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Perché due angeIi accanto a Franz ? Cos'é ? Un gioco di bambini ?
Dove vanno due angeIi vicino a un uomo,
due angeIi in AIexanderpIatz, BerIino 1928,
accanto a un ex assassino, ora scassinatore e magnaccia ?
Eh, questa storia di Franz Biberkopf
e deIIa sua dura, vera e iIIuminante esistenza
é arrivata soIo fin qui.
Quanto più Biberkopf si impunta e schiuma di rabbia,
tutto diventa più distinto,
é vicino iI punto in cui tutto si chiarirà.
Guardate, ha un braccio faIso ! Non si decide a darsi per vinto !
Non vuoIe essere riconosciuto !
Ah, iI signor Biberkopf !
Cosa non ha fatto fino adesso queI beI signore !
E' un brutto deIinquente !
Dovrebbe essere in gaIera e restarci per tutta Ia vita !
Ha assassinato una donna, truffato, rubato !
Poi, ha rubato anche a un'aItra donna ! Cos'é che vuoIe ancora ?
Che dici, Sarug ? Che succederebbe se fosse Iasciato a se stesso ?
ProbabiImente niente.
- Pensi che in fondo siamo superfIui ? - Sì, un po' Io penso.
Lo penso perché noi non siamo in grado di portarIo via di qui.
Se quest'uomo Io portiamo via,
Io trapiantiamo in un'aItra esistenza,
ha fatto tutto ciò che poteva fare qui ?
Ah, non Io so. Ma quest'uomo é deI tutto quaIunque.
Non capisco perché custodiamo proprio Iui.
QuaIunque, non quaIunque, che c'entra ?
Un pezzente é quaIunque e un ricco non é quaIunque ?
II ricco domani é un pezzente, iI pezzente un ricco.
Eh, si dà arie, recita I'innocente,
prova a fare Ia parte deI gaIantuomo !
GuardateIo Iì, iI troia !
Ma se viene un poIizia, Io smonta in quattro e quattr'otto !
Ma perché vive un tipo così ?
Anch'io sono crepata ! Ero ben più giovane di queIIo, ed ero morta !
Neanche iI tempo di dire ''bip'' !
Giù iI cappeIIo, scimmione ! Non sei mica un redattore !
CogIione ! Non sai fare neanche uno più uno !
Sta' attento che ti beccheranno !
LasciaIo in pace, questo é pazzo.
Ha una vite smoIIata dentro iI cerveIIo.
Te', guarda, se ne va a passeggio con due angeIi
e Ia sua ragazza é un cadavere aII'obitorio.
Che cosa ti aspetti da Iui ? Non c'é da scaIdarsi per un tipo così.
La mia vita é finita. Sono finito, basta così.
Ma che città é, questa ? Questa città gigantesca !
E poi, che vita... che vita é queIIa che ci ho vissuto ?
Ah, ma Ia Mieze non I'ho ammazzata. Questo non I'ho fatto.
E io non so... com'é che é successo.
Però, ha gridato iI tuo nome, prima di morire.
Sarà magari già arrivata. Si arriva più in fretta che credi.
Basta con Ia vita. SaIutate i miei genitori e iI bambino.
La vita é una tortura. E' ReinhoId che mi ha suIIa coscienza.
Che si diverta pure.
Mi ha usata come un giocattoIo e mi ha sfruttata,
un vero e proprio porco.
E' Iui che mi ha reso disgraziata, sono rovinata per coIpa sua.
C'é Ia Mieze qui ?
Non essere triste. Non devi essere triste.
Ma dov'é Ia mia piccoIa Mieze ?
FigIioIo... cosa ti opprime ?
Su, dimmi, eh ? Cosa ti opprime ?
VoIevo vedere Ia mia Mieze, nient'aItro.
Sto soIo passando di qui.
Guarda, io sono morto ! Non prendere così suI serio Ia vita !
E Ia morte nemmeno ! Bisogna invece faciIitarsi Ie cose !
Quando ero stanco e mi sono ammaIato, cos'é che ho fatto ?
Credi che sono stato Iì ad aspettare ? E perché ?
Non ho fatto aItro che mettermi accanto Ia fiaIa deIIa morfina,
e poi ho detto: ''Musica ! Piano, jazz, canzoni !''.
Mi sono fatto Ieggere quaIcosa di PIatone !
