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Precedentemente a Loving The Alien
In altre interviste hai descritto il tuo suono come
oscuro e fantasma con un pizzico di funk.
Sei sicura che sono stato io a dire questo?
Sicursissima.
Beh, sono suoni nei quali ci gravito.
Marc, per esempio tende a gravitare più
verso i cartoni animati… non lo so…
e a volte mi attraggono i cimiteri… non so… cose strane.
Verso quale direzione si dirige il suono di Magda?
Prince!
Abbiamo determinato precedentemente
che lei è Prince e io sono industriale.
Cosa?!
Salve Terresti. Il mio nome è STEEL5000 e state vedendo Loving The Alien.
Questa notte, dal nostro nuovo quartiere generale di New York
siamo orgogliosi di stare in contatto con una leggenda spaziale.
Guideremo la nostra nave spaziale verso la città della Techno.
Per perderci nei stradoni della mente
di uno dei più grandi pionieri della musica elettronica.
Il creatore di quel suono che amiamo, chiamato Techno.
Cybotron, Model500, Infiniti...
Signore e signori il solo ed unico
Juan Atkins.
Salve Juan.
Iniziamo?
Molto bene.
So che ti stai tenendo per te, le migliore storie per “Juan Atkins, il film”
Suona bene “Juan Atkins, il film”,
ma… potresti raccontarci un po’ riguardo la tua infanzia?
Cosa vuoi sapere?
Ricordi il giorno in cui tua nonna ti insegnò cosa può fare un Hammond B3?
Si, certo me lo ricordo.
Mi ricordo quell’organo Hammond B3 molto bene…
e mia nonna lo sapeva bene come suonare quell’organo.
Un giorno stava suonando il suo Boogie Woogie. Mi sa che io stavo in terza elementare o qualcosa del genere...
o seconda elementare... forse 7 o 8 anni
e mentre lei iniziò a suonare il suo Boogie Woogie, io ho pensato “Wow!”, la mia mente è volata...
L'Hammond è un organo elettrico classico inventato da Laurens Hammond nel 1933, ed è iniziato a commercializzarsi nel 1935.
È considerato il primo syntetizzatore, l'organo Hammond utilizza la sintesi additiva delle forme d'onda armoniche per generare i suoni.
Nonostante ci siano stati moltissimi organi Hammond, l'Hammond B-3 (c.1955) è il più conosciuto, per il miglior suono e perchè era il più portatile di quei tempi.
Sai cos’è grazioso? Che lei non mi abbia mai dato lezioni.
Ero così impressionato da come suonava, che sono rimasto incantato da quell’organo...
e si convertì in una specie di passatempo quando tornavo da scuola....
dopo aver finito i compiti, ovviamente.
Ricordo che mi sedevo lì per ore e iniziavo a fare tutti i rumori possibili...
non riesco a capire come potevo sopportare tutto quel rumore,
perché l’unica cosa che facevo era fare rumore.
Rumore?
Si.
Sarà per quello che più avanti è stata proprio lei a comprarti il tuo primo synth?
Qual è stato?
Mi comprò una Korg MS-10.
Era un sintetizzatore, più o meno, di questa grandezza.
Monofonico. Potevi suonare una sola nota per volta.
Di solito lei mi portava in un negozio di piani che si chiamava Grinnell's.
Lì vendevano piani e organi e lei ci andava per comprare le sue partiture e per il mantenimento del suo organo.
Lì c’era una camera in fondo, dove c’erano questi nuovi sintetizzatori...
ma era, solamente, una piccola stanza in fondo.
Così ogni volta che lei stava nella parti di fronte facendo le cose sue, io stavo lì dietro
Giocando con il Korg MS-10 ed il Mini-Moog.
Mi sa che era Natale o il mio compleanno quando stavamo nel negozio e sono riuscito a convincerla a comprarmene uno.
Un Korg MS-10, due giradischi e un mixer a quattro canali.
Cosa si può fare con tutto questo?
