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Si permette ed incoraggia la riproduzione totale o parziale, copia, modifica, traduzione,
doppiaggio e/o ridistribuzione, oltre alla diffusione pubblica di questo lavoro senza scopo di lucro.
Questo film è il riassunto d'un apprendimento che continua permanentemente e sotto nessun aspetto deve essere considerato concluso.
Le persone che appaiono in questo film hanno idee ed opinioni diverse,
la loro presenza non implica necessariamente il loro consenso riguardo a tutto il contenuto del film.
Coproduttori
A tutti i bambini e giovani che vogliono crescere in libertà.
Sempre cito una lezione di filosofia in cui il professore ci raccontò questa storia...
In una grotta c'era un gruppo d'uomini, prigionieri dalla nascita,
incatenati cosicché soltanto potevano guardare verso il fondo della grotta.
Un falò e delle figure manipolate da altri uomini proiettavano sulla parete ombre di ogni tipo.
Per i prigionieri, le ombre erano l'unico riferimento del mondo esterno...
Quelle ombre erano il loro mondo, la loro realtà...
Uno dei prigioneri era liberato e gli veniva concesso di vedere l'intera realtà fuori dalla grotta.
Quanto tempo ci sarebbe voluto perché si abituasse all'esterno dopo un'intera vita rinchiuso?
Probabilmente la sua reazione sarebbe stata di grande paura della realtà
Sarebbe stato capace di comprendere cos'è un albero, il mare, il sole?
Supponiamo che quest'uomo possa vedere la realtà così com'è
e comprendere il grande inganno che rappresentava la caverna...
Il professore ci spiegò brevemente le interpretazioni del mito
in relazione alla conoscenza, l'illusione, la realtà, e come probabilmente
stiamo dentro una grande caverna, che a sua volta sta dentro un'altra....
Però non c'è alcun dubbio, del bisogno di quell'uomo libero,
di ritornare e di condividere con altri quello che aveva visto...
"L'Educazione Proibita"
-Bene, ed è così che alla sua undicesima tesi arriva alla conclusione che
il filosofo non solo deve comprendere la realtà, ma deve anche riuscire a trasformarla.
Mass media, migliaia di libri, tutti i discorsi politici,
organismi internazionali, esperti, filosofi, pagine di internet.
Tutti concordano sull'importanza che ha l'educazione.
Si fanno investimenti in stages, miglioramenti edilizi, ricerche,
si comprano libri, netbooks, lavagne digitali.
Si impartiscono corsi, si aumentano gli stipendi, si riducono gli stipendi, si imitano modelli stranieri.
Tutto per migliorare l'educazione.
Ciò non evita che ci siano tante scuole così come tante realtà sociali
Scuole marginali, per poveri, scuole deposito,
scuole di operai, di formazione professionale, scuole di classe media,
scuole pubbliche e private,
scuole per ricchi, scuole d'elite.
La maggior parte cerca di includere e di incorporare quanti più studenti possibile,
molte altre si focalizzano sulla formazione di lavoratori di diverse gerarchie,
e solo alcune si dedicano ai supposti risultati d'eccellenza.
Differenze a parte, tutte lavorano ed aspirano ad un ideale di scuola comune...
Fino ache punto questa scuola ideale ci aiuta a svilupparci individualmente e collettivamente?
Ma aspira davvero questo paradigma educativo a fare in modo che le persone abbiano una buona qualità di vita
e contribuiscano al progresso della loro comunità?
Esiste un altro tipo di scuola che riesca a realizzarlo? Esiste qualche tipo di educazione basata su questi ideali?
Questo ci ha portato ad aprire le porte di un mondo sconosciuto per molti di noi...
Questo film è parte di un processo che speriamo sia senza fine,
una domanda che sicuramente non avrà risposta,
una ricerca su quale sia l'essenza dell'apprendimento e dell'educazione,
quali siano gli errori che abbiamo commesso,
e soprattutto quali idee ci servano per continuare la ricerca,
continuare ad imparare...
- Comunque, suppongo che quello che Alicia vuole, cioè quello che la direttrice vuole
sia semplicemente essere d'accordo, concordare per vedere quello che si dirà,
poiché si tratta di un atto accademico, la scuola deve sapere ciò che verrà detto.
- Certo, certo.
-Javier, come siamo rimasti?
- Beh ,io propongo ai ragazzi come esercizio che scrivano un testo,
raccontandoci qual è stato il bilancio di questi anni di scuola, tutto lì.
"Veramente poco di ciò che accade nella nostra scuola è veramente importante.
Ci insegnano ad essere lontani gli uni dagli altri ed a competere tra di noi.
"Genitori ed insegnanti non ci ascoltano."
"Per tutto ciò ora diciamo basta."
"L'educazione è vietata."
"Se cerchi risultati differenti, non fare sempre le stesse cose"
Lo studente non impara dopo 12 anni a leggere in modo comprensivo,
non impara le operazione matematiche, non impara... insomma, impara pochíssimo...
Cos'è allora che fa fallire lo studente a scuola?
La convinzione si basa sulla constatazione che non è lo studente a fallire,
è il sistema in sé che è mal impostato.
Le riforme dell'educazione attuali di moda dappertutto, sono in realtà focalizzate in maniera sbagliata.
Sono un ritocco di tipo cosmetico di ciò che pensiamo si debba migliorare nella scuola,
il problema è nella concezione paradigmatica che abbiamo della scuola
è un problema di concetto di base.
Le scuole e gli istituti dell"America Latina non sono altro che luoghi di tedio e noia.
Ed io sempre invitio a visitare le scuole
per vedere una caricatura da cancellare...
ed è il maestro che fa lezione alla lavagna,
in pieno XXI secolo, questo non ha senso.
È una materia statica, una materia che non ha movimento,
una materia che offre soltanto parole.
Io sono l'adulto, io sono quello che vi fornirà questa informazione.
Questo va saputo così com'è.
Perché è così.
voi siete i bambini, zitti e ubbidite.
Silenzio.
Stia zitto, che lei non sa mai niente.
Non cercano, per cosi dire, uno sviluppo se non quello curricolare.
Sono focalizzati esclusivamente sui contenuti.
Chi non impara a leggere, scrivere e fare i calcoli, allora non è educato.
E questo perché si focalizza il lavoro solo su alcune capacità, su alcune aree.
La conoscenza attualmente è settorializzata perché lo sguardo è parziale.
Noi sosteniamo che nelle scuole convenzionali l'apprendimento è preconcetto.
"Maestra, a cosa serve questo?" e la maestra gli dice: "Ah, un giorno potrà servirti"
Però abbiamo visto che queste conoscenze non durano né si mantengono nel tempo.
Al giorno d'oggi i paradigmi stanno cambiando molto velocemente
La conoscenza cambia continuamente.
Allora quello che è successo è che i sistemi educativi non sono cambiati
così velocemente come il resto della società.
Ed è qui che sussiste il problema di base
Nelle scuole normali e nelle facoltà di educazione ci hanno detto che
un obiettivo è quello che è misurabile, quantificabile ed osservabile
Quindi abbiamo iniziato a cercare la regola che ci permetta di misurare gli obiettivi.
E ciò si chiamò valutazione. sia che fosse un buon voto, una faccina felice oppure triste.
Ma la logica sarà sempre la stessa, paragonare.
Confrontare il soggetto, il suo apprendimento
Di fronte ad una scala standard che misura... che cosa?
Se ogni individuo è unico, singolare e irripetibile.
Si cerca un numero che possa definire anche le qualità della persona.
Così ad esempio, creo dei conflitti a livello cognitivo. " Vediamo un po' chi è il primo che riesce a..."
Per cui risultano dei vincitori e dei vinti.
Ogni volta che ci sono dei perdenti c'è qualcuno che si sente inferiore, è ovvio.
Si stimolano molto i ragazzi a competere fra loro.
I migliori allievi hanno dei riconoscimenti, conseguono premi.
Quelli a cui gli esami non vanno bene, vengono rimproverati,
in molti casi non sono neanche presi in considerazione.
Tutti parlano di pace, ma nessuno educa per la pace.
La gente educa alla competizione e la competizione è il principio di ogni guerra
In teoria, tutte le leggi dell'educazione ci parlano di profondi obiettivi di sviluppo umano
valori umani, cooperazione, comunità, solidarietà, uguaglianza,
libertà, pace, felicità e si riempiono di belle parole.
la realtà è che la struttura di base del sistema, promuove esattamente i valori opposti,
la competizione, l'individualismo, la discriminazione, il condizionamento, la violenza emotiva, il materialismo.
Qualunque idea che viene promossa a parole è incoerente con ciò che la struttura sostiene.
Vediamo, nonostante la scuola teorizzi e discuta su principi e valori,
li discute come contenuti.
Se vengo da un paradigma frammentato, dove quello che mi interessa è insegnare storia
Vedrò quanto sa di storia quel soggetto dopo che
gli ho parlato di storia e gli ho fatto leggere un libro di storia
E per me quel soggetto ha finito, non ha più nulla a che vedere con me,
indipendentemente dal fatto che soffra o no, sia o no di buona famiglia. che abbia o non abbia soldi.
Per il maestro tradizionale è più facile continuare a fare ciò che ha fatto per molti anni
Vuole essere un mediocre tutta la vita?
o ciò che ha imparato per tradizione.
Lei non è più un ragazzino di scuola media.
Quindi, insegnare diventa semplicemente un processo di riproduzione simbolica
Non voglio che voli nemmeno una mosca.
In Argentina la maggior parte dei bambini in questo momento dicono:
"Che noia, oggi è lunedì e devo di nuovo andare a scuola!"
Però questo non è il peggiore dei dati, la stragrande maggioranza degli insegnanti in Argentina dice la stessa cosa.
Credo che gli attuali maestri siano figli di un sistema.
Non è che un maestro nasca o voglia essere professore per essere buono o cattivo.
E' quello che lo stato gli permette
Basta, rimanete senza ricreazione.
Ah no, non mi venga a dire che ha problemi a casa.
Come faccio ad educare le emozioni di questi bambini se all'università
nella mia formazione d'insegnante non mi hanno mai detto una sola parola sulle emozioni?
Se continuate a parlare vi separo, eh!
Non voglio che vada a scuola a perdere tempo, non voglio che vada per passare un brutto momento.
Attualmente, un bambino di 8 anni trascorre a scuola più ore di uno studente universitario,
Non ha nessun senso, non c'è tanto da imparare a scuola.
La scuola allora non è nemmeno un luogo di formazione.
E' un grande asilo, o come lo chiamo io, un grande posteggio per bambini.
Penso che siano prigioni. Penso che sia un orrore. Pensare che bisogna rinchiudere dei bambini,
che bisogna avere lì delle guardie che li custodiscono perché non scappino,
E allora ogni volta si chiudono di più in se stessi, Ogni volta gli facciamo muri più alti.
I muri possono essere di mattoni o di alberi. Ma ugualmente sono muri che isolano, che separano.
Voglio che la scuola sia per lui uno spazio di crescita personale,
e non un luogo dove lui è addestrato per un futuro liceo,
e dopo per l'universittà e dopo per il lavoro,
e dopo, per cosa?
Ma è molto più facile dire: "Adesso state zitti,
adesso aprite il quaderno,
adesso prendete la matita rossa..."
Questo pare un addestramento canino,
certo non è educazione.
-Sì, eh... bene, in realtà ciò che mi dicono i ragazzi è che questo testo pensavano di leggerlo nella recita.
È una bozza.
-Ah ah, non è una bozza eh no, lo leggeremo così com'è.
- No, no, no Martín, qui ci sono parole molto offensive
Non possono attaccarci di questo modo così liberamente.
-Bene, e se si sentono attaccati per qualcosa sarà, vero? -Bene, adesso smettila.
Alicia, noi l'unica cosa che abbiamo fatto è svolgere un compito che ci ha dato il professore.
-Alicia, per questo dico, è una bozza. I ragazzi alleggeriranno questo testo.
-Non lo ammorbidiremo, lo leggeremo così com'è... -Martin!
- Non lo alleggeriremo. -No!
Martin, questo così com'è, è una mancanza di rispetto.
-Scusate, dimenticavo che dire ciò che si pensa è una mancanza di rispetto.
"Il nostro problema per capire la scolarizzazione obbligatoria\ nha origine da un fatto inopportuno:
il danno che fa da un punto di vista umano,
è un bene dal punto di vista del sistema".
Questo quasi non si sa, però l'educazione
pubblica, gratuita e obbligatoria
fu inventata in un determinato momento storico.
Prima non esisteva.
L'educazione, nell'antichità, era molto distante da ciò che si intende oggi per educazione.
Nell'Atene classica, per esempio, non c'erano scuole, le prime accademie di Platone
erano degli spazi di riflessione, conversazione e libera sperimentazione.
L'istruzione obbligatoria era una cosa da schiavi.
Dall'altro lato, l'educazione a Sparta era più simile ad un addestramento militare.
Lo stato eliminava quelli che non raggiungevano i livelli attesi.
C'erano lezioni obbligatorie, punizioni forti e modellamento del comportamento attraverso il dolore e la sofferenza.
Precedentemente, l'educazione era nelle mani della Chiesa Cattolica, almeno nel mondo cristiano occidentale.
E fu appena, appena nel secolo XVIII, in un'epoca della storia chiamata Dispotismo Illuminato,
sicuramente ne avete sentito parlare a scuola, che si è creato il concetto d'educazione
pubblica, gratuita e obbligatoria
La scuola così come la conosciamo oggi, nasce alla fine XVII secolo, inizio XIX in Prussia. .
Allo scopo di evitare le rivoluzioni che avvenivano in Francia,
i monarchi recepirono alcuni principi dell'Illuminismo per accontentare il popolo,
mantenendo però un regime assolutista.
La scuola Prussiana si basava su una forte divisione di classi e caste.
La sua struttura erede del modello spartano fomentava la disciplina, l'obbedienza e il regime autoritario.
Cosa cercavano questi despoti illuminati?
Un popolo docile, obbediente
e che si potesse preparare per le guerre che ci furono in quel periodo tra tutte le nazioni,
che stavano nascendo.
Per esempio, Caterina la Grande di Russia,
chiamò gli enciclopedisti francesi per preparare proprio questo.
Diderot, uno dei più famosi, andò lì proprio per imbastire
una sorta di pacchetto, no? destinato a formare non dei cittadini ma piuttosto
obbedienti sudditi di questi stati.
