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La differenza nella mia esperienza personale,
la prima che mi viene in mente è che sono un non italiano che vive in Italia
quindi anche se io sto normalmente molto bene
e ho una vita piacevole e sono un migrante di lusso
tuttavia sento questa differenza
e anche questa necessità delle volte di darmi questa etichetta verso il mio interlocutore
che non riesce a vedermi solo come Mattias
ma che deve darmi l’etichetta “tedesco”
La diversità per me è molto vicina all' individualità: semplicemente c’è.
La società spesso ha molti strati,
non è un ente monolitico, che si comporta sempre uguale,
quindi secondo me delle volte siamo capaci di valorizzare
o semplicemente di prendere con tranquillità e serenità
tutte le diversità che ci sono tra di noi;
molte volte però, spesso per motivi o politici o economici,
queste individualità, queste personalità, queste differenze vengono negate,
o si tenta di espellerle.
Espellere dal centro della società e anche geograficamente dai nostri paesi
o spesso dalla vista:
ci sono tante diversità che ancora oggi non è facile vivere.
Purtroppo è cosi, quindi secondo me abbiamo ancora molto da imparare
per avere un rapporto molto più tranquillo
con tutte le differenza e diversità che ci sono.
C’è forse poca conoscenza di se stessi,
di quale è la propria individualità, la propria storia,
la storia della propria famiglia, la storia della propria città.
Quindi la paura viene quando non conosci da dove vieni tu
e se non hai punti di riferimento è chiaro che altri,
che sono diversi da te, ti fanno paura;
se invece conosci bene i tuoi punti di riferimento
non c’è bisogno di aver paura degli altri.
La convivenza si svilupperà.
E io spero che sia una convivenza non appiattita,
che non sia una mancanza di diversità o di individualità,
ma che ci sia davvero una convivenza di tanti modi di vivere.
Questa cosa dell’integrazione mi da l’idea di un parcheggio
dove un posto si è liberato e io accetto che tu vieni in questo spazio.
Spesso l’integrazione viene vista così oggi: invece non è così.
Integrazione se vogliamo usare questa parola che non amo,
vuol dire che se tu vieni a casa mia la situazione cambia e viceversa.
Non è che c’è un posto assegnato e tu devi stare in quel posto:
questa è un idea repressiva.
Convivenza vuol dire dare la possibilità di impostare
la tua vita individuale e collettiva con magari, possibilmente,
con rispetto verso gli altri ma anche col mio rispetto verso di te
che vivi forse in modo diverso da me.
Io sono spesso spaventato da questa necessità,
anche creata spesso dai media, del pensiero unico.
Storicamente bisogna vedere dai periodi
e sarebbe una cosa intelligente impararne qualcosa
in modo che la differenza di pensiero, la differenza ideologica
faccia si che ogni avversario non sia un nemico.
È un bene che ci siano queste differenze anche nel campo delle idee,
ma questo non vuol dire che ogni volta l’altro sia un mio nemico
che io devo emarginare, escludere, eventualmente sterminare
Esistono anche tanti esempi,
in realtà di tentativo di avvicinare e di stare insieme:
un esempio locale molto vicino al nostro lavoro e spesso giustamente sottolineato
la diversità di opinioni all’interno del Comitato di Liberazione Nazionale
durante la Resistenza, non avevano per niente un'unica opinione
ma nel nome di sconfiggere il nazismo tedesco e il fascismo italiano e finire la guerra
con molta difficoltà sono stati insieme.
Quindi esistono anche tanti esempi in cui sono stati insieme.