguardie economiche, culturali
e sociali. Ne ha già puntualmente detto qui il Presidente del Consiglio.
Vi esorto dunque a continuare nel vostro quotidiano impegno, consapevoli del valore aggiunto che
potete garantire alla crescita del Paese. Negli ultimi venti anni abbiamo potuto assistere,
e non ne mancano le testimonianze, al successo del vostro sforzo di costruzione di una diplomazia
competente ed attiva a sostegno e tutela degli interessi economici del nostro Paese, compiuta
con l'apporto delle altre Amministrazioni dello Stato ed in strettissimo contatto con
le imprese e con le loro strutture associative, in Italia e all'estero. Uno strumento che
ha consentito al Sistema-Paese, in tutte le sue articolazioni, di compiere un netto salto
di qualità nella sua proiezione sui mercati internazionali.
Non si può che auspicare, alla luce dell'importanza del mercato globale per il nostro sistema
produttivo, un rinnovato sforzo della Farnesina in questa direzione. Desidero al contempo
richiamare l'attenzione sull'importanza del vostro impegno per un più deciso sviluppo
del Servizio Europeo di azione esterna, leva indispensabile per una corposa e sistematica
presenza e iniziativa dell'Unione Europea in quanto tale sulla scena mondiale.
A voi tutti, alle vostre famiglie ed a coloro che operano ogni giorno al vostro fianco per
rappresentare al meglio il nostro Paese, le sue forze produttive ed il suo impegno su
tutti gli scenari internazionali, condividendo le difficoltà e talvolta le asprezze dei
luoghi in cui operate, porgo i più sentiti auguri per il Natale ed il Nuovo Anno.
E confido che accoglierete questo mio breve intervento come testimonianza di antica e
recente vicinanza al vostro mondo e alla vostra missione da parte di un politico di lungo
corso che ha dato nella sua vita e attività grande spazio, e con costante passione, alla
sfera delle relazioni internazionali, e di un Presidente che ha sentito come parte integrante
del suo mandato l'impegno a garantire l'unità di ideali e di posizioni dell'Italia sulla
scena internazionale.