La notizia del successo di questo modello educativo di diffuse rapidamente,
e in pochi anni, educatori provenienti dall'America e dall'Europa si recavano in Prussia per ricevere formazione.
Col passare del tempo il modello si diffuse a livello internazionale.
Molti paesi importarono la scuola moderna con il miraggio dell'accesso all'istruzione per tutti,
issando la bandiera dell'uguaglianza quando in realtà l'essenza stessa del sistema
proveniva dal despotismo, con la finalità di perpetuare modelli elitari e la divisione di classe..
Questa è l'origine dell'educazione pubblica.
Guarda caso, Napoleone,
un po' dopo,
lui che era nemico giurato di tutti questi despoti, fece lo stesso.
Lui lo diceva chiaro e tondo:
"Io voglio formare
un corpo docente
per poter tener sotto controllo l'opinione dei Francesi
Si capisce no? Per lui era chiaro, e ha funzionato così, si sappia o no, fino al giorno d'oggi.
La scuola nasce in un mondo positivista retto da un'economia industriale,
perciò, cerca di ottenere i maggiori risultati visibili con il minimo sforzo ed investimento possibili.
applicando formule scientifiche e leggi generali.
La scuola era la risposta ideale per la necessità dei lavoratori
e gli stessi imprenditori industriali del XIX secolo
furono quelli che finanziarono la scolarizzazione obbligatoria attraverso le loro fondazioni.
Dove posso sistemare i figli di queste persone affinché possano lavorare?
Come educare affinché imparino a leggere, come creare degli operai intelligenti?
L'educazione è lo stesso di sempre, uno strumento per formare dei lavoratori utili al sitema
e uno strumento utile affinchè la cultura si mantenga sempre invariata e si ripeta continuamente.
Cosa che in sostanza, è far perdurare l'attuale struttura sociale.
La scuola si complementa poi con ricerche sul controllo del comportamento,
proposte di utopie sociali e perfino teorie di superiorità di razza.
Non c'è da stupirsi se i primi stati insieme al sistema Prussiano, o simile,
furono con il passare delle generazioni focolai di xenofobia e nazionalismo estremo.
Il modello di produzione industriale a catena di montaggio, era perfetto per la scuola.
L'educazione di un bambino era paragonabile alla fabbricazione di un prodotto,
per tanto richiedeva una serie di passi determinati in un ordine specifico,
separando i bambini per generazioni in gradi scolastici.
e in ciascuna di queste tappe si sarebbe lavorato su determinati elementi,
contenuti che avrebbero garantito il successo, pianificati minuziosamente da un esperto.
Diciamo che il maestro è la figura incaricata di insegnare una serie di contenuti che vengono dati,
perché qualcuno lo ha stabilito così, ad un'età determinata.
Ma l'educazione non la preparano i biologi,
e curiosamente, molte volte non sono neanche educatori quelli che la preparano,
è personale amministrativo,
è gente che non fa lezione.
In questa catena, una persona starebbe a carico di una piccola parte del processo.
insufficiente per conoscere il meccanismo nella sua totalità così come le persone in profondità .
un docente per anno, per materia, ogni 30 o 40 alunni.
arrivando al punto in cui il processo si riduce ad essere meramente meccanico.
L'educazione così come la stiamo vedendo oggi, è amministrativa,
ci sono alunni che arrivano, professori che fanno lezione,
alunni che se ne vanno, professori che se ne vanno e il giorno dopo il ciclo si ripete.
Un insegnante statale è un funzionario.
A cui l'autorità dice: "Lei deve insegnare questo, questo e quest'altro e in questo modo."
Perché si deve ripeterlo a molti bambini tramite un insegnante con troppe ore di lezione
e con poche ore per prestare attenzione individuale all'alunno.
perciò si rivolgerà sempre ad un gruppo classe.
Perché evidentemente, se ho 30 bambini
non posso pretendere che tutti e trenta vogliano fare la stessa cosa nello stesso momento.
Questo stesso sistema a catena di montaggio, che nasce con il Taylorismo venne applicato tanto nell'industria,
come nella scuola e nell'esercito in diversi paesi e culture di Occidente.
Fino a qualche decina di anni fa, la scuola aveva ancora questi tratti da caserma e da asilo,
perfino la ricreazione finisce con un'anonima campanella, poco umana
che indica ai bambini che devono allenarsi poco a poco per imparare a fermarsi su una determinata mattonella
dietro una determinata testa, formando una fila, in genere dal più piccolo al più grande.
Durante gli ultimi secoli abbiamo costruito le nostre scuole
a immagine e somiglianza delle prigioni e delle fabbriche,
anteponendo il rispetto delle regole, il controllo sociale.
La scuola venne concepita come una fabbrica di cittadini obbedienti, consumisti ed efficienti,
nella quale, poco a poco, le persone diventano numeri, valutazioni e statistiche.
Le esigenze e pressioni del sistema finiscono per disumanizzarci tutti,
perché vanno ben oltre i maestri, i dirigenti o gli ispettori scolastici.
Vengono considerati come dei gruppi omogenei,
con contenuti omogenei che devono ottenere dei risultati simili.
Cioè tutti dobbiamo sapere le stesse cose.
benché noi adulti non si sappiano le stesse cose,
e anche se non ci dedichiamo tutti alle stesse cose.
Nelle scuole tutti devono voler far lo stesso, e farlo ugualmente bene.
E così la scuola ha una scarsa capacitá di rispondere alle esigenze individuali,
perché la scuola istruisce, è un centro di istruzione ed è esattamente quello che fa.
Chi non impara, rimane fuori. Questa è la realtà.
Questo in un certo modo implica che il sistema educativo sia un sistema di esclusione sociale.
seleziona il tipo di persone che potranno arrivare all'università
per far parte di una sorta di elite
che dominerà le aziende, i sistemi di produzione, i sistemi economici, le comunicazioni, ecc.
E ci sono altre persone
per le quali la scuola non è abbastanza adeguata
e che sono destinate ad un tipo di lavoro più precario dato che non avranno i titoli per fare altro.
Il sistema e gli stati
non si preoccupano di questo,
non li preoccupa affatto l'essere umano come persona, come individuo.
in questi termini, qualunque educazione che tenda ad altro, dovrebbe venire proibita.
La realtà è che l'essenza della scuola prussiana è parte integrante della struttura stessa della nostra scuola.
I test standardizzati, la suddivisione per età, le lezioni obbligatorie,
i programmi svincolati dalla realtà, il sistema di valutazione,
le pressioni sui maestri e sui bambini, il sistema di premi e punizioni,
gli orari inflessibili, la chiusura e l'isolamento dalla comunità, la struttura piramidale.
Tutto ciò fa ancora parte delle scuole del secolo XXI.
La scuola è chiusa al mondo esterno.
Ti spiegavo il titolo del mio libro 'Dalla mappa della scuola al territorio educativo',
per citare il racconto di Borges su quel cartografo
che inizia a tracciare la mappa di un determinato territorio
e si entusiasma tanto... che cerca di farla così perfetta.
che la mappa finisce per sostituire il territorio.
Ebbene, al giorno d'oggi la scuola si è chiusa nei propri limiti, si trova dentro la mappa.
E che cosa insegna? Verità che sono sulla mappa però non nel territorio
Scuola non è sinonimo di educazione. La scuola potrebbe essere considerata come una vecchia mappa della sapienza.
Però l'educazione è il territorio in cui si realizza tutto l'apprendimento.
In che cosa consiste una buona educazione? Nell'ottenere che la maggior parte dei bambini superi gli standard di qualità?
Perché ottenere strumenti e conoscenze che non interessano
per superare ostacoli imposti da altri?
Ma lo scopo dell'educazione non era raggiungere una buona qualità di vita?
Dimentichiamo per un momento tutto quello che sappiamo sull'educazione,
tutto il nostro modo di concepire la scuola,
tutto quello che ci hanno detto che dobbiamo imparare nella vita e quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli.
Cominciamo a vedere le cose
rielaborandole come se non le avessimo mai viste.
Ogni azione, ogni atteggiamento, ogni abitudine.
Se non si facessero le cose come le stiamo facendo perché sempre si sono fatte così.
Come le potremmo fare oggi?
No? È come scrollare la testa e dire bene,
cominciamo di nuovo.
Che si cominci di nuovo da capo!!
- Vediamo un po' ragazzi, dovete capire che il discorso che avete scritto potrebbe dar fastidio a molta gente.
- Sì, lo sappiamo però se è quello che pensiamo ... e... lo scriviamo così, perché allora non possiamo leggerlo com'è?
-Sono le nostre parole, è ciò che pensiamo, qual è il problema? - Accetta quello che abbiamo scritto.
- No, no, no, basta, un momento, un momento (discussione)
- Basta, basta, un momento Martin che ti conosco...
Di questa scuola ti da fastidio tutto, ti do fastidio io, ti danno fastidio i professori. Ti conosco bene...
- No, tu non mi conosci.
- Sì, ti conosco. - No, non mi conosci.
"Non venite dietro a me, andate dal bambino"
Noi non vogliamo degli insegnanti, vogliamo degli educatori.
Questo é facile. Quello che é difficile é
aiutare a realizzare lo sviluppo naturale della persona.
Per ottenerlo devo conoscere ln profondità l'essere umano
Quali sono le sue potenzialità?
A che età presenta tali potenzialità?
Ma, ma, non sta seguendo il bambino. Non sta osservando il bambino.
Non conosce realmente il bambino, ciascun bambino individualmente. Mentre la teoria sì che la conosce bene.
È un po' como se un adulto, che sa che cosa deve fare il ***, fosse cieco, un pochino cieco nei confronti della realtà.
In sostanza, il centro dell'educazione è il bambino.
Dev'essere pensata, allora, in base a quelle che sono le sue necessità.
Non in base a quali sono le nostre necessità come adulti.
I ragazzi, da quando nascono, hanno la capacità di creare, sono creativi, osservatori e curiosi.
E nella scuola si possono presentare due casi:
che si favorisca questo processo e si presentino attività che permettano di sviluppare questa capacità o che si blocchi
Di fatto, potremmo considerare come caratteristica dell'essere umano la sua tendenza ad imparare.
Si potrebbe perfino dire che per l'uomo, apprendere non è nessun merito
Addirittura, che non può non imparare.
Lo vedi, no? Non fa altro che chiedere "e questo perché? e quest'altro perché?"
Non c'è proprio bisogno di stimolare in lui la voglia di fare domande, fa parte del suo modo di essere
Basta possedere organi sensoriali e si percepisce, vero?
Basta che abbia un cervello, già pensa, ragiona, immagina, crea, nutre fantasie.
Nonostante questo nella scuola si riesce a farlo tacere.
n questo modo, sei ci fai caso, progressivamente, mano a mano che crescono, i bambini
perdono poco a poco la loro curiosità e la loro voglia di imparare.
Un bambino di 12 anni,
difficilmente quando esce da scuola prende in mano un libro,
solo una minoranza lo fa.
Perché? Perché è stufo, completamente saturo di sentirsi dire che cosa deve o non deve fare,
e ha completamente perso la curiosità per imparare.
La mente di un bambino ha delle capacità d'apprendimento qualitativamente superiori a quelle di un adulto,
perché è naturalmente predisposto per percepire ciò che gli si presenta
e in questo modo crea la propria mente, costruisce se stesso.
In pochi anni impara a controllare il suo corpo,
può comunicare in diverse lingue, comprende le regole della natura e le caratteristiche della propria cultura.
Tutto questo complesso e meraviglioso processo, avviene inconsapevolmente.
Impara per conto suo senza far troppa fatica.
Delle cose che abbiamo imparato a scuola, incluso quando a scuola imparavamo molte cose,
ce ne sono molto poche di cui abbiamo bisogno nella vita quotidiana
E' possibile che la scuola sia conveniente, non credo che la scuola sia necessaria
Credo che può essere troppo, forse molto conveniente nella società, ma possiamo farne a meno
Perché possiamo vivere senza sapere i logaritmi, però non possiamo vivere senza saperci relazionare con altre persone
o senza saper camminare, o senza sapere usare strumenti.
Tutte queste cose le imparano i bambini attraverso il gioco.
I bambini dalla nascita hanno la capacità di costruire se stessi,
imparano da ciò che li circonda,
attraverso il gioco ed esplorando il mondo.
I bambini assorbono cultura, i bambini finiscono per interiorizzare la cultura dei genitori,
e questo si vede persino nel linguaggio.
Nel contesto culturale umano, ci sono numeri e lettere e parole, infatti loro li imparano
Nello stesso modo imparano a camminare, perché ci sono adulti che camminano.
Cioè, quando un essere umano nasce,
la sua biologia non lo obbliga ad essere umano
Ha bisogno di nascere in un ambiente umano.
Tutto quello che ci circonda, influisce enormemente sul nostro apprendimento.
Gli spazi, i tempi, le attitudini delle nostre famiglie.
Le emozioni, i gusti, le credenze.
Tutto è parte di quell'ambiente con il quale costruiamo noi stessi.
La domanda allora è
Che ambiente stiamo offrendo ai bambini perché gli adulti si sviluppino in quel modo?
Perché un bambino entra, e si ritrova in un ambiente dogmatico.
"Siediti qua", "Resta 6 o 7 ore seduto in questa fila" Che orribile!
Se siamo in una famiglia dove la rete di affetti è estremamente debole, i livelli di aggressività sono molto alti
se c'è violenza, il ragazzo sarà un ragazzo probabilmente molto violento.
Non è sicuro che sarà violento, non sto dicendo questo, però stiamo dicendo che
in contesti violenti, la violenza si riproduce facilmente.
Il bambino darà quello che riceve.
Ecco perché dobbiamo creare relazioni molto più affettive, molto più profonde in aula.
Certi studi indicano che al giorno d'oggi all'etá di 5 anni, il 98% dei bambini potrebbe essere considerato genio.
Sono curiosi, creativi e possiedono l'abilità di pensare in diversi modi, risolvere problemi,
dispongono, diciamo, di una mente aperta.
Il problema è che 15 anni dopo solo il 10% di questi bambini mantiene queste capacità.
Sto dicendo che, in un certo senso, se guardassimo oltre la mente
verso il mondo della coscienza, tutti saremmo geni.