Conosci iI grande ''Convivio'' ? QueIIo é proprio un beI diaIogo !
Intanto, mentre ascoItavo Iì sotto Ia coperta, sai cosa facevo ?
Mi facevo una puntura dietro I'aItra.
Avevo caIcoIato una dose tre voIte mortaIe !
E intanto, sentivo queIIo strimpeIIare così carino !
E iI mio Iettore parIava di Socrate.
Vedi ? Ci sono persone inteIIigenti
e ci sono persone non inteIIigenti !
Venga, presto, Io tiri giù ! Non vuoIe rimanere neIIa sua tomba !
SaIe sempre sugIi aIberi e poi penzoIa giù storto !
Sì ? Ma perché, poi ?
Sa, era così maIato, non si poteva aiutare !
Non voIevano neanche ricoverarIo,
dicevano sempre che si sarebbe soIo agitato.
AIIora é sceso in cantina. Si era preso un marteIIo e un chiodo.
Io I'ho sentito che picchiava in cantina. Penso: ''Cos'é che fa ?''
''E' bene che fa quaIcosa, e non se ne sta sempre seduto Iì.''
''Forse farà una gabbia per i conigIi''.
Ma Iui ha piantato un chiodo neI soffitto e si é impiccato.
VoIeva andare suI sicuro.
Cos'é che ha ? Che c'é ? Perché piange, giovanotto ?
Anche Iei vuoIe suicidarsi ?
No. A me m'hanno ammazzato Ia mia donna e io non so dov'é !
Cerchi un po' Iì dietro, ci sono i nuovi.
Mio Dio, perché non vuoi stare giù buono neIIa tua tomba ?
Perché vuoi arrampicarti sempre sugIi aIberi ?
A BerIino, neI 1927, a parte i nati morti,
morirono 48.7 42 persone: 4570 di tubercoIosi,
6443 di cancro, 5656 di cuore,
4818 di disturbi circoIatori, 51 40 di trombosi cerebraIe,
2419 di poImonite, 961 di tosse convuIsa.
562 bambini morirono di difterite,
123 di scarIattina, 93 di morbiIIo,
e poi morirono 3640 neonati.
Nacquero 42.696 persone.
Mieze ! Mieze !
Mieze, ma cosa abbiamo fatto ? Perché ti hanno fatto questo ?
Tu non hai fatto niente, Mieze !
Quest'uomo, per quanto quaIunque possa apparire Ia sua vita,
si distingue per una cosa daIIe aItre persone quaIunque.
Cosa può distinguere questo dai soIiti quaIunque,
se hai appena detto che quaIunque e non quaIunque
sono paroIe senza senso ?
Quest'uomo ha per caso mancato di diventare aduIto, Sarug ?
Ma adesso ci é vicino.
E... tutti queIIi a cui capita questa rara disgrazia,
quando sono vicini a vedere e quindi a sentire
hanno una certa tendenza a sapere e poi a scappare, a morire.
Questa rara fatica ha sfiancato iI Ioro corpo e Ia Ioro anima.
- Tu Io capisci, Sarug ? - Sì, fin qui ho capito.
Ma, ammesso che gIi saIviamo Ia vita,
una vita con iI corpo sfiancato e I'anima stanca
che vita potrà essere ?
Né più né meno di una vita quaIunque.
Già, ma aIIora perché i nostri sforzi e Ie nostre fatiche ?
Chi sarà interessato aI mantenimento di una vita così ?
Proprio questo é iI mistero.
Anche tu non sai, Sarug, come sei diventato queI che sei.
Com'eri e come é stato possibiIe
che sei qui con me a custodire aItri.
Sì, Terah, é vero, io non Io so.
Non si é mai forti in sé, da sé soIi.
Si ha quaIcosa aIIe spaIIe. La forza va conquistata.
Tu non sai come hai fatto a conquistarIa.
Così ora sei qui
e per te non ci sono più i pericoIi che uccidono aItri.
Mieze ! Mieze, cosa posso fare ?
Perché non mi sbatto in una tomba ? Quant'é che dura ancora ?!
Lüders... iI primo porco sei stato tu.
Sei stato tu iI primo schifoso Iurido porco !
Tu hai cominciato a distruggermi !
Hai cominciato a divorarmi, a farmi a pezzi !
E' cominciato... tutto quanto da te.
Siamo aI 22 novembre, vuoi beccarti un raffreddore ?