Oh... puoi cambiare il mondo!
Puoi iniziare la tua rivoluzione musicale.
Juan, eri solito mostrare la tua solidarietà con la Midnight Funk Assosiation?
Accenderesti le luci del porche?
Sì!
Se ti trovassi alla guida, suoneresti il claxon e abbaglieresti in giro?
Sicuramente ho fatto tutto questo.
Nell’acqua... schizzeresti?
Abbagliare, schizzare nella vasca...
suonare il claxon...
credo che in qualche modo noi aiutiamo a sviluppare molte di quelle cose per
la M.F.A. come lui la chiamerebbe, la Midnight Funk Assosiation,
Noi eravamo soci con la tessera della MFA.
La stazione radio era in viale Jefferson che è una delle strade principali.
Parallela al fiume e verso la fine della strada c’era un parco, la Bella Isle Park.
Quindi i week end, e specialmente durante l’estate, la gente girava molto per quella strada.
C’era così tanto traffico che era quasi impossibile percorrerla.
La stazione radio stava lì, giusto all’inizio della strada...
quindi quando Mojo iniziava il suo programma mi capitava di rimanere imbottigliato nel traffico,
rimanevo paralizzato totalmente nel traffico...
quindi è stato qualcosa di grande per molto tempo.
Hai iniziato a suonare musica con il nome di Cybotron.
Raccontaci del tuo compagno, Rick Davis,
in quel giovane progetto.
Conobbi Rick Davis, appena uscito dal liceo, nel mio primo anno d’università.
Lui era un “sintetista elettronico” ...
Lui si definiva così.
Suppongo che anch’io lo sia...
è stato lui ad introdurmi a ciò che è un sequencer o una drum machine...
Lui aveva tutte queste macchine
e prima di conoscere Rick, io pensavo che dovevamo andare a scuola per imparare il procedimento dati...
e infatti frequentai lezioni di procedimento dati,
pensando che dovevo imparare qualcosa al riguardo, per poter fare questo tipo di musica.
Ma quando ho conosciuto Rick, ho imparato… lui aveva un MSQ...
uno dei primi sequencer della Roland... l’MSQ...
Credo che fosse un MSQ-100 e a casa sua ho potuto vedere tutte queste macchine in azione.
Quindi Rick ha ampliato moltissimo le mie conoscenze.
Raccontaci della vostra prima release: “Aleys of yor mind”.
TEXT
“Aleys of your Mind” è stata la prima release che
io e Rick Davis, conosciuto anche come 3070, abbiamo fatto insieme.
Quello è stato il primo disco che abbiamo stampato,
ma credo che sia stata la terza canzone che abbiamo fatto.
Ci sono alcune trace che ancora oggi, non sono state pubblicate...
Plastic Girl...
e altre come Shuttle Flight...
questa l’abbiamo fatta durante l’epoca, nella quale il programma delle navi spaziali, iniziava a svilupparsi.
Quindi abbiamo fatto una traccia che si chiamava “Shuttle Flight”, ma non l’abbiamo mai rilasciata.
Hai mai considerato la possibilità di pubblicare queste tracce?
Non lo so...
forse un giorno...
nel 1985 lasci Cybotron e crei Metroplex,
come una piattaforma per pubblicare il tuo nuovo materiale con lo pseudonimo di Model500 insieme ad altri artisti.
Perché decidi di iniziare questa nuova etichetta, quando avevi già Deep Space Records?
Beh...
queste etichette non hanno mai avuto l’intenzione di convertirsi in compagnie discografiche,
erano più che altro per poter mettere qualcosa nelle discoteche...
per non avere i dischi bianchi
con il titolo della canzone e il nome del gruppo solamente.
Volevamo integrarci con il resto dell’industria discografica.
Quindi bisognava avere un’etichetta.
Quando iniziai con Metroplex non volevo usare di nuovo “Deep Space”
perché “Deep Space” era mia e di Rick,
invece quando iniziai con Metroplex ero soltanto io.