E in realtà ciò a cui dovrebbe dedicarsi il maestro è a fare in modo che i suoi alunni,
possano aprire le porte delle loro menti per far uscire tutte queste conoscenze,
e questa creatività e questa genialità che tutti abbiamo dentro.
Se pensiamo a quelli che sono stati grandi uomini e grandi donne dell'umanità,
scopriremmo che tutti sono stati dei grandi sognatori, ovvero che avevano un'immaginazione enorme.
Siamo, come esseri umani, il risultato di migliaia di anni di evoluzione e di adattamento naturale.
Abbiamo in noi proprio quelle caratteristiche che ci hanno permesso di sopravvivere, di trasformarci e di crescere.
Dalla voglia di mangiare quando abbiamo fame, fino alla curiosità interiore del bambino per esplorare il mondo.
Questo potenziale è lì e sta aspettando che gli si permetta di manifestarsi.
Nei bambini lo si nota nell'ambito del gioco spontaneo,
negli adolescenti di oggi, si esprime attraverso la ribellione e la necessitá di trasformare la realtà.
Perché ci accaniamo a distruggere la loro spontaneità ed a castigare il loro spirito di ribellione.
quando sono queste le caratteristiche che manifestano i bisogni interni che cercano di svilupparsi?
Il bambino ha un maestro interiore, soprattutto nei primi anni,
che lo stimola ad imparare, che lo spinge a scoprire, che lo incita a muoversi,
che lo sprona a partecipare, a lavorare, ad imitare comportamenti,
che lo porta a decidere quando vuole smettere di ripetere qualcosa perché lo ritiene superato
Osservando come si comportano i bambini, ci rendiamo conto che utilizzano tutti i criteri di un investigatore esperto,
esattamente gli stessi. Non c'è dubbio che ci siano diversi livelli di complessità, no?
Però non c'è un solo bambino che non sia metodico nell'osservazione,
non c'è una sola bambina piccola che mentre sta osservando non progetti esperimenti.
Che cosa possiamo fare affinché siano più creativi? Loro lo sono già,
l'unica cosa che si deve fare è offrire loro le possibilità per poterli far esprimere
in diversi modi.
Se continuano a farlo, un domani saranno scienziati,
o artisti.
Bisogna lasciarli fare.
- Basta, smettila Martin, non c'è bisogno, che cosa ci guadagni a far così?
- Loro tirano in ballo, per esempio, il tema dei voti. Dicono che l'unica cosa che ci importa è il voto finale.
E che non c'importa se studiano o meno, se imparano o no.
- E dai, Martin.
- Ecco, basta, che cosa ci guadagno? Me ne tolgo la voglia. - Perché sei così testardo?
- E per di più, in un certo senso, li stiamo facendo competere fra loro per questo.
- Anche tu pensi così?
- Mah, non credo che sia un ragionamento tanto erroneo o sbagliato.
E' evidente che, nella struttura della scuola, c'è qualcosa che non fa loro del bene
- Guarda, Javier, io credo che quello che danneggia i ragazzi sia la società
E con la societá che ci ritroviamo, la cosa migliore che possa succedergli è che vengano a... scuola. Non credi?
- Va bene, ma questo è abbastanza forte. - No, lo so, però...
- Scusate! - Sì
Qui c'è tutto quello che ho imparato al liceo in cinque anni.
E sapete che ne sarà di tutto questo?
Che finirò per dimenticarlo completamente.
C'è dell'altro.
Me lo sono già dimenticato.
Studiare non è un atto che ci fa consumare idee, piuttosto è un atto di creazione e rigenerazione delle stesse.
Ecco come nasce l'educazione, aggiungendo più informazioni che supponiamo siano necessarie.
La domanda che mi faccio é:
Quanto ci ricordiamo noi di quello che ci hanno insegnato nella scuola primaria per esempio?
Quanto ci ricordiamo dei contenuti che ci hanno insegnato nella scuola media?
È che il modo in cui lei lo presenta, non motiva nessuno.
E lo studente crede che l'unica cosa che deve fare è ripetere, ripetere, ripetere finché non gli si ficca in testa.
- Vediamo, ripetete...
Attinio AC 3 metallo,
Attinio AC 3 metallo,
Dai.
Quando io ripeto, quando ripeto
qualcosa che mi dicono che devo ripetere
mi trasformo semplicemente in un pappagallo
"acido desossiribonucleico,
acido desossiribonucleico
acido desossiribonucleico"
Che capisca o no, non è importante, perché quello che interessa è che ripeta esattamente nello stesso modo ciò che viene detto.
"acido desossiribonucleico,
acido desossiribonucleico
Se io esigo da un bambino più di ciò che può dare, inizio a generare dello stress in questo bambino.
acido desossiribonucleico,
acido desossiribonucleico
acido desossiribonucleico
Imparare si trasforma in una fastidiosa procedura,
in una procedura difficile
e così smetto di imparare.
Tutto ciò che puoi imparare a scuola giorno per giorno
passa in secondo piano, se non proviene da una tua decisione, se non è parte di una tua scelta.
É un sapere freddo, sono parole che possono perdersi con il tempo.
L'informazione o il sapere possono essere immagazzinati nel nostro cervello, in un libro, in un computer.
Però la comprensione è uno strumento in costante crescita,
con caratteristiche uniche che cambiano da persona a persona,
implica creare e stabilire relazioni tra criteri
e risolvere così problemi e costruire nuove conoscenze.
I bambini non erano come dei robot che semplicemente copiavano o ripetevano le cose perché sì, c'era invece realmente,
c'era come una maggior coscienza da parte loro di quello che stavano facendo.
Quel concetto verrà assimilato, sarà assorbito in un modo legato direttamente alla sua esperienza.
Se imparare non risulta piacevole, non c'è un vero apprendimento.
E soprattutto la genialità che ognuno ha dentro non può esprimersi,
e non può arricchire né il resto della classe, né il maestro.
L'apprendimento profondo può basarsi unicamente sull'interesse, la volontà, la curiosità,
ed ha origine più in là dei limiti della ragione.
È molto più che analizzare o collegare concetti.
Imparare implica un profondo processo in cui si generano relazioni tra la persona e il suo ambiente.
È che interviene anche un processo che appartiene all'ambito della neuroscienza:
"Ciò che maggiormente piace al cervello umano, è conoscere,
però quando conosce con gioia, gusto e piacere, attraverso l'aspetto ludico.
Siamo partiti dal cervello emotivo, per arrivare al cervello logico,
e questa logica è valida, è buona, è più completa.
C'è qualcosa di meraviglioso nel vedere il momento della scoperta,
che è il momento dell'apprendimento. Quel bambino non dimenticherà mai più
il momento in cui è arrivato a capire il perché.
Nell'antichità la conoscenza si poteva trovare solo nelle biblioteche e università,
potervi accedere era vitale per l'apprendimento
Oggi, il libero accesso all'informazione, le biblioteche virtuali, la costruzione collettiva della conoscenza,
fanno sì che non solo la conoscenza sia alla portata di tutti,
in maniera aperta e pluralistica, ma anche che si aggiorni continuamente.
Quello che noi possiamo imparare nella scuola oggi,
nel giro di 4 anni, magari mentre il bambino finisce la scuola,
già sarà completamente superato.
L'educazione, scolarizzandosi, si è introdotta nella scuola
e abbiamo perduto i criteri esterni della natura.
Oggigiorno leggiamo i criteri che vengono fuori dai libri,
il problema è che, dal momento che molti sono veri,
Con quale fine vado a metterli in discussione?
In questo modo però svalutiamo l'aspetto del processo educativo che è la scoperta,
non l'apprendimento delle verità.
Così non accetterà le cose come verità, le conoscerà
e allo stesso tempo sarà disposto a metterle in discussione e a rivederle insieme, vero?
PALLA FATTA IN CASA
CASA VICINA
PALLA COMPRATA
PALLA PERSA
"Quello che dobbiamo imparare lo impariamo facendolo."
A tutti i livelli l'essere umano sempre impara quello che fa.
Deve sforzarsi per imparare quello che non fa.
Prima c'è sempre stata l'azione, e dopo è venuto l'aspetto cognitivo.
E a volte noi vediamo l'azione come qualcosa di peggiorativo,
invece la motricità è molto legata alla parte cognitiva.
Il gioco è una sfida all'ignoto.
Una sfida a quello che può succedere, perché quando un bambino gioca o si trova davanti a questo,
parte dal principio di mettere qualcosa in movimento,
nell'educazione sempre si mette in moto qualcosa.
A casa dello zio scuola, dico io,
veniamo ad imparare, questo è ovvio, non veniamo per giocare e basta,
ma giocando giocando s'impara molto.
Studiamo attraverso uscite nella natura,
cercando cose, esplorando, trovando, facendo esperienze di vita.
Quando lavori e riesci a mettere in contatto i bambini con la natura, tutto sarà facile.
Frequentare quella scuola è un piacere, perché tutti i giorni abbiamo tante cose
da sperimentare, da investigare, per ringraziare di essere vivi.
Il compito dell'educatore allora consiste, sempre, nel mostrare misteri, mostrare
aspetti della natura che, pur essendo decifrati già dalla scienza, non sono chiari a lui
In modo che l'educando si sorprenda davanti a qualcosa e cerchi di trovarne una spiegazione.
Si è sviluppato, durante decenni, un movimento chiamato scuola attiva,
dove il bambino fa, produce, esce dal banco
Però questo non è nuovo, questo lo ha scritto Piaget negli anni 50,
non si mette in pratica perché è faticoso.
Agli inizi del secolo XX sono sorti vari movimenti nella pedagogia,
esponenti di diverse parti del mondo svilupparono esperienze educative centrate sull'azione,
la libertà del bambino, e la costruzione autonoma dell'apprendimento
rimettendo in discussione l'intera struttura della scuola tradizionale.
Però intorno alla metà del secolo, tutte queste idee innovative cominciano ad essere dimenticate
con la paura degli stati totalitari.
Bene il metodo è centrato sul fatto che è il bambino ad imparare, totalmente.
Devono esserci, obbligatoriamente dovono esserci oggetti fisici,
oggetti concreti che il bambino possa manipolare, e con i quali il bambino abbia l'opportunità di sperimentare.
Tutto nelle elementari è manuale, tutto è operativo, tutto si fa con materiale concreto.
Il bambino nella misura in cui sbaglia, se ne renderà conto perché il materiale stesso è auto-correttivo.
E normalmente l'adulto non dovrebbe essere quello che sta correggendo il bambino.
E' lo stesso bambino che deve correggersi da solo.
Esiste anche, adesso, la correzione da parte degli altri bambini.
Io penso che dal punto di vista educativo siano benvenuti gli errori e gli sbagli.
In realtà la scienza annovera più errori e sbagli che risultati azzeccati.
E' vero che va avanti, noi sappiamo che può progredire quando c'è una scoperta,
ma sono gli errori a permettere che gli scienziati possano andare avanti.
Vedendo i bambini quando dicono "Non importa se io sbaglio perché sto imparando,
perché nessuno può vincere qui, se siamo tutti qui per migliorare."
L'inventore della lampadina elettrica ha fatto più di mille tentativi non riusciti prima di far funzionare la lampadina.
Quando un giornalista gli ha chiesto cosa si sentiva sbagliando mille volte lui rispose:
"Non è vero che ho sbagliato mille volte, la lampadina elettrica è un invenzione da mille passi."
Come una scoperta scientifica, l'educazione informale è il risultato di un procedimento profondamente caotico,
in cui l'uomo cerca un ordine causale, logico, passando dal caos all'ordine alternativamente.
Ma questo apprendimento sorge dalla domanda nel caos, non da una risposta nell'ordine.
La società quando noi nasciamo, la società
ci rende più ignoranti perchéci da risposte a queste domande.
E ci da risposte preconcette, prefabbricate dalla filosofia dalla politica e perfino dalle religioni.
Così uccidono le domande e la capacità d'imparare.
Io penso che in sintesi si possa dire che la scuola è orientata alla risposta.
In cambio, i processi educativi che avvengono fuori dall'ambito della scuola, ma che anche al suo interno.,
sono orientati verso la domanda, verso l'indagine,
in cui ci sarà la risposta ma non sarà il nocciolo del procedimento
Cosa deve fare l'insegnante allora?Aiutare alla scoperta, non imporre una risposta.
L'importanza della domanda è impostata fin dall'inizio dalla filosofia nell'antica Grecia,
in cui l'apprendimento veniva dal riproporre e dal richiedere.
Ma se questa è la natura dell'apprendimento,
Perché insistiamo a strutturarlo, limitarlo, condizionarlo, ordinarlo?
PROGRAMMAZIONE CURRICULARE
E' così che tutti gli esseri viventi imparano, attraverso l'interazione con gli altri e con l'ambiente,
non attraverso un curriculum previo che qualcun altro stabilisce.
Il tempo scolastico allora è un tempo ingannevole, nel senso che ci fa seguire in una programmazione,
con l'idea che il progresso dell'alunno andrà di pari passo con il programma previsto.
in questo senso la scolarizzazione è lineare,
passo uno, passo due, passo tre,
e il decimo passo sarà dopo il nono.
Però nell'apprendimento la situazione è diversa può darsi che la persona avanzi
progressivamente in modo lineare, uno, due, tre e salti al decimo.
Il curriculum è una guida ordinata per costruire la conoscenza basandosi sulle esperienze precedenti.
Ma se l'apprendimento si caratteriza per processi tanto diversi e individuali,
Dov'è la necessità di forzarli per raggiungere gli obiettivi?
Spesso gli obiettivi educativi nel mondo sono collocati fuori dall'alunno, dal bambino:
"Ci si aspetta sia un buon cittadino" "Ci si aspetta che possa inserirsi in questa società competitiva", ecc, ecc...
Quindi il bambino inizia a capire che le azioni dell'essere umano non partono tanto da una forza interiore,
da una conessione con la natura, da una percezione, da una sensibilità verso la vita stessa.
Ma sono motivate da qualcosa di esterno, studio per passare l'esame,
non leggo per imparare, non mi interesso agli animali perché mi piacciono,
no no, adesso non mi toccano gli animali, adesso c'è un altro tema.
Se io non stimolo veramente l'interesse, se non sviluppo le capacità creative, sto producendo dei robot con degli obiettivi
e così rimarranno per strada un 60 oppure 70 per cento dei bimbi con delle potenzialità meravigliose.
