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Siamo sempre a Gela, in Sicilia, con il professor Nuccio Mulè, storico
ed instancabile ricercatore di cose locali, buongiorno professore! Buongiorno!
Professore, sessantotto anni fa, il 10 di Luglio del '43,
uno degli episodi decisivi della seconda guerra mondiale su queste nostre spiagge, lo sbarco degli americani.
Ci vuole brevemente rievocare questa pagina di storia?
Dopo l'occupazione dell'Africa gli anglo-americani, le forze alleate, si diressero verso la Sicilia,
il ventre molle dell'Europa, privilegiando una ipotesi di Churchill, il quale aveva imposto agli americani
di sbarcare in Sicilia e quindi partire proprio dall'Italia per andare verso l'Europa
e andare a sconfiggere Hitler. Il 10 Luglio del 1943, verso le tre, ci fu qui un golfo di Gela
pieno di navi, ho parlato spesso con gente che ha assistito allo sbarco e la cosa più impressionante
è il numero di navi che c'erano sul golfo di Gela. Nonostante l'allarme dalle forze italiane
sia stato dato il pomeriggio del 9 Luglio, non ci fu una reazione da parte dello Stato maggiore
dell'esercito italiano, né di quello tedesco, per cui tranquillamente gli zatteroni e le LST,
delle navi che trasportavano carri armati, poterono tranquillamente sbarcare sul golfo di Gela.
Tranquillamente fino a un certo punto, anche perché qui, a poco distanza, circa 150-200 metri,
c'erano dei fortini, in particolare uno che bloccò l'avanzata americana. Mi riferisco al Cesare Pellegrini,
al soldato, il quale riuscì proprio a fermare una notevole quantità di Ranger
che stavano salendo in città. Poi fece una brutta fine in quanto si scopri
attraverso un sentiero come arrivare al fortino e quindi fu eliminato.
Insomma professore, spesso stando ai libri di storia, dicono che gli americani incontrarono pochissima resistenza.
È vero, oppure è un mito? Guardi, nella zona del golfo di Gela
la resistenza fu accanita, addirittura, con dati alla mano, con documentazione alla mano, nel contrattacco del 10 Luglio,
che finì male per gli italiani, ci fu una reazione di un certo tipo. Però l'indomani, l'11 di mattina,
quando le forze dell'Asse, cioè la divisione Livorno e la Goering si organizzarono, arrivarono a Gela
addirittura dentro la città e Patton, sempre documentazione alla mano,
stava per dare l'ordine di far rientrare nelle navi i soldati americani. Quindi fu una situazione positiva
per le forze dell'Asse. Poi non si riesce a spiegare perché il comando di stanza a Niscemi, ad Enna e a Gela,
diede l'ordine di fare una pausa. Ma se questa pausa non ci fosse stata, sicuramente gli americani da Gela
se ne sarebbero andati, sarebbero ritornati nelle navi. Purtroppo sono misteri che non si riescono a svelare,
dei vari comportamenti. Ma non solo, per esempio il fatto stesso che le forze dell'Asse italiane e tedesche
siano potute tranquillamente andarsene nella penisola, andando poi a determinare una forte resistenza,
in particolare i tedeschi nei confronti dell'occupazione americana, questo ancora non si riesce a spiegare, perché gli americani
potevano benissimo bloccare da Messina tutte le forze dell'Asse che se ne andavano nella penisola.
Alle 2:50, quando si vide palese questo intervento delle navi che stavano riempiendo il golfo di Gela,
fu fatto saltare il pontile, non sapendo che gli americani non avevano bisogno di attraccare al pontile
e quindi di fare sbarcare i propri soldati attraverso questa struttura, dal momento che gli americani qui scesero direttamente sulla spiaggia
attraverso degli zatteroni, i cosidetti LCBP e addirittura attraverso le navi LST che trasportavano carri armati,
camioni e soldati, che andavano direttamente a sbarcare sulla battigia.
Bene professore. Ci può dire qualcosa sul ruolo che la mafia ebbe in quello sbarco?
Sempre a livello di documentazioni esistenti fino ad oggi, che ci sia stato l'intervento dell'Intelligence inglese
e di quella americana, questo è scontato, che ci siano stati dei traditori, a livello di comandi
della Sicilia e a livello di uomini politici, questo è assodato. Quello della mafia è una supposizione che di giorno in giorno,
di anno in anno, viene avvalorata dal ritrovamento di documentazioni, di testimonianze. Quindi è chiaro che
molte zone della Sicilia, difese dagli italiani e dai tedeschi, non spararono un colpo, escluso Gela al 100%,
anche se poi la resistenza si è andata a localizzare nella piana di Catania, dove lì gli americani e gli inglesi
erano convinti di occupare in pochi giorni tutta la Sicilia, ma ci stettero ben 37 giorni.