Quella è stata la ragione principale per cui non utilizzai Deep Space,
ma era lo stesso concetto ed infatti, è stata l’esperienza con Deep Space, la ragione per la quale iniziai con Metroplex.
La mia esperienza è stata che
nessuna compagnia discografica in America poteva capire
questo gruppo urbano di periferia
di ragazzi che facevano musica elettronica, mai ascoltata...
non potevano comprenderlo, quindi l’unico modo per far ascoltare la nostra musica
era di pubblicarla da soli.
Durante gli anni 80 tu, insieme ad altri “techno-ribelli”,
come Derrick May, Eddy Flashin Faulkes e Kevin Saunderson,
formate il collettivo di DJs “Deep Sapce Soundworks”,
formate il collettivo di DJs “Deep Sapce Soundworks”,
con il quale fate feste per tutta la città, finché finite nel Music Institute.
Lì, che tipo di lezioni potevi frequentare?
Lezioni nel Music Institute? Quella è una bella domanda. Wow!
Suppongo che la lezione che potevi imparare
decisamente era: esperienza nella nuova musica da ballo...
un’esperienza nella musica elettronica da ballo.
Raccontaci di più riguardo quella discoteca.
Era come... quando passavi la porta, l’entrata era come una specie di tunnel...
Prima d’entrare in sala, e quando attraversavi il tunnel,
era come dire… andare in un’altra dimensione.
Perdevi il contatto con tutto ciò che accadeva fuori dalla porta.
Era esattamente quella la sensazione: svoltavi l’angolo per entrare nella sala
ed era tutto nero... c’era un po’ di vernice sulla parete...
credo che cambiavano quel colore ogni tanto… tutto qui.
Avevamo il miglior sistema audio di tutta la città
e si andava lì per ballare, sudare e spassarsela.
Non andavi lì a bere un cocktail o a socializzare…
Si trattava di andare a ballare e, soprattutto, di sfruttare la musica.
Sui piatti, come definiresti il tuo stile di quel periodo?
Juan Atkins.
Come si è evoluto con la tecnologia e con il passare del tempo?
E’ uguale. Come sempre.
Come aggiustare il tuo orologio?
Si!
E’ vero che quando Derrick May ti ha raccontato che voleva andare a Londra,
per incontrare le persone della Ten Records, tu non eri molto convinto?
Perché?
Io sono quel tipo di persone… come dire: sono uno scettico.
Quindi è stata naturale la mia reazione…
Tutto ciò che Derrick dice…
a volte bisogna placarlo un po’.
Forse quella è stata la mia maniera per fargli mettere i piedi a terra.
Derrick tende ad eccitarsi, può essere buono, ma a volte bisogna tranquillizzarlo un poco…
quindi probabilmente quella è stata la mia maniera di tranquillizzarlo.
Il risultato del viaggio di Derrick, è stata la compilation:
“Techno! The New Dance Sound of Detroit”,
che inizialmente si doveva chiamare: “The House Sound of Detroit”.
Eri cosciente dell’impatto che avrebbe avuto nel futuro?
È stata una decisione cosciente fino a un certo punto…
quando l’album stava prendendo forma nella mia testa…
forse ha a che vedere con la mia reazione al primo progetto,
perché dentro la mia testa sento “The House Sound Of Detroit” ed è come...
ho sempre saputo che ciò che stavamo facendo era il nostro movimento.
Aveva a che fare con il futuro...
non era ritornare indietro o…
imitare qualcos’altro...
“The House Sound Of Detroit” suonava come il fratello minore di Chicago
ed io non ero d’accordo. Non potevamo essere i fratelli minori di Chicago.
Quindi gli ho presentato la traccia “Techno Music” per l’album...
e per fortuna, hanno fatto ciò che volevo:
Cambiare il nome all’album.
Un successo!
È vero che ogni Roland TR 909 ha il proprio suono e la propria personalità?