Ripetete ancora:
"Attinio AC 3 metallo"
vediamo
"Attinio AC 3 metallo"
"Attinio AC 3 metallo"
"Attinio AC 3 metallo"
"Attinio AC 3 metallo"
Recito perché se lo faccio, otterrò un premio, in questo modo avrò una macchina e così via.
E se ciò significa che devo inventare o che devo passare sopra qualcuno,
se devo mentire o se devo calpestare a chi ho vicino, non m'importa.
A che tipo di conclusione educativa porta questo, a una conclusione educativa che pone l'accento sul risultato.
Quando si cresce, la scuola e la società ci spingono ad avere degli incentivi esterni per raggiungere gli obiettivi,
e difficilmente possiamo capire come qualcuno possa realizzare qualcosa senza altro interesse,
che il piacere che ne deriva.
Però un bambino piccolo non ha un posto dove andare,
semplicemente adora crescere, cammina per il semplice piacere di camminare ed esplorare,
e questo è ciò che gli permette di svilupparsi,
la sua motivazione non è nell'obiettivo e nemmeno nel risultato bensì nel processo che realizza.
Ciò che si può affermare è che non ci sono degli obiettivi concreti sulla vita dei bambini,
che debbano imparare determinate cose, che debba essere in un determinato modo, questi obiettivi noi non li abbiamo.
Il curriculum che teniamo in conto qui, è un curriculum che è plasmato su un percorso
e che il bambino fa questo percorso come vuole, quindi è lui che ce l'ha e lui lo sa.
Allora l'insegnante non è il protagonista del film,
il contenuto non è il protagonista, il protagonista è il bambino che
seguito dall'adulto che fa da intermediario,
si mette in contatto con la conoscenza, e la conoscenza lo attira e lui agisce da sé.
E così, come vi sto raccontando si rispettano i ritmi del bambino,
cioè non esiste la pressione fondamentale di dover arrivare a questo risultato in un tempo determinato.
Se io mi propongo, durante il corso, di fargli imparare a scrivere il proprio nome,
mi preoccuperò e invece di vedere il bambino vedrò l'obiettivo,
e cercherò di adattare il bambino all'obiettivo.
Se ciò che voglio è che lui impari e viva,
diciamo in modo spontaneo, ebbene questo l'imparerà comunque
però io non mi sentirò preoccupato per questo quindi potremo avanzare e godere del processo.
Finalmente i bambini non soltanto stanno meglio, anche fra 20 anni
avranno un ricordo migliore della scuola, e questo è già tanto,
inoltre otterranno migliori risultati,
con esiti a lungo andare più positivi
- Vediamo, Michela, perché insisti con quel discorso?
Perchè ho voluto esprimermi, buttare giù quello che penso, ciò che sento.
Amore mio tutti vorremmo fare ciò che sentiamo, ma tante volte dobbiamo fare ciò che non ci piace.
- No, scusami, però io non la penso come te.
- Va bene io ti capisco però...- Ascoltami Michela, non vuoi finire gli studi?
avere un titolo, una professione, essere qualcuno nella vita?
Ma...
io sono già qualcuno nella vita.
"In realtà, solo esiste l'atto di amare, Significa dare vita, aumentare la vitalita'.
E' un processo che si sviluppa e si intensifica in se stesso."
Ci si trova davanti a due orientamenti pedagogici di base.
Uno che è "devo adattare il bambino alla cultura",
e l'altro che è "devo adattare la cultura al bambino",
si legga destra e sinistra pedagogiche, è semplice.
Da qualche parte nel mezzo deve esserci la verità.
La scuola ha costruito le sue fondamenta su di una idea fondamentale che trascende tutta la sua struttura:
la nozione che i bambini siano vuoti,
e di conseguenza, la loro individualità può essere modificata e riformata,
a seconda delle necessità esterne.
Il bambino è stato considerato un oggetto di studio,
un topo, dentro il laboratorio di socializzazione più grande della storia,
il cui obiettivo principale è stato modellare l'essere umano.
Questo è molto umano, vero? Pensiamo che se non ci prendiamo cura del bosco si rovini,
ma il bosco se lo lasciamo in pace è autosufficiente, sempre,
tutto ciò che abbiamo di bosco c'è perché l'essere umano non è intervenuto.
Però l'essere umano crede che se interviene cresca di piu', e di migliorare le cose.
Dentro il seme di un albero, si ritrova l'informazione di cui questo essere ha bisogno per svilupparsi.
L'ambiente che lo circonda ha in sé tutto ciò di cui l'albero ha bisogno per crescere,
però questo sviluppo dipende dalla struttura interna del seme.
Tutte le reazioni alle condizioni esterne sono pianificate all'interno di ogni essere,
sia si trattidi un albero, come di un uomo.
La formazione degli organi vitali, la struttura ossea, i tessuti,
le caratteristiche basiche di ognuno di noi
sono il risultato di un processo interno, autonomo,
che non richiede l'intervento dell'essere umano,
dove la madre soltanto soddisfa i bisogni necessari, però non dirige.
Qualunque cellula ha una struttura interna che le permette di sapere,
inconsciamente, ciò di cui ha bisogno in ogni momento, come dev'essere l'ambiente circostante
per soddisfare le necessità interne della cellula, espresse geneticamente,
perché questa cellula possa arrivare ad essere quello che è potenzialemente.
Voglio dire, l'obiettivo della vita è vivere ed auto-realizzarsi,
perciò quest'organismo ha bisogno di trovare un ambiente che rispetti,
che soddisfi quei bisogni interni.
C'era un giardiniere che aveva tanto amore per le piante,
e dunque se ne occupava tanto che andava lì, e quando cominciavano a spuntare le tirava dal gambo.
Cosa accadde?Tutte o si deformarono o morirono.
Quindi, l'atto di crescere, è innato, non c'è da tirare nessuno,
non devi fare in modo che tiri fuori niente, solo devi preoccupparti che abbia il necessario.
Per sopravvivere questa cellula ha delle necessità basiche:
alimentazione, sicurezza e forse l'elemento più importante,
che ha reso possibile tutta l'evoluzione biologica,
l'amore.
Una volta che la cellula possa contare su quelle risorse comincia a svilupparsi, e ad auto-realizzarsi.
L'amore è necessario in ogni momento dello sviluppo della vita,
nella gestazione è la compagnia e protezione dell'utero,
dopo è il contatto corporale, l'appoggio emotivo, espressioni, gesti, suoni,
fino alla comprensione, l'accettazione, il rispetto e la fiducia nell'altro.
Se l'amore è vitale per lo sviluppo e l'apprendimento,
Perché normalmente cerchiamo d'educare con minacce, punizioni, tensioni, dimenticando l'amore?
E cosa facciamo noi adulti?
Dobbiamo fargli fare ciò che noi vogliamo,
e così usiamo i premi e le punizioni:
"No. Io ti valuterò e ti darò una prova, e tu dovrai superarla, e se non la superi
arriveranno a casa tua delle note, brutti voti per i quali i tuoi genitori ti rimprovereranno e
bla, bla, bla, ci sarà una serie di conseguenze."
Ci manca la capacità di amare,
allora normalmente amiamo in modo ridotto.
"Ti amo se sei d'accordo con me, altrimenti non ti amo" Questo normalmente è il nostro modo di amre.
Quando la persona non si sente amata o ha un conflitto su questo,
crea una rappresentanzione di se stesso. Va raccontando qualcosa di sé che non è lui.
Più intenso è il dolore, più lontana è la rappresentazione della persona reale.
Se mi obbligano a fare una serie di cose,
alle quali io non sono affatto interessato,
anche se si cerca di motivarmi attraverso premi, punizioni, voti o caramelle,
il mio bisogno può essere un altro.
Però questo bisogno, io non lo posso soddisfare perché mi stanno obbligando a fare un´altra cosa
Perciò io perdo poco a poco il contatto con le mie proprie risorse, con la mia stessa forza vitale.
I premi e le punizioni operano manipolando i bisogni basilari.
Quando non riceviamo amore o protezione facciamo il possibile per ottenerli,
generando meccanismi di condotta e comportamento che ci permettono di sopravvivere,
ci condizioniamo.
Questo bambino non studia per imparare, non lavora per piacere, né per realizzarsi,
lo fa perché sennò perde la sicurezza, e l´amore, si sente morire.
Tutto il suo agire passa ad essere controllato dalla paura.
In qualche modo, quello che si fa nella scuola attuale, sto generalizzando, é seminare la paura.
Si pongono limiti alla persona, invece di fare tutto il contrario, cioé porre limiti alla paura.
Nella nostra mente strutturata quando creiamo dentro di noi una convinzione,
il modo che ha la mente per conservare questa convinzione e creare un fuori, è la paura.
Quando noi ci avviciniamo al limite di una convinzione sentiamo paura.
É un meccanismo di controllo, é un meccanismo di manipolazione etica.
Si tu ti comporti bene, io ti giudico bene. É un modello di condotta,
questo è il grande modello comportamentista che tanto male ha fatto alla nostra società.
Il manifesto comportamentista del 1913 promuoveva una psicologia
il cui obiettivo era la predizione e il controllo del comportamento.
Tramite esperimenti con i topi, gli animali e il loro condizionamento,
si è sviluppata una scienza d controllo sociale,
utilizzata per porre le basi della scolarizzazione moderna,
la pubblicità, la propaganda politica, l´allenamento militare e gli esercizi di tortura.
La manipolazione delle masse attraverso la paura.
Tutto quello che vediamo attualmente nel nostro mondo, tutto ha come base, la paura.
La paura del cambiamento, la paura del progresso, la paura di essere te stesso,
la paura di amare, la paura di rivelare il tuo essere davanti a questo mondo.
Quindi stiamo creando una società in cui le persone lavorano su cose che non gli piacciono
per ottenere denaro, per ottenere una posizione. Cioè, è la società dell´auto-inganno.
"Ho un diploma di, ho un titolo di, ho."
E l´avere è ciò che ci separa realmente dalla nostra identità,
è quello che ci riporta alla paura. "Devo fare finta di essere."
I bambini che sono stati e sono usciti da questo tipo di scuole,
ci raccontano molto felici che loro non sentono questa pressione,
perché hanno scoperto nel corso della loro infanzia e della loro adolescenza che le cose si fanno per un
piacere personale, per un gusto personale, per uno scopo personale.
L´importante è questa voglia di vivere, senza questa voglia di vivere
la vita non avrebbe senso, no?
Infatti i bambini ci mostrano questo desiderio di vivere che da adulti abbiamo perso.
E così le prime domande dovrebbero essere
Mi sto prendendo cura della voglia di vivere di questo bambino, o no?
Cioè, quando il ragazzo è ben curato,
e ben curato significa rispettato nei suoi processi vitali, seguito da adulti disponibili,
con una serie di limiti che lo aiutano a rafforzarsi, quando il bambino è ben curato,
il ragazzo ha voglia di costruire insieme agli altri con amore.
Se un ragazzo fa sempre quello che gli ordina l'adulto,
arriva a un punto nel quale si scollega da se stesso
Se loro invece sono abituati a seguire il proprio impulso continuano in sintonia con il proprio lato interiore,
sanno quello che vogliono, sanno chi sono.
I ragazzi, inoltre, ti portano per mano, e ti fanno vedere davvero, ti dicono di che cosa hanno bisogno,
è questione di ascoltarli e di collaborare insieme nella loro ricerca.
Una descrizione degli organismi viventi è che sono organizzatori di se stessi,
sistemi con la proprietà di riprodurre se stessi continuamente,
ed i rapporti che si creano tra di loro non sono mai d'istruzione, ma di vita, irradiazione e progresso.
Come dire, nella natura non ci sono ordini esterni,
semplicemente organismi coscienti collegati ma in pieno sviluppo indipendente, in un apparente caos.
Diciamo che lo stimolo non è necessario, non c'è alcun bisogno di motivare i ragazzi.
Se loro vogliono fare qualcosa, la fanno, e se non vogliono allora non lo fanno. E non è necessario motivarli
perché facciano qualche cosa che faranno bene
perché loro sanno se andranno bene o no.
E che loro possano scegliere e avvicinarsi inmaniera istintiva a quello che davvero
cattura la loro attenzione e li stimola che scoprano davvero il dono che ognuno di loro possiede.
Diventa una tua responsabilità, invece di essere responsabilità di un sistema.
Cioè, chi voglio essere è una mia responsabilità
E il bambino prende coscienza di questo da piccolino.
La cellula genera una membrana che la separa dall ambiente esterno.
Questa membrana è semipermeabile, cioè,
consente di assorbire quello di cui ha bisogno dall'ambiente, quando è necessario.
Soltanto è necessario che queste risorse siano disponibili all'esterno,
ma senza entrare con forza nell'essere, senza violarne la sicurezza e il benessere.
In questo modo l'organismo può creare se stesso, auto-realizzarsi.
In questo modo impariamo dalla cultura.
Il dibattito tra l'innato e l'acquisito non ha una risposta,
perché entrambi fanno parte di una complessa interazione... che richiede amore e rispetto
Quindi, la creatività è la forma con cui l'organismo si manifesta,
esprime qualcosa che ha costruito attraverso il rispetto delle proprie esigenze.
Con le conoscenze di base, cerca di vedere
a che punto si trova, quello di cui ha bisogno, che cosa vuole, cosa lo stimola di più.
Perché nel fondo è il bambino che dovrà fare i proprii passi, nessuno impara veramente modo forzato,
non è apprendimento quello che si produce quando è forzato.
L'infanzia è il periodo più bello, rappresenta l'allegria.
Ed in quel senso io credo che
qualsiasi educazione è buona se si prende cura dell'allegria e della voglia di vivere del bambino.
- Bene ragazzi, la settimana prossima siamo alla fine.
Avete letto il libro? Era breve, era breve.
- Io non l'ho letto, professoressa, già finisce l'anno. Basta, a che mi serve tutto questo? Io voglio diventare ballerina.
Non mi serve a niente tutto questo. - No certamente, se le ballerine non studiano.
A me servirà, io studierò marketing, quindi mi servirà.
Ah, nemmeno a me serve a niente, professoressa
perché dobbiamo studiare per anni cose che poi non ci serviranno a nulla?
- Certo. A niente, a niente. - È come la lettera che ho scritto.
- Uhi, un'altra volta con la storia della lettera. Ragazzi, finitela. - A me interessa questo discorso della lettera.