A quei tempi non tutti avevano le proprie drum machine o tastiere,
tutte queste machine circolavano tra di noi...
c’erano un paio di 909s e 808s che qualcuno...
per esempio: se lasciavo la mia macchina a...
Martin che era un vero tecnico, lui le apriva e le modificava.
Quindi quando me la restituiva...
qualcuno aveva modificato il suono.
Infatti molti fabbricanti come Roland, non ti dicevano che avevano lasciato cose da smanettare…
era una specie di secreto, dovevi essere un vero e proprio tecnico per aprirle e modificarle.
Perché la prima cosa che ti dicono quando compri uno strumento è “NON APRITELO”,
almeno che tu non sia un tecnico autorizzato...
Ma sai... ti metti il tuo cappellino da servizio tecnico autorizzato e ti infili dentro.
Viaggiando per l’Europa ti ritrovi nello studio con Moritz Von Oswlad.
Raccontaci la tua esperienza, lavorando con il produttore tedesco.
Ciò che più mi ricordo di Moritz... e non solo di Moritz, ma anche di Thomas Fehlmann e di Mark Ernestus.
Loro erano una specie di collettivo...
Insieme hanno formato Basic Channel e l’etichetta Chain Reaction...
ricordo che sono venuti a Detroit un paio di volte
e andavano nei “pawn shop” per comprare qualsiasi sturmento fosse disponibile...
come vecchie tastiere e drum mahcines…
mi domandavo cosa ci facevano con tutte quelle cose, finché ho capito, finalmente, che se li portavano a Berlino
modificandole aggiungendoci le interfacce MIDI;
permettendo a questi strumenti, che non avevano MIDI, di comunicare.
Sono riuscito a convincerli a fare una sessione insieme... ma non ho dovuto convincerli, è stato un’evoluzione naturale.
Avere l’opportunità di lavorare con loro, diversamente da come lavoravamo a Detroit…
noi avevamo il nostro metodo per sincronizzare gli strumenti, ma quando arrivò il MIDI…
loro modificavano tutte queste macchine, così potevano comunicare tra di loro tramite MIDI, ed è stata un’ottima esperienza.
MIDI, acronimo di Musical Instrument Digital Interface
MIDI pemette a una gran varietà di strumenti elettronici, controllers, e computer di comunicare tra di loro.
Originariamente concepito come Interfaccia del Sintetizzatore Universale da Dave Smith e Chef Wood, grazie ai loro incontri con Tom Obrheim e Ikutaro Kakehashi (Roland).
Smith propose gli standard alla società di ingegneria audio nel 1981.
Per 2 anni lo standard venne discusso e modificato dai produttori di sintetizzatori, rinominandolo Musical Instrument Digital Interface.
Nel 1983 l'introduzione del protocollo MIDI rivoluzionò l'industria Musicale.
Cosa ci puoi raccontare della tua relazione con il Tresor?
Il Tresor è Dimitri Hegmann,
che è il padrone di Tresor e ricordo che la prima volta che vidi Dimitri…
Avevo sentito storie riguardo il Tresor.
Il Tresor è stato il primo club Techno di Berlino.
Questo è stato agli inizi degli anni 90.
Il club aveva una grande reputazione in tutto il mondo…
Tra di noi dicevamo: “quando andrò in Germania voglio suonare al Tresor...”
quindi avevano questa reputazione e Dimitri personificava questa reputazione.
Lui girava con i suoi stivali Brogan e il suo giacchetto dell’est Europa con il collo di pelle...
wow... e ciò che sentivi della Germania era così…
ma dopo un periodo, dopo aver conosciuto Dimitri, mi sono reso conto che era un orsetto di peluche…
ma aveva quell’attitudine, questo stile…
Il Tresor è stato il primo luogo dove ho suonato in Germania la prima volta che ci sono stato.
Mi sono sentito a casa, è stata una bellissima sensazione,
perché le persone che andavano al Tresor avevano la stessa attitudine di quelle che venivano al Music Istitute.
Sentivo una sensazione molto simile, lì.