- Vediamo, shh, ehi, ehi, ehi, vediamo. (Urla, discussioni)
- E tu, e tu, guarda ragazza, a te parlo.
Voi due siete degli ingrati, perché i professori si sforzano
perché vi rimanga qualcosa e a voi non importa.
- Ehi, ehi, finitela. Mariella, basta, ascoltami un momento.Shh. State zitti
- Vediamo Martin, spiegami cosa succede con la lettera. Anche tu Michela.
Parlavano a nome di tutti i compagni, era terribile.
- Anch'io sono d'accordo professoressa, però come diceva
(Vocio)
- Professoressa.- Cosa vuoi, Giovanni?
- Posso uscire un attimo, per piacere? - No, mancano ancora dieci minuti, siediti, continuiamo. Per piacere.
- Vede che siamo tutti differenti, a questo qui non gli importa niente, è un parassita.
(Risate)
" Senti la tua anima, ascolta il tuo cuore!"
Perché è necessario che i bambini siano raggruppati per età?
Perché c'è qualcosa di implicito in questo, e si considera implicito che
i bambini della stessa età abbiano le stesse affinità,
abbiano le stesse capacita', abbiano....siano uguali.
Certo, se un bambino piccolo viene inserito in un contesto tale da fargli credere di essere uguale a tutti gli altri,
e tutti i tuoi sforzi sono mirati a mostrargli che è uguale,
il bambino si sentirà uguale agli altri e tenderà a comportarsi come loro, ad omogeneizzarsi.
"Questo *** parla troppo, dovrebbe essere più silenzioso; questo *** parla poco,
dovrebbe avere più parlantina; questo bambino gioca poco, dovrebbe giocare di più.
questo *** è molto inquieto, dovrebbe essere più calmo. Faccia quello che faccia sembra non andare bene,
dovrebbe finire per diventare, il bambino standard che fa esattamente il giusto di tutto.
Siamo uguali come individui perciò biologicamente siamo una specie,
però socialmente e culturalmente siamo diversi,
e questo la scuola non ha potuto capirlo.
Hanno ritmi d'apprendimento diversi, hanno interessi e motivazioni diverse,
hanno modi di relazionarsi differenti.
Gardner, tanti anni fa, ha specificato che una persona non possiede solo un'intelligenza
linguistica, verbale oppure logico-matematica,bensì dispone di intelligenze molto diverse,
tra quelle anche una che fa riferimento all'emotività.
La diversita', in qualche modo, espressamente ci sta dicendo che tutti siamo originali.
Siamo originali come individui e siamo originali come cultura e come società.
Valorizzare questo in ognuno, e far sì che ogni bambino senta che le differenze
che lo distinguono dagli altri, rappresentano giustamente ciò che arricchisce la vita.
Come riusciamo a fare in modo che si valorizzi questa diversità, se neanche come adulti lo capiamo?
Che si abbia uguaglianza di diritti implica necessariamente che si debbano fare le stesse cose?
Oggigiorno molti bambini con interessi e comportamenti differenti a quanto ci si aspetta
sono definiti come casi psichiatrici.
Cosa ci dice che non stiamo confondendo le diversità dei bambini con delle malattie?
E' una autentica epidemia, una moda
in alcune zone c'è un 10% dei bambini nelle scuole
che prende psicofarmaci per supposta iperattività.
Non è stato dimostrato che l'iperattività esista neurologicamente e neanche che sia una malattia,
affinché rientri nei criteri delle diagnosi, qualcuno decide che sei iperattivo,
che sei un cervellone,
che sei dentro il limite della normalità stabilita per considerarti intelligente.
Ci sono due opzioni, o i bambini sono molto più iperattivi di un tempo, cosa che dubito,
e se fosse così, dovremmo chiederci qual è la causa di questo problema
e cosa abbiamo fatto perché i bambini siano così. Oppure i bambini sono uguali a quelli di un tempo,
ed allora, cosa abbiamo fatto dal momento che non li sopportiamo più?
Maestra posso andare a prendere il gesso?
T'ho detto di no.
Maestra, posso andare al gabinetto?
Aspetta l'intervallo, no
Quando classifichiamo un bambino come iperattivo, tutto l'ambiente circostante si rivolge a lui
cercando di frenarlo, cercando di calmarlo, cercando di tranquillizarlo,
riuscendo, con questo, solo a far diventare nervoso il bambino.
Perciò ti rendi conto che veramente quando ci etichettano ci incasellano
e ci tagliano le ali, impedendoci di essere persone e di far emergere il nostro vero potenziale.
Tradizionalmente il test del coefficiente intellettuale è utilizzato per misurare l'intelligenza in forma lineare.
Allo stesso modo gli esami misurano il rendimento in specifiche circostanze.
Però queste forme di valutazione non contemplano decine di variabili che influiscono
tanto o moltissimo nello sviluppo e che sono vitali per l'educazione,
L'essere umano è un tutto, e richiede una visione globale, un'educazione integrale, olistica.
L'intelligenza olistica sostiene che sia possibile sviluppare un tipo d'intelligenza unificatrice,
perché l'olismo non è altro che la visione del tutto.
Avere un equilibrio tra quello che noi chiamiamo:testa, cuore e mani,
per noi significa poter sviluppare un essere umano, diciamo, equilibrato.
E poi continuiamo nell'educazione a fare lo stesso, frammentando gli spazi.
Qui insegnamo scienze, qui invece insegnamo scienze sociali, allora questo non è educazione integrale.
Immaginiamo che i genitori di Maria vogliano che riceva un'educazione integrale,
allora la mandano ad un collegio trilingue,
dove pratica tutti i tipi di sport, ha inoltre 10 materie curricolari
sala d'informatica, laboratorio.
Realizzano visite accademiche tutti i mesi.
corsi di scacchi, teatro, modellaggio, musica, danza, pattinaggio, fattoria, karatè, yoga e meditazione.
Sia dentro che fuori dalla scuola,
l'educazione integrale non è in rapporto con la quantità di risorse o materie,
bensì con una visione globale.
Perché funziona anche con aree integrate,
non frammentate come nell'educazione tradizionale dove solo si pensa in lingua o si pensa in matematica.
Ma la matematica è storia, ed esse sono lingua e geografia allo stesso tempo.
E' un'educazione cosmica, spiegava Montessori, dove tutto si relaziona con il tutto.
Allora se tutto è in relazione con tutto, io posso fare una cosa ed imparare da questa,
ed imparo da altro, e continuamente sto imparando.
Ed allora la cosa da fare, era permettere che i bambini venissero a contatto con diverse esperienze.
La Scuola deve essere un banco di sperimentazione, un banco di totali possibili aperture.
esperienze scientifiche, artistiche,umanistiche, di diverso tipo,
e ci si puòaspettare che questo risvegli qualcosa.
Così non c'è un unico percorso, non c'è un unico cammino come non c'è un bambino uguale all'altro.
Se vogliamo che i bambini siano creativi, dobbiamo, da una parte, permettergli di creare,
lasciare che abbiano delle attività nelle quali possano agire in forma spontanea.
In questo percorso personale di creazione ed espressione,l 'arte gioca un ruolo fondamentale,
dato che è la maniera che abbiamo di manifestare la nostra creatività e personalità.
Da questo luogo è imprescindibile che il nostro concetto d'arte sia il più aperto possibile.
Quindi, l'arte si pone nella logica di costruzione di una comunità di sensi,
non in termini di quello che oggi sarebbero le industrie culturali che derivano dalle belle arti.
Allora, lì siamo fermi nelle arti populari.
Creiamo con la pittura, la musica, ma anche con la danza, il teatro, il disegno, la costruzione,
il racconto, la scultura, la letteratura, l'umorismo, il gioco,
tutto ciò che emerge spontaneamente dal bambino è creazione.
Attraverso l'arte si rivela l'interiorità di ogni persona.
Non si usa l'arte come attrezzo o strumento d'apprendimento, l'arte in se stessa è
di per sé abbastanza valida per utilizzarla come strumento d'apprendimento.
In questo senso, l'arte è un diritto. Se tu non accedi all'arte, non accedi ad una formazione integrale.
Mi sembra che l'emozione sia la base che muove la vita, le emozioni ci dirigono,
prima di prendere una decisione io sento.
Non dobbiamo fare una scuola di "educazione emotiva" specifica.
Se non che dobbiamo ricordare che l'individuo è un essere emotivo
e che quelle emozioni sono complesse. Quando abbiamo a che fare con relazioni, contesti d'apprendimento
se già consideriamo l'emozione che questo genera, già stiamo sviluppando un'emozione.
Non c'è essere umano che possa vivere nell'indifferenza o nell'abbandono,
abbiamo bisogno d'amore, di coccole, d'accettazione da parte degli esseri umani.
Ci sarà un adulto equillibrato ed emotivamente stabile e salutare solo,
quando abbia ricevuto tanto amore da bambino e quando sia stato trattato con pazienza e molto affetto;
ed è chiaro che con lui erano tutti stati premurosi e pazienti.
Uno dei fattori primordiali qui è l'attenzione. Ascoltare, essere premurosi
e più che un'attenzione verbale, un'attenzione fisica, di sostegno, di contenimento.
Non basta che loro si sentano amati, riconosciuti
bisogna che imparino ad esprimere le proprie emozioni.
Quando sanno che le proprie emozioni sono rispettate, non hanno nessun problema ad esprimerle.
Tante volte parlo con gli alunni di questi argomenti, magari tu sei senza lavoro,
forse il tuo ambiente non è il migliore, però se sai
gestire le tue emozioni sicuramente sei più sereno, vero?
Come esseri umani, come esseri,
è fondamentale che da piccoli possano essere in armonia con se stessi,
con quello che sentono, possano riconoscere che cosa sentono.
Conoscere le virtù che possiede. Deve conoscere che cosa potrà mettere a disposizione dell'umanità.
Possono sviluppare quest'autoconoscimento, invece di stare
tutto il tempo a guardare fuori, come se da fuori
venisse la soluzione a tutti i nostri problemi, si tratta di imparare a vedere verso l'interiorità.
Imparare a conoscere tutti gli strumenti, di cui disponiamo per
basicamente definire il proprio destino.
Affinché ognuno impari ad essere l'artefice del proprio destino, quello che ognuno decide.
-Martin, Martin. Non vogliamo che te ne vada in questo modo dalla scuola
- Io neanche me ne voglio andare "in questo modo" dalla scuola. Però il discorso lo leggeremo ugualmente.
-Caro fra poco sarai fuori,dovrai scegliere una professione,
prendere delle decisioni, essere responsabile.
Non puoi continuare a giocare come un bambino!
-Va bene, va bene...Perfetto.
-E quando voi mi avete insegnato a scegliere?
"...l'Educazione senza libertà, dà come risultato una vita che non può essere vissuta pienamente."
La vita è piena di scelte, e bisogna imparare a prendere decisioni.
Per questo l'organizzazione di tutto il materiale educativo porta a fare in modo che i bambini possano prendere delle decisioni.
Un ambiente che rispetti le sue necessità, in cui possa muoversi, che presenti una serie di materiali,
che possa scoprire, che possa toccare, in cui possa seguire i propri istinti, senza che nessuno abbia la pretesa d'insegnare.
Dove gli alunni possano scegliere le materie che non vogliono fare,
quelle invece che vogliono fare, dove possono proporre attività auto-gestite da parte loro.
Una scuola aperta, una scuola dove gli studenti non debbano rendere conto a nessuno,
dove ognuno possa essere se stesso.
Allora, chi vuole entra qui, chi vuole entra qui.
Così, bambini di diverse età accedono a quello che a loro interessa
La libertà d'imparare ciò che vogliono imparare,
d'imparare a seconda dei loro tempi, e non imparare ciò che non vogliono imparare.
Scegliere che fare, lo aiuterà a rendersi conto che ha bisogno di scegliere ancora .
In alcun modo i progetti gli permettono, di provare molte opzioni,
e probabilmente di avere alla fine del processo un'idea più chiara di se stesso.
Il bambino incontra strade per la sua vita futura ed ha la certezza che,
sia calzolaio oppure dottore, gli andrà bene;
se lui lo fa amorevolmente e con tutta l'arte e tutto l'impegno possibile, mi capisci?
Uno non può imparare la libertà in teoria, e quando esce dalla scuola
sentirsi libero. I ragazzi devono essere liberi a scuola.
Se uno non può decidere che cosa vuole sperimentare, che cosa vuole vivere,
è molto limitato quando deve imparare.
Soltanto quando tu hai autonomia e ti senti rispettato nella tua autonomia,
saprai cosa vuoi.
Basicamente i bambini che non raggiungono questi livelli d'indipendenza,
che diventano bambini dipendenti da altre persone,
non faranno mai ciò che vogliono, faranno sempre ciò che altri vorranno.
Prima hai bisogno di sapere, risolvere delle situazioni da solo.
Ed in questo modo, diventerai responsabile.
Io mi propongo, io faccio, ottengo ed è già un ciclo di
"presa di decisioni, di volontà, di gestione della libertà."
E dopo la responsabilità, allora, puoi aspirare a lei, alla libertà già apprezzata.
Forse la maggiore sfida che affrontiamo è la nostra tendenza a dirigere l'attività del bambino.
L'unica forma che conosciamo d'educare è dicendo all'altro che fare e come farlo,
ed abbiamo poche esperienze in cui possiamo decidere per conto nostro.
Mi ritrovo molte volte nelle aule e se chiedo che vogliono fare, non sanno che fare.
Sono molto abituati a ricevere ordini nell'aula, "facciamo questo, facciamo quest'altro".
Perché l'insegnante in generale, è abituato ad essere quello che dirige tutto.
Comunque, in questo modo forniamo al bambino una partecipazione attiva.
Un docente che ormai non insegna più, passa per i gruppi orientandoli, aiutandoli.
Li ascolta, e gli dà spazio per esprimersi.
Il professore fa le proposte, non impone, se non che propone.
Non è che tu abbia l'autorità e lui non ce l'abbia. Si tratta di seminare nell'alunno
l'idea che lui deve essere l'autorità nella sua propria vita.
-No, così non va..!
-Un 3 Romero.
Per noi i voti, sono totalmente soggettivi ed imperfetti.
Primo perché non c'è un docente che valuti come un altro.
Davanti a qualunque compito è il bambino che dovrebbe valutare come si sente rispetto a quel lavoro,
se è soddisfatto, se gli sembra che avrebbe potuto fare meglio.
Il bambino controlla anche il suo processo d'apprendimento, tiene sotto controllo il suo progresso,
lui sa dov'è, in quale unità, in quale guida, in quale parte di quel processo.
Lui sa il suo cammino, ed è consapevole di come sta andando in questo cammino.
Loro decidono, loro scelgono a che età passare, loro decidono quando sono pronti.
Non c'è un esame d'uscita qui, se non che loro vedono quando hanno finito
nella pagella tutto ciò che devono completare è dire di aver fiinito e andare via.
Alcune esperienze ci parlano di risultati pedagogici condivisi che si centrano nei processi,
altre lavorano sull'autovalutazione ed il costante scambio fra educatori, alunni e...famiglia.
Questa prospettiva, cambia totalmente il nostro modo di concepire la valutazione.
Se veramente ci interessa imparare rispettando i ritmi e le motivazioni proprie,
è importante discutere la necessità degli esami e delle valutazioni.
Non ci sono valutazioni per stabilire il megliore o il peggiore,
semplicemente c'è un tracciato nello sviluppo del bambino.
Osservi il suo lato emotivo, la sua maturità, la sua socializzazione, il suo livello d'indipendenza...
E questo si materializza in quello che diciamo di loro nelle nostre riunioni di gruppo.
In cio' che condividiamo col gruppo e le famiglie nelle riunioni individuali con le famiglie,
però non esiste una valutazione dell'apprendimento, del comportamento, della condotta,
di quello non c'è una valutazione. C'è invece un accompagnamento.
La scuola si trasforma in uno spazio aperto,
una scuola con le porte aperte alle esperienze, abitudini, alla comunità.
Conflitti e condivisioni dello spazio comunitario sono parte della scuola
e questa passa ad essere un centro educativo, dove tutti possiamo imparare da tutti.
In questo modo non ci sono età o barriere che ci separino, solo esperienze che ci accrescono.
La scuola non dovrebbe avere neanche dei muri, il mio sogno è tutta una città.
Ossia, la città dei bambini, dove tutta la città si trasforma in ambienti d'apprendimento ludico.
Bene prima di tutto quando entri, ti senti in un ambiente fluido, sì, come fluido e di molta tranquilità.
Ci sono alcuni che fanno certe cose, altri stanno guardando un telescopio, altri là leggendo un libro,
altri lì facendo un esperimento. Gruppetti, gruppetti,
lavorando però con un obiettivo molto chiaro e sapendo dove vogliono andare.
Le scuole rurali o scuole con pluriclassi
in generale si vedono obbligate a lavorare con bambini di differenti età insieme.
Normalmente si pensa che sia uno svantaggio,
però al contrario l'apprendimento si potenzia in esperienze, vincoli e valori umani,
sia per i bimbi che per il docente.
Succede che queste scuole isolate e marginali
hanno una formazione integrale difficile da ritrovare nelle scuole urbane
che insistono nel separare i bambini per età.
Quella temporalita' della scuola, ci ha fatto avere nella scuola gli alunni
divisi per generazioni. Allora qui ci sono i bimbi di 6 anni, di 7, di 18, ecc. Vero?
Quando l'essere umano in tutta la sua storia ha vissuto relazioni intergenerazionali,
in cui il piccolo ha condiviso con il nonno, il nonno con il padre, in un un miscuglio totale.
il bambino ha imparato e ha imparato molto bene...
Non sono stati suddivisi in classi. ma tutti erano insieme.
Tutti sono saliti sulla montagna insieme, tutti lavoravamo insieme, tutti facevamo progetti insieme.
Bambini di età diverse tutti in una stessa scuola unitaria diciamo così.
Le diverse età creano anche le possibilità che si sviluppi l´etica,
avviene attraverso le esperienze della vita quotidiana. É qualcosa di vivo.
Ci sono scuole con classi integrate mettendo insieme bambini ogni 3 anni,
altre in cui ci sono bambini che hanno fino a 6 sei anni di differenza,
e in alcune vediamo adolescenti condividendo lo spazio con piccoli appena agli inizi.
Esistono anche molte scuole che mantengono il modello per gradi,
ma i bambini possono cambiare i gruppi secondo le proprie esigenze e progressi.
Di solito coincidono nell'età, ma siccome ci sono ragazzi che per la loro maturità stanno già lavorando
su altri temi, in una di quelle loro lavorano su alcune materie con alcuni gruppi
più piccoli o con alcuni gruppi più grandi.
Il bambino che non riesce in una materia, avanzerà in un'altra.Che non abbia interruzioni,
è come un corso d'acqua che incontra una pietra e non sta ad aspettare,
cerca da dove passare, altrimenti cresce e ci passa sopra.
E ciò permette che il bambino che è forte in un campo, sia quello che può mostrare agli altri,
e aiutare gli altri in quel campo
Ed allo stesso tempo può nutrirsi da chi è forte in un altro campo
Tutti possiamo essere lo stimolo successivo, ma solo nel momento in cui dovrà avvenire..
Allora ci sono moltissimi bambini di diverse età che possono diventare
questo stimolo successivo per l'apprendimento del bambino,
e non necessariamente un gruppo o qualcuno in particolare.
Ed è molto bella questa connessione che hanno tra di loro, perché i più grandi curano i più piccoli,
quando escono a giocare li aiutano a cambiarsi, a mettersi le scarpe o la giacca.
E' piuttosto un imparare a vivere assieme, imparare a...
sì lavorare in gruppo.
Qual è lo scopo dell'educazione? Imparare? Imparare cosa? Nozioni?
Oppure sviluppare delle capacità umane? che si sviluppano solamente nella relazione con l'altro,
nel tempo, nel procedimento, nel fare, nel comunicare,
nel guardarsi e riconoscersi,
nell'amore.
(Voci che parlano)
(Voci che parlano)
- Cosa fanno? - Niente Sebastián. Esci.
-Niente? Stanno scrivendo qualcosa. -Stanne fuori.
-Bene, voglio sapere. -Stai calpestando! Stai calpestando!
(Grida)
- Che succede, che succede?
- Non succede nulla. -Come nulla?
- Cristina, per favore, portali via. - Sebastián!
Tu resti qua, voi anche.
Cosa pensate che sia la scuola?
-Posso dire qualcosa? -No, adesso no Michela. Questo è un caos.
-Di che cosa ridi? -Di questi manifesti.
-Cos'è questo?
-Sono dei manifesti che vogliamo attaccare alle pareti, dato che non ci lasciano leggere il discorso
- Assolutamente no. Questo così no!
Voi pensate che potete fare qualsiasi cosa? Che potete attaccare qualsiasi cosa?
No ragazzi, a scuola ci sono regole
Il mondo è un caos, le nostre vite sono un caos.
Per questo dobbiamo darvi un poco di pace, tranquillità, sicurezza.
La scuola vuole darvi un poco di ordine, capite?
Ordine!
"Il processo di vivere dell'umano avviene nelle conversazioni ed in quello spazio dove si crea la realtà in cui viviamo".
C'è sempre il timore che la libertà e la mancanza di un senso autoritario,
più che l'autorità, generi indisciplina o disordine.
Succede che la disciplina, le scuole l'hanno presa come
"comportarsi come io voglio che che vi comportiate"
in realtà la disciplina è l' apprendimento dal comportamento.
Vuol dire che una persona disciplinata, è una persona che impara, che imparò a gestire il suo comportamento,
però non esternamente, ma uno impara a gestire la propria condotta.
Possiamo distinguere 3 tipi di disciplina.
Una disciplina autoritaria, normalmente con regole stabilite da un'autorità che controlla.
Una disciplina funzionale, dove le regole derivano da esperienze reali,
sono modificate e stabilite in gruppo.
Questo tipo di disciplina è naturalmente stabilita dalla comunità, perché risponde alle scelte di tutti.
E infine un'auto-disciplina,
dove ogni uno è consapevole di costruire il proprio comportamento.
Imparano il rispetto in una maniera vivace e facile
Ma se tutti sono seduti sulle sedie, facendo quello che l'adulto gli ordina di fare
non imparano i limiti né il rispetto verso l'altro, c'è semplicemente obbedienza.
Praticamente se tu dai ai bambini come limite di rispettare gli altri,
lasciar lavorare, permettere di lavorare.
Capiscono perfettamente che un comportamento che impedisce il lavoro significa "Questo non lo posso fare":
Ovvero, non c'è da spiegarer nulla in materia di convivenza
Tu non puoi lavorare se il gruppo di fianco sta facendo troppo rumore e viceversa.
E la questione è che il bambino incomincia a farsi carico delle conseguenze che lui stesso produce.
Quella creatura che è in grado di dominarsi, che riesce a pensare, a riflettere,
davvero no, non ha bisogno di un limite esterno per poter ottenere ciò che vuole.
Non possiamo pretendere che un giovane possa prendere decisioni consapevoli sulla sua vita, il suo ambiente o il suo paese,
se decidiamo sempre su come deve vestirsi per andare a scuola,
cosa deve imparare o fare nella sua vita...
Questi giovani dovranno decidere in una società
dove le regole si stanno trasformando secondo nuove esigenze,
opinioni e modi di intendere la realtà.
Nello stesso modo potrebbe succedere a scuola,
dove le regole sarebbero funzionali all'apprendimento ai bisogni e ai punti di vista dei bambini.
Per raggiungere questo, è fondamentale ripensare alle gerarchie di potere nella scuola
Perché non ci devono essere gerarchie di potere, ci deve essere un'autorità funzionale,
amministrativa, funzionale, organizzativa, ma non di potere.
Quando tu osi criticare quell'autorità
che si trova lì di fatto, puoi diventare un miglior direttore di un processo.
A volte le chiediamo il parere
ma senza domandarci se si terrà conto di tale parere o no.
Io direi di vedere insieme. Abbiamo un problema e diciamo: " Bene, vediamolo insieme",
"E qual è la tua idea?", "No, vediamo insieme, non affrontiamo questo con la mia e la tua idea".
In natura quello che esiste è la cooperazione
Gli organismi che cooperano con gli altri sono quelli che soppravivono di più.
Gli organismi che credono di poter vivere indipendenti non soppravvivono
Quindi una cosa molto importante è come si comincia a formare cittadini migliori fin dalla scuola
Il concetto di partecipazione, se non si impara nell'aula, già dopo è troppo tardi.
Perché sono loro stessi, attraverso conversazioni o dialoghi che nascono nei momenti collettivi,
che riescono a stabilire qual è il minimo di cui hanno bisogno
per potere coesistere in questo spazio comunitario.
Il coordinatore sarebbe colui che vigila che il curriculum sia completato,
ma tutte le cose piccoline all'interno del curriculum le scegliamo tra tutti.
I bambini devono imparare a lavorare in gruppo, ad ascoltare l'altro,
a accettare idee diverse anche quando sono in disaccordo e non usare la forza
a potere risolvere conflitti, a decidere in gruppo, a concordare...
Io credo che i bambini quando sono sicuri e si sentono rispettati, si trovino in uno spazio in armonia, in equilibrio,
loro in generale non cercano di oltrepassare il limite,
soprattutto quando è stato stabilito da loro stessi come comunità.
Ad esempio, se esiste un problema, assemblea. Nella riunione si discute ciò che succede,
allora non si discute più se va contro le regole, cosa va bene, cosa va male.
Si discute l'azione, si discute la sostenibilità, si discute la reciprocità.
In più ci sono vari momenti durante il giorno in cui ci sono riunioni,
o come le si voglia chiamare, per prendere una serie di decisioni in modo collettivo. In queste i bambini,
che hanno la maturità necessaria per farlo, ed il desiderio di partecipare, partecipano.
Nelle reuinioni noi facilitatori non abbiamo voto, i bambini hanno voce e voto, noi abbiamo solo la voce.
Allora partecipiamo alle riunioni, però quelli che decidono sono loro.
Alcune esperienze presentano governi di studenti con delle strutture molto complesse,
altri hanno riunioni settimanali fin dalle elementari,
e perfino spazi per la riflessione che prendono in considerazione i bisogni ed i conflitti che possono sorgere.
Tutti i bambini prendono delle decisioni sulla loro realtà, le regole, i modi di vestire,
i ruoli che si assegnano tra di loro, proposte educative, progetti curricolari,
e perfino in alcuni casi decidono chi formerà parte dello staff dei maestri...
E' perdere la paura, sforzarsi di equilibrare ancora un po' la bilancia ed avere fiducia
in questo i bimbi e adolescenti hanno molto da dire.
Tutto si verifica in un certo caos, eppure quel caos è un caos costruttivo
dove regna, per dire, un vincolo positivo tra le persone.
Lavoriamo su ruote, seduti su dei cuscini oppure su dei tappeti nel pavimento.
Un po' come anticamente era il senso del circolo, uno spazio dove tutti siamo uguali,
tutti siamo alla stessa distanza, tutti ci possiamo vedere.
I bambini qui, su ogni obiettivo d'apprendimento stanno discutendo,
con delle riflessioni da soli, in coppia oppure in gruppo.
Imparano ad aiutare, s'impara a prendersi cura,
come una forma di vita.
Quindi, c'è una lotta tra due ragazzi: "Vediamo, è successo questo con lui... Che parte hai avuto?
E' come riconoscere che uno è sempre coinvolto in un rapporto.
Mediare perché possano fare questo lavoro tra di loro.
e ognuno assumere la responsabilità della sua parte nel conflitto.
Capire che l'altro, proprio come me, crede di avere ragione
E bene, da tale punto, come ci possiamo capire
Sarà una persona che propizierà la conversazione,lo scambio
e l'affetto per l'altro...per costruire un vincolo che servirà per tutta la vita, a entrambi.
Molte di queste esperienze, sia all'interno che all'esterno delle scuole,
sono costrette a funzionare al di fuori del sistema essendo in esso negate ed escluse.
In alcuni casi i bambini possono sostenere degli esami in modo libero per giustificare il loro apprendimento,
in altri invece, non gli si permette di ottenereuna conferma delle proprie conoscenze.
E' veramente necessario che sia un foglio a dirci che cosa sappiamo?
E' forse un titolo di studio la prova che abbiamo finito con successo la nostra educazione?
C'è forse un'educazione che finisca oppure sia di successo?
Che non abbia a che fare con l'imparare che due più due fa quattro,
ha a che fare con la scoperta della tua vocazione,la tua missione nella vita.