La partita di ping pong della musica elettronica tra gli USA e l’Europa andava avanti da decenni,
ognuno ricevendo dall’altro, e innovando, prima di rilanciare.
Oggi, la pallina dov’è?
Di chi è la rimessa?
L’oceano non è più così grande come una volta…
Le line che dividevano I paesi e le culture si sono sfumate.
Quindi non credo che sia USA contro Europa… o vice versa, oggi siamo tutti la stessa cosa.
Pianeta Terra?
Sì...
Credo... io credo che…
sai che oggi si sta parlando molto di viaggi nello spazio e nel tempo.
Oggi hanno scoperto questo nuovo pianeta non molto lontano
e sembra che l’universo successivo non sia poi così lontano come pensavamo.
Io credo che stiamo per scoprire qualcosa… e forse durante il nostro periodo di vita,
saremo capaci di relazionarci con altri tipi di vita.
Quindi ora è pianeta Terra contro l’Universo.
Che musica pensi stiano ascoltando in altre parti dell’universo?
Chi lo sa… forse stanno ascoltando EDM.
Parlando di EDM ...
Cosa pensi riguardo ciò che chiamano “Electronic Dance Music”?
È grazioso… sai? Perché lo dicevo in un programma radiofonico.
Ho vissuto in California per 5 anni, a Los Angeles.
Conducevo un programma radio chiamato “The Future”;
in una stazione che si chiamava “Streets Radio”. La mia trasmissione radio si chiamava “The Future”
ed ero io a parlare e a mettere tracce,
mischiando un po’ ed ogni tanto mettevo qualche mix dei miei amici di Detroit.
Era una radio pirata di Los Angeles.
Ciò che era molto grazioso... è che era nel 2002 o 2003…
uno dei miei motti era: “questa è la miglior Electronic Dance Music del pianeta.”
Lo dicevo spessissimo…
invece ora è diventato un termine così popolare… invece quando lo dicevo nel mio programma radio del 2002…
Tu sei l’oracolo dei generi musicali!
Una descrizione a pennello!
Ho cercato un modo per definire me stesso
ed è esattamente ciò che cercavo. Grazie.
Prego.
Lo avete sentito qui per la prima volta.
Oggigiorno, come hai impostato il tuo studio?
Te lo spiego in questa maniera:
L’ultima traccia che ho pubblicato si chiama “Control” ed è uscita nella R&S Records.
L’ho fatta con il portatile, interamente.
Che tipo di musica ti piace ascoltare fuori dallo studio?
Mi piacciono tutti i generi musicali...
La verità è che odio categorizzare la musica… perché è come mettere etichette.
Credo che per tutti coloro a cui piace la musica….
è difficile etichettare… quando senti qualcosa...
perdiamo più tempo categorizzandola invece di goderla.
Credo che quando non ci pensiamo migliora l’esperienza nell’ascolto.
Allora essere l’oracolo dei generi musicali è una maledizione.
Io non direi questo perché è come...
quando usciamo da quella porta dobbiamo scendere tre piani di scale...
quelle scale non scappano.
Bisogna scendere o salire quei tre piani di…
o puoi saltare
Beh... sì... potresti saltare...
ma non te lo consiglierei se vuoi essere viva quando scendi...
ciò che voglio dire è che ci sono certe cose, con le quali dobbiamo lottare.
È come la definizione che m’hai dato dell’oracolo, devo accettarlo.
Certo... ognuno deve accettarsi per chi è,
con tutti i difetti.
La musica ti fa perdere il controllo?
Mi suona come il testo di qualcosa...
Nell’anno 2005 Missy Elliot fece uscire l’hit dell’estate “Loose Control” con un sample di “Clear” di Cybotron.
Come ti ha fatto sentire quando hai ascoltato il tuo lavoro in tutte le radio dopo 23 anni?
Beh lei non è stata la prima artista... ma è stata una delle più famose ad essere arrivata nei primi numeri delle classifiche,
ma per esempio “Baby Got Back” di Sir Mix A Lot,
quella era una delle mie tracce più vecchie, era un sample di “Technicolor”.