Quando tu hai in chiaro questo, puoi chiudere gli occhi, respirare profondamente e sai dove andare.
L'educazione non finisce mai perché l'essenza della nuova educazione è l'auto-educazione.
Ed il passo finale è che lo stesso alunno si trasformi in maestro.
E chi impara da un impulso interiore, impara
Ed impara anche dall'esterno, si forma un flusso nel quale l'educazione si converte in un entrare ed uscire dal di dentro.
L'alunno non è soltanto colui che riceve, diventa una sorgente..
Allora quell'idea che ci hanno venduto a scuola,
per cui: studi per avere qualcosa, per essere qualcuno nella vita".
L'idea di "studiare per ascendere"
L'idea dell'educazione come unica via di ascesa socio-economica non è del tutto certa.
Pochi decenni fa è sorta una corrente critica verso la scolarizzazione.
Educatori, pedagogisti, sociologi rivendicavano l'educazione fuori dalle istituzioni,
nell'ambito familiare e sociale.
Da queste critiche sono nate le esperienze dell'educazione in casa, educazione senza scuola,
e con il passare degli anni s'iniziarono ad ideare forme d'auto-educazione,
reti di formazione autididatta ed educazione tra pari.
Cerchiamo di far sì che imparino nella vita quotidiana, viaggino con noi, frequentno diverse attività insieme a noi.
di quelle che si chiamano lavorative, dalle quali tante volte bambini e bambine sono esclusi.
Si hanno profitti notevoli, in termini di auto-scoperta,
di riconquista dell'autonomia, della sicurezza personale.
Io lo vedo più sicuro di ciò che vuole, esplora molto di più, studia perchè gli piace imparare.
E pensiamo che il tipo di educazione senza scuola che noi facciamo
sia un tipo d'educazione che potremmo chiamare di auto-apprendimento collaborativo,
o d'apprendimento auto diretto, o d'apprendimento libero.
Comunque, ci sono tante forme d'educazione in casa o educazione senza scuola quante famiglie che la realizzano.
Da esperienze realizzate da educatori e studiosi,
fino a famiglie con credenze religiose e popoli con culture marginali,
Queste esperienze arrichiscono la diversita' educativa e le forme di capire l'apprendimento
Però per questo è necessario che tutte possano esistere e siano libere
Io penso che non si debba obbligare, la liberta' non la si puo' obbligare,
però le si possono aprire degli spazi in modo che siano legittimi.
E se la metà di una nazione vuole l'educazione statale, è bene che ce l'abbiano,
però se l'altra metà non la vuole, non so, che ci siano 30 pedagogie diverse, va bene.
Un nuovo paradigma educativo dovrebbe creare scenari dove ognuno
possa sperimentare e scoprire ciò che gli piace e poi svilupparlo.
Ecco la mia proposta, ciò che dobbiamo fare è descolarizzare la scuola, ovvero:
togliere alla scuola tutto ciò che ha di scolastico, ciò significa
che dobbiamo togliere alla scuola tutto cio' che impedisce agli studenti d'imparare.
Non necessariamente deve avvenire nelle scuole,
questo potrebbe essere in club, proloco, organizzazioni comunali, nelle piazze.
Voglio dire, sono illimitati i luoghi dove questo può essere messo in funzionamento
-Sono adolescenti, per favore. Non bisogna dargli più importanza.
Anch'io a diciott'anni volevo cambiare il mondo, ma non si può...
-No, no, no. Non mi sembra sia del tutto cosi.
A mi sembra che la critica dei ragazzi sia costruttiva.
E' una critica al sistema educativo, non dobbiamo prenderlo come qualcosa di personale, per favore.
Io devo prendere una decisione
Gli lasciamo leggere il discorso oppure no?
Guarda Alicia, io ti dico che se li lasci fare perdi autorità.
Non possono fare cosa vogliono, non possono. -Comunque col tempo i ragazzi dimenticano.
Parlerò dopo con loro spiegandogli perché non lo possono leggere.
-No, non è così. La questione non è se li lasciamo leggere o no il testo.
Mi sembra che dobbiamo pensare se stiamo dando importanza oppure no a cio' che loro dicono.
Cio' che dicono e' profondo, non e' qualunque cosa.
Guarda, io sono completamente d'accordo con te.
Perché tutti abbiamo letto questo lavoro, e qui ciò che chiedono i ragazzi
e' che ci sia un cambio nell'educazione, una crescita.
Mi sembra, che se noi fossimo capaci di capovolgere le nostre posture
d'ogni giorno. Allora i ragazzi ci prenderebbero più sul serio.
Ed io penso che questo sia un'opportunita'.
Ci si sta cadendo nel palmo della mano.
Se invece non riusciamo a vederla,forse, sarà perché la stiamo sottovalutando.
La domanda sarebbe:
Siamo disposti a cogliere quest'opportunità?
Siamo preparati per questo cambiamento?
"Piano piano si sono tolti di dosso il costume che avevano messo alla scuola tipica;
addolcirono la loro voce e lo sguardo, e si sono seduti fra i bambini per dialogare insieme a loro e per sentirli dialogare."
Non è più il grande maestro presentando la sua lezione magistrale.
Sta semplicemente accompagnando un processo di apprendimento
insieme ad un gruppo di persone che non sanno né più né meno di lui.
L'insegnante deve capire di essere una guida, deve capire che sta seminando, guidando,
spargendo opportunità e pretesti affinché il bambino esplori, lavori e si senta motivato ed interessato.
Perciò per como la vedo io, il termine educazione è confuso, e parte da un presupposto arrogante.
Ad esempio, educare proviene da "educere", che significa tirare fuori.
Se io sono l'insegnante voglio che il bambino tiri fuori qualcosa, tiri fuori il meglio di sé,
però anche questo è arrogante perché io... sto come facendo violenza tirandoti fuori il meglio,
facendotelo tirare fuori con la mia educazione..
Io propongo prendersi cura invece d'educare. C'è un solo modo, o ti prendi cura oppure sei negligente
Esistono molti modi d'educare, non invece di prendersi cura.
La capacità di accettare il flusso della vita, poiché questo è la vita, non è altro,
e non avere invece l'intenzione d'insegnare ad ogni momento...
Una buona strada è abbandonare l'onnipotenza che normalmente hanno
i docenti perché credono di portare qualcosa da insegnare agli alunni.
C'è bisogno di fare un gran lavoro d'umiltà,
e di osservazione,
per poter percepire ogni bambino nel proprio processo
e stare ben attenti a non diventare un ostacolo per lui.
La chiave non si trova nei materiali, le risorse, le metodologie,
i contenuti oppure i curriculum e programmazioni.
Se non che nella forma, nella relazione.
Nelle persone ed il loro modo di vedere l'educazione,il loro modo di capire la vita, l'infanzia e l'apprendimento.
Possiamo preparare mille docenti, ed investire milioni in materiali e nuove tecnologie,
però il segreto rimane lo sguardo d'ogni essere umano verso gli altri, ciò che fa e quello che è.
Aprire il proprio cuore incondizionatamente e parlare con chiarezza.
Solo di questo hanno bisogno i bambini e da qui in poi c'è la comunicazione...
Quello che sentono da te attraverso la verità, loro l'ascoltano.
Un insegnante che non cambia il proprio atteggiamento, che non crede in quello che sta facendo, difficilmente ottiene risultati.
Il principio base di ogni cambiamento è mettere in discussione le proprie credenze, e questo ci fa paura.
E' chiaro, io non posso cambiare se conservo ciò in cui credo
e così, in un certo senso, sia pure in modo simbolico, devo morire
il mio modo di vedere la vita deve morire per poter migliorare.
L'apprendimento è una trasformazione continua
e difficilmente potremo sostenere e collaborare all'apprendimento altrui
se non impariamo per conto nostro, se non affrontiamo il cambio interiore
della nostra storia personale, che ci condiziona.
e la pedagogia logosofica si basa su questo, che è qualcosa di naturale
Non si può offrire ciò che non si ha, perciò tutto quello che si vuole insegnare
deve essere sostenuto dalla propria esperienza, dalla propria vita.
Coloro che insegnano provengono da un'educazione repressiva
per cui i maestri a scuola non sanno come gestire le proprie emozioni
e per questo, non possono insegnarle
Il punto è che ogni generazione ha una responsabilità, una responsabilità essenziale, secondo me
che è offrire l'esempio con quello che fa nella vita, essere esempio di una vita più completa possibile.
Anche gli educatori, quando studiano vengono convinti che l'educazione sia così
in questo modo non sviluppano la capacità di mettere in discussione l'educazione,
però non sono felici, hanno difficoltà e non gioiscono del loro lavoro.
E' molto importante cominciare ad osservare, cosa sto sentendo mentre sto educando
Mi sento tranquillo o vivo un conflitto?
Il cambiamento degli insegnanti, esattamente come per i genitori, è scoprire il proprio essere
il proprio potenziale, è riscoprirsi oltre le credenze e l'educazione che hanno ricevuto.
Questo implica un lavoro interiore assai grande, tremendamente grande.
E soprattuto è un percorso di auto-conoscenza
un maestro per essere maestro deve trovarsi continuamente in un processo di auto-sviluppo
Un lavoro molto profondo
di sensibilità, di coscienza, di armonia,
di allegria, per poterti definire maestro.
Perché se il docente ha paura del domani, se il docente continua a dubitare delle proprie capacità
non potrà orientare il bambino
Se nell'educazione non sei davvero felice, non stai educando.
Quindi anche il docente deve ripensare con amore a tutto ciò che ha vissuto fino a questo momento
proprio per rivoltarlo e trasformarlo.
Quando si ci immedesima con i bambini si finisce la lezione ringiovaniti,
e invece di andarsene stanchi da scuola,se ne esce con un sacco di energia.
C'è chi vuol essere maestro perché ha voglia di giocare,
e chi vuol essere maestro perché ha voglia di abbracciare,
e chi vuol essere maestro perché ha voglia di imparare dai bambini,
Io penso che essere maestro sia davvero un privilegio in questa vita, perché
è come infilarsi in una forgia tutti i giorni, ed uscirne ritemprati...
Devi essere molto, molto cieco per non approfittare di questa opportunità di crescita che hai,
perché offre il contatto con la vita stessa, è come stare in mezzo alla natura incontaminata.
Però come può un docente trasmettere felicità e autorealizzazione se il sistema lo considera un numero?
Ciò che la scuola fa ai bambini, lo fa anche con gli insegnanti,
per mezzo di premi e punizioni, punteggi, limitazioni e burocrazia.
E quando noi diciamo che i bambini devono crescere in libertà,
vale anche per i docenti.
Il docente deve recuperare il proprio ruolo.
Non sarà lo stato a concederglielo, ma dovrà riprenderselo.
Di fatto questo implica, per esempio, che in questa scuola non ci sia un dirigente.
C'è una direzione collettiva, gli insegnanti si devono mettere d'accordo.
Non si scaricano colpe su nessuno, se una riunione non è fruttuosa è responsabilità di tutti,
perché non c'è un capo, un dirigente o qualcuno che decida.
In pratica, tutti i giorni, dopo il lavoro, ci riuniamo
e stiamo insieme più o meno un'ora e mezza o due, durante le quali parliamo dei temi del giorno.
Io non credo che questa esperienza potrebbe funzionare se non ci fosse dietro questo lavoro, vero?
Non solo ci riuniamo ogni mattina, ma tutti i giorni ci troviamo anche a pranzo
per parlare dei bambini, fare una valutazione del giorno in generale e di ognuno dei gruppi
o esaminare un tema specifico se si fosse presentata qualche situazione particolare da affrontare.
Educare è un'incombenza tanto complessa
che uno non può farcela da solo, è un lavoro di equipe.
In un'educazione veramente democratica i bambini prendono decisioni sul loro apprendimento,
i genitori sono liberi di decidere e partecipare nell'educazione dei propri figli
e i maestri decidono il percorso che vogliono affrontare in ogni aula, in ogni scuola.
Solo in questo modo possiamo assicurarci che l'educazione risponda direttamente
alle necessità di ogni persona, famiglia e comunità.
Facendo questo non c'è una ricetta perfetta, un metodo valido per tutti,
ma tante proposte quante esperienze libere ed autonome ci siano.
A me, come insegnante, molte persone, amici, amiche, domandano: Qual è la migliore scuola?
Qual è il miglior sistema?
Ed io semplicemte rispondo: "Vedete, dove c'è amore, c'è rispetto,
e dove c'è rispetto c'è la possibilità di creare perché c'è dialogo."
Quindi si tratta di un'istituzione dove si possa veramente amare l'altro,
e amare significs accettarlo nella sua diversità, dove c'è amore c'è rispetto.
Molte di queste proposte pedagogiche, hanno avuto inizio da questo e da qui hanno prodotto
un discorso molto coerente.
Però a mio modo di vedere hanno commesso un errore molto comune in noi esseri umani
hanno creduto di trovare la verità.
Non è importante inventare un'altra pedagogia e un'altra e poi un'altra,
bensì adeguare la pedagogia al momento culturale, a questo gruppo di bambini,
a questo gruppo di docenti.E così... gioiamo della pedagogia.
Deve seguire il suo istinto,
e non continuare a fare quello che stava facendo semplicemente per inerzia.
Che si dimentichi tutto quello che ha appreso, tutto quello che gli hanno detto, e tutti i concetti che gli hanno detto
e che si metta in contatto con il suo cuore. e che ogni volta veda un bambino,
si ricordi quando era un bambino e si ricordi che quello che gli piaceva di più era giocare
e quello che più desiderava era che gli sorridessero, e quello che più desiderava era che gli facessero il solletico,
e si metta in contatto con questo essere umano direttamente col cuore.
Onestamente credo che l'educazione sia questione di persone,
più che di pedagogie... Lo fa la persona.
- Michela, ho dovuto lasciare il lavoro e venire fino a qui per una simile sciocchezza.
- Non è una sciocchezza per me.
- Non so perché mi avranno chiamato.
- Non so mamma, alcuni ragazzi volevano leggere una cosa e alla fine non gliel'hanno permesso
- Tu avrai tutti buoni voti, vero?
- Sí mamma. - Bene.
- Ti devi diplomare. Come credi di poter entrare all'università?
- E chi ti ha detto a te che voglio andare all'università?
- Bene Juan questo è finito.
Tu hai il tuo futuro già assicurato...
Così che, adesso vai in vacanza, goditi la spiaggia...
"Gli ideali non hanno spazio nell'educazione perché impediscono la comprensione del presente.
Non c'è dubbio che possiamo prestare attenzione a quello che è,
solo quando smettiamo di fuggire verso il futuro."
La famiglia è tutto,è da dove veniamo, è il principio di tutto,
il luogo che ci accoglie. La famiglia è importantissima.
La pedagogia sistematica dice che i protagonisti dell'educazione sono i genitori,
quindi una scuola che sia poco in contatto con le famiglie è una scuola che tende a chiudersi in se stessa,
e per tanto a riprodurre meccanismi di relazione e apprendimento
che sicuramente sono svincolati dalla realtà di ciascuno alunno.
Senza il coinvolgimento dei genitori e delle famiglie in generale, non può esserci un valido progetto.
La famiglia non ha colpa dei brutti risultati scolastici, come dice la scuola stessa
la famiglia è responsabile di tutta la vita della persona che sta crescendo
E' determinante nello sviluppo di un essere umano
perche' tu puoi fare tutto un lavoro di sensibilizzazione, di rispetto, di riconoscimento dell'altro,
ma se il bambino arriva a casa e il padre appena lo vede non gli dà importanza
o quando lo fa è per rimproverarlo, sgridarlo, ordinargli,
Cosa resta al bambino?
Anticamente i bambini imparavano nelle loro case, lavorando con i genitori,
nelle faccende quotidiane, giorno dopo giorno.
Imparavano tutto condividendo con i genitori e la comunità.
La scuola doveva affiancare questo processo.
Però molte famiglie hanno perso la fiducia in se stesse
la fiducia nel fatto che l'istinto avrebbe suggerito come crescere ed educare un figlio.
Come è stato fatto per migliaia di anni
Sembra che i genitori pensino che crescere un figlio sia una professione,
ovvero che io, per allevare il mio stesso figlio dovrei studiare, dovrei sforzarmi,
e siccome, in fin dei conti, probabilmente finirei per farlo male, nonostante i miei sforzi,
allora tanto vale che direttamente lasci il bambino in mano a un professionista,
a un pedagogista, a un pediatra, a uno psicologo ma non è così
Gli unici che possono tirar su bene i figli sono i genitori
Avere figli è un'opportunità incredibile,è un regalo, sinceramente è un regalo.
Ed è triste che nel mondo civilizzato normalmente ciò che si fa è allontanarli.
Li portiamo presto a scuola, ci sono madri e padri che vedoro il bambino un'ora al giorno.
E questo, com'è possibile? Come possiamo aspettarci qualcosa di meraviglioso da questo?
Vediamo, i bambini hanno bisogno di stare con i genitori,
il bambino stabilisce un rapporto affettivo molto forte, con una persona che di solito è sua madre,
e soffre molto quando si separa da questa persona.
Sta peggio quanto più è piccolo e quante più ore consecutive è separato da lei.
Si accorge che noi genitori l'abbiamo parcheggiato lì |nmentre stiamo facendo cose interessanti,
o stiamo lavorando, intanto loro sono lì confinati perché non rompano le scatole,
e questa è una sensazione che hanno spesso, non capiscono certo che cosa possano impararne.
Rispetto a questo, diciamo che nemmeno asili-nido di categoria hanno fatto niente di buono.
E' il fatto di separare così presto il figlio dalla madre, è questo,
Che cosa, chi, quale ricerca difende questo?
Noi dovremmo stare con le nostre famiglie, le scuole non avrebbero senso,
dovremmo trovarci a giocare con i nostri amici,
con la nostra banda, fra virgolette, imparando a conoscere il mondo
La pressione sociale, le estenuanti giornate lavorative, il bisogno di non sentirci esclusi,
ci portano, giorno dopo giorno, a prendere delle decisioni senza chiederci se veramente sono, per noi stessi, logiche o coerenti,
senza pensare a come ci sentiamo.
Io credo che i bambini siano lo specchio della società in cui viviamo e se fossero ben trattati
si dovrebbe notare. Ma questa società non ha cura dei bambini perché nemmeno ha cura di se stessa.
Loro sono il nostro specchio.
Quando un bambino torna a casa da scuola, la domanda dei genitori è: Che hai fatto?
E come è andata? Che hai imparato?
Però la domanda che normalmente non facciamo mai è Come ti sei sentito oggi a scuola?
L'idea più rivoluzionaria che esiste è tentare di far diventare le persone felici.
Quando una persona è felice, ha voglia di condividere la sua felicità con l'altro,
Ha voglia di condividere quest'amore con l'altro, e ha voglia di aiutare e cooperare con l'altro.
Però per questo la persona deve stare bene con se stessa.
Se io dico a mio figlio sii felice, sii felice. Però sono risentito
perché i miei genitori non mi hanno insegnato questo,
mio figlio non potrà imparare veramente quello che è essere felici,
perché non lo starò dimostrando.
Quando una persona sta bene con se stessa?
Sta bene con se stessa quando è capace di prendere suo padre e sua madre,
e dire "Si, questo è mio padre e questa è mia madre, tenendo conto di tutto quello che è successo io sono in pace con il mio passato.
Io non sono in lotta contro niente, non voglio difendere, né dimostrare niente a nessuno,
non devo costruire nessun tipo di identità falsa,
sono maestro, sono psicologo, sono tale, no, io semplicemente sono."
Che cerchino di ricordare il piccolo bambino che essi furono,
e che ricordino che quello che era più importante per loro era vedere negli occhi dei genitori amore incondizionato,
accettazione totale,
e che guardino i propri figli realmente con occhi con occhi di scoperta,
e che non solo scoprano il bambino ma che anche scoprano
il mondo attraverso gli occhi, le mani, del bambino.
Penso che lì, scopriamo l'autentica maternità e paternità.
Poi io gli direi che guardino ai loro figli o se non hanno figli che guardino i bambini,
che osservino un tempo i bambini con il cuore,
e con questo è sufficiente... per decidere...
Dunque lei dia quanto più può di attenzione, giochi, si metta a terra con lui,
partecipi con lui quanto più è possibile, lo renda partecipe ai suoi compiti,
che impari le cose della casa, però secondo la sua volontà e come un gioco.
Per quanti metodi buoni possiamo avere, il bambino ha bisogno prima di tutto di amore ,
vicinanza, sentirsi curato, protetto, tanto più piccolo quanto più protetto.
E dopo da solo può proteggere gli altri e prendersene cura.
è dire, prima si deve attaccare per staccarsi.
Credo che come madri e i padri,
stiamo ritornando ad essere gli educatori che siamo stati in alcun momento.
Più che andare e scegliere per tu figlio un luogo dove pare che te lo educheranno.
Stiamo dicendo "Vediamo, no, un momento, no? questo non lo accetto."
E credo che inoltre debba nascere da là, non viene da un'autorità.
questo è qualcosa che semplicemente a livello personale, devi lavorare per raggiungerlo.
La nostra storia sociale, culturale e personale ci ha portato a questo momento.
Adottiamo e creiamo una grande quantità di obiettivi ed aspettative, che probabilmente non sono nostre,
ma del mondo che ci circonda:
la miglior scuola, la migliore università, titoli, prestigio, denaro.
ci ha fatto dimenticare quello che cerchiamo veramente.
Che cercano? Cercano che il proprio figlio abbia un titolo specifico? Per cosa?
Per cosa mi trovo in questa ricerca del sapere? Cosa sto cercando? Che tipo di conoscenza cerco?
Una conoscenza che porti il bambino a raggiungere un risultato? Da che punto di vista?
Mio figlio dev'essere come io voglio che sia, o deve raggiungere quello che io non ho mai potuto raggiungere,
tutto questo è molto egocentrico.
Sto educando perché si sappiano adattare alla società che gli toccherà vivere, il che sarà difficile
O sto educando per fargli rilevare criticamente ciò che gli piace, ciò che gli dispiace,
e nel loro lavoro quotidiano, lavorino per migliorare questa società?
Perché un bambino è dotato d´un mondo cosí fresco che inevitabilmente va a mettere in discussione il mio,
Perché per lui tutto è nuovo. Per lui non c'è nulla di vecchio.
Fidatevi dei vostri figli, loro sanno molto di più quanto voi crediate,
perché a volte le persone che più limitano i nostri figli,
siamo noi genitori, e dopo ne soffriamo.
Quello che cerco di trasmetterti è che è così bello prendersi cura di un figlio
per tutto quello d´inaspettato che ha, per tutto il misterioso, per tutti i problemi che ci porta,
è bellissimo perché questo è un'opportunità di crescita immensa.
Liberiamoci delle nostre aspettative, lasciamo da parte ciò che il mondo pretende dai bambini,
ciò che la cultura si aspetta di ciascuno di noi.
Rispettate i bambini,
dategli l´opportunità di svilupparsi come loro si sviluppano,
non come noi di adulti vogliamo o pensiamo che dovrebbe essere,
ma come loro possono farlo.
Gli ideali e gli obiettivi che abbiamo sui bambini non ci permettono di vedere chi sono veramente.
e cos'è ciò di cui hanno bisogno ... non domani o in parecchi anni ... ma oggi.
C´è soltanto una cosa che sia veramente importante.
É l'amore che noi possiamo dare ai bambini.
Se vogliamo una società diversa,
l´unica cosa che vereramente dobbiamo fare,
è amare i bambini, in modo che loro imparino ad amare gli altri.
La conoscenza verrà da sola, i risultati del mondo vengono da soli,
ma un bambino che non è stato amato, difficilmente imparerà ad amare.
- Questo è ciò che hanno scritto alcuni colleghi da leggere alla fine dell'anno, ma non gliel' hanno permesso.
A me sembra che sia importante, quindi, mi piacerebbe leggerlo.
"Al giorno d'oggi l'educazione è proibita.
Molto poco di quello che succede nella nostra scuola è veramente importante.
E le cose importanti non si annotano in nessun quaderno e in nessuna cartella.
Come incontrarci con la vita?
Come affrontare le difficoltà?
Non lo sappiamo. Non ce lo hanno insegnato."
"Parlano tanto di educazione, progresso, democrazia, libertà, un mondo migliore...
però niente di tutto ciò accade nell'aula.
Ci insegnano a stare lontani gli uni dagli altri e a essere in competizione per cose che non hanno valore.
Genitori e maestri non ci ascoltano.
Non ci chiedono mai la nostra opinione.
Non hanno idea di quello che sentiamo, che pensiamo o che vogliamo fare.
Non sarebbe meraviglioso poter scegliere giorno per giorno di andare a scuola?
Che sia una scelta nostra, non dei nostri genitori?
Che la scuola sia un posto bello, dove godere, dove giocare,
dove essere liberi, dove scegliere cosa imparare e come impararlo."
Esistono moltissime esperienze che hanno avuto il coraggio di trasformare le strutture della scuola.
Esperienze di educatori che osarono pensare la scuola da altre premesse
Molte di queste si sono trasformate in metodi formali,
altre lavorano da spazi comunitari e popolari,
alcune hanno scelto di continuare l'esperienza in forma privata
e molti altri lo fanno dentro le aule della scuola pubblica.
Questi esempi sono prove viventi del fatto che gli schemi tradizionali della scuola
possono essere reinterpretati e modificati
Ci sono esperienze in qualsiasi classe e gruppo sociale
dove ci sono stati educatori con l'intenzione di cambiare.
Educazione Attiva, Popolare, Libertaria, Cooperativa, Libera, Ecologica, Democratica, Olistica,
Etnica, Educazione senza Scuola, Educazione in Casa....
In misura più o meno grande, tutte queste esperienze puntano a pensare l'apprendimento come una crescita continua,
come lo scambio vivo tra l'individuo i suoi pari, il suo ambiente e la sua comunità.
Una Educazione Viva...
"Che ci insegnino che le cose possono essere diverse.
Questo è l'esempio che ci devono dare.
Le loro aspettative sono loro, non sono nostre.
E nel tempo che continuano ad averle, continuiamo a fallire."
Questo film espone una parte delle idee che abbiamo incontrato,
abbiamo visitato alcune di tutte le esperienze che esistono, e solo poche le conosciamo in profondità.
Non esiste una sola forma, non esiste il miglior modello.
La vera diversità esiste quando si rispetta e sperimenta la diversità in tutte le sue dimensioni
Tutte queste esperienze sono di valore perchè sono frutto di persone che dedicarono la loro vita all'apprendimento.
Ci sono disaccordi e coincidenze, ma senza dubbio tutti contribuiscono al miglioramento dell'educazione
Abbiamo bisogno che le vostre idee e pratiche escano alla luce,
poter conoscere i vostri contributi, storie, richezze e limitazioni.
Condividere risorse, scambiare visioni e costruire uniti un nuovo paradigma educativo.
"Per tutto questo, diciamo BASTA.
Basta di decidere per noi,
basta di qualificarci,basta di imporci.
Né le scienze, né gli esami, né i titoli ci definiscono."
- Siamo qui per questo, per parlare, per condividere le nostre idee.
- Imparare che le cose si possono cambiare.
"Noi decideremo cosa vogliamo essere, fare, sentire, o pensare.
Oggi più che mai, esistono le risorse per che queste esperienze si moltiplichino e si diversifichino.
Esiste la possibilità che la scuola si incontri di nuovo con l'educazione,
che sia uno spazio costruito e gestito da tutta la comunità,
que responda a las necesidades de las personas y su entorno.
Crediamo che l' educazione è proibita
Non per colpa della famiglia, non per colpa dei ragazzi, non per colpa dei docenti."
L´Educazione la proibiamo tutti.
Ogni volta che scegli di guardare dall'altra parte, invece di ascoltare.
Ogni volta che scegliamo la meta, invece del percorso.
Ogni volta che lasciamo tutto uguale, invece di provare qualcosa di nuovo
Questo film è un invito all'incontro con l'educazione al di là dei muri della scuola che tutti conosciamo,
un invito a pensare ad altre forme di apprendimento
a conversare e dibattere sulle nostre pratiche scolastiche ed educative.
- Che tu sia docente.
- Che tu sia alunno.
- Che tu sia genitore, chiunque tu sia, aiutaci.
- L'educazione deve avanzare.
- Deve crescere,
- Deve cambiare.
Incontrarci con gli altri, conoscere e esplorare le loro esperienze,
scambiare idee e portarle alla nostra realtà.
Questa è la nostra proposta e inizia oggi stesso.
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