Per me è stata la conferma che ciò che stavo facendo durante tutti quegli anni era in anticipo
e che aveva il potere di perdurare, qualcosa che è piaciuta a queste persone che l’hanno usata.
Quale sintetizzatore hai usato per fare quell’arpeggio così caratteristico?
La maggior parte di quella traccia l’ho fatta con... è stato un Korg MS-10.
È stata lui... Dopo il Korg MS-10 ho comprato un Sequencial Circuits Pro One
con il quale ci fatto moltissime cose… molti giri di basso
ed in “Clear” moltissime parti furono fatte con il Pro One.
Nel secolo XXI, Model 500 si converte in una band techno live, formata da te, Mad Mike, Mark Tylor e DJ Skurge.
Com’è l’esperienza di suonare live dopo tanti anni da DJ?
L’ho sempre sognato, da quand’ero bambino, che volevo avere una band e suonare dal vivo.
È qualcosa che è sempre stato lì, ma l’opportunità di poterlo fare ce l’ho avuto solo recentemente...
raccontaci riguardo la vostra impostazione nel palco.
Ognuno suona diverse parti di ogni traccia... dal vivo.
L’unica cosa che abbiamo di programmato, sono le ritmiche e qualche basso.
Su internet gira voce che rilascerai un nuovo album come Model 500 nel Metroplex.
Si, se l’album arriva.
Hai una data?
No, non è così vicina... non così vicina...
Ha bisogno del suo tempo.
Nel 2011 la tua etichetta torna in azione, dopo 7 anni di silenzio, grazie all’artista di Broocklyn, Kimyon Huggins,
con l’EP “Platform View”,
combinando la musica con l’arte, e la custodia dipinta a mano da lui stesso, in una serie limitata di 200 copie.
Cosa ti ha convinto a tornare in azione in questo modo?
Kimyon è un mio ottimo amico.
Lui fa qualche serata qui a New York in diversi clubs ed è venuto con quest’idea. Io ero tipo:
vuoi far pagare 37 dollari per un disco?
Ma quando l’abbiamo rilasciato, è stato un totale successo.
Gli abbiamo venduti tutti, appena usciti.
Dopo un po’ mi sono reso conto che è un ottimo concetto e che dovremmo continuare a farlo.
Quindi la prossima uscita sarà nello stesso modo.
Con una copertina artistica in edizione limitata?
Sí, sí, il Metroplex 40 sarà con una copertina artistica in edizione limitata.
È una collaborazione che feci con Mark Ernestus.
Il nome della traccia è “Dark Side”;
in più Kimyon gli ha fatto un remix…
anche Ricardo Villalobos.
Uscirà nella Metroplex.
Quando uscirà?
Stiamo vedendo se a febbraio...
Credo che siamo pronti.
Probabilmente sarebbe potuto uscire prima, ma mi hanno detto che a Dicembre non era un buon momento.
Quindi abbiamo deciso di posticipare a gennaio/febbraio.
Nel 1985 il futuro era: calcolatrici tascabili, televisori, telecomandi e cassette.
Oggi, quasi 3 decenni dopo, abbiamo videochiamate, robot assassini telecomandati,
vacanze di lusso nello spazio, sistemi di localizzazioni satellitari che seguono i nostri passi grazie ai cellulari,
così come realtà virtuali su internet.
Per qualcuno che è sempre stato interessato nel futuro,
Come ti sembra?
Beh...
c’è sempre qualcosa di dolce ed amaro in tutto.
Ogni storia ha due facce...
mia figlia mi ha insegnato che ce ne sono 3, per ogni storia, quindi...
è come...
devi scegliere ciò che è meglio per te,
tra tutte le cose.
Con queste perle di saggezza siamo arrivati alla fine.
Grazie Juan.
OK.
Il mio nome è STEEL5000
STEEL5000
E questo è stato Loving The Alien.