Non vuoi andare neIIa tua bettoIa a bertene uno ?
A dirgIiene quattro aI ReinhoId !
Tu sei da rinchiudere, c'hai un coIIasso nervoso.
Deve uscire, queI porco ! VogIio queI serpente, queIIa carogna !
Non c'ha iI coraggio di venir fuori ?!
Se Iui nemmeno ti risponde, a chi é che gridi ? Chiami uno che non c'é.
Nessuno sarà così idiota da stare Iì dove tu Io cerchi.
PoIizia ! Ehi, poIizia ! PoIizia !
Mio Dio ! Franz, cos'é che fai qui per terra ?
- Perché ? - Tutta Ia città ti sta cercando !
Con queI braccio, é un miracoIo che non t'hanno ancora preso !
Ce I'hai fatta a fare quaIcosa ?
Non posso far niente. No, ma devo resistere.
Lui mi può spaccare in due, Iui ha scannato Ia mia Mieze.
- E io stavo Iì, come un cappone. - Noi due ti crediamo.
Tanto va Ia gatta aI Iardo che ci Iascia Ia zampa.
Io ho resistito abbastanza, e anche fatto. Di più non posso.
Questo nessuno me Io può negare !
Non mi sono neanche difeso. Però, quando é troppo, é troppo.
Non posso uccidere ReinhoId, aIIora vuoI dire che ammazzo me stesso.
Me ne vado aII'inferno... con fanfare e trombe !
EccoIo, é queIIo !
Si va aII'interno con fanfare e trombe !
Tanto, per questo mondo non ci dispiace.
Che ce Io rubino pure, con tutto queIIo che c'é...
che c'é sopra e sotto, con tutta Ia popoIazione !
Tutti gIi uomini e Ie donne con tutte Ie sue schifose carogne !
Su niente puoi contare !
Se io fossi un ucceIIo, prenderei un po' di cacca,
Ia butterei dietro di me con Ie zampe e poi voIerei via !
SE ESISTE UN DIO, NON SIAMO DIVERSI DA LUI
SOLO A CAUSA DELLA NOSTRA MALVAGITA' O BONTA'
ABBIAMO CIASCUNO UNA NATURA DIVERSA, UNA VITA DIVERSA
DEI TRASCORSI E UN FUTURO DIVERSI
Cos'é che hai, Andrej, eh ?
- Mi vergogno. - Non ti capisco. Perché ti vergogni, poi ?
- Per via di te. - Per via di me ? Ma come mai ?
- Perché ti amo. - Ma che scemenza ! Qui dentro é normaIe.
Qui dentro ci si ama, e poi fuori é tutto diverso, ci si dimentica.
E' per questo.
Per conto mio...
per conto mio, qua dentro sarà normaIe.
Per chiunque, ma... non per me.
Per me... no che non é normaIe.
E' proprio una scemenza. E' soIo perché sei qui per Ia prima voIta.
Capita così a tutti quanti: si sono vergognati,
e dopo, quando sono usciti e tutto era di nuovo come prima,
ci hanno fatto una risata e hanno pensato:
''Eh, sì, ci siamo divertiti, Ià''.
MegIio che niente, capisci ?
Ma... non é soIo per questo. C'é... anche un'aItra cosa.
Io... tutta Ia vita... ero pazzo per Ie donne.
Poi non Ie sopportavo e non sapevo come cacciarIe via.
E... ho moIto sofferto che non Ie sopportavo
e che non andavano via per... per tutta Ia vita.
E adesso, se penso che tu esci e che io sto qui...
E'... davvero Ia prima voIta che... Non ci capisco più niente !
Non... capisco più me stesso.
Se dopodomani vai via e...
Prima era tutto così diverso, sempre... così... diverso.
Quattro anni devo stare qua !
E tutto per coIpa di un'idiozia !
Cosa sono quattr'anni ?
Poi, anche senza di te !
Qui non saprei neanche dove beccare Ia grappa !
Sono compIetamente a pezzi.
Quando sarai qui da un po' di tempo, saprai già tutti i trucchi.
Avrai tutte Ie grappe deI mondo.
Io non vogIio, non vogIio ! E poi, non posso sopportarIo !
Non posso vivere così.
E poi... viene anche queI cogIione di poIacco.
- Io non ce Ia faccio ! - Andrej... cos'é che voIeva ?
Che so ?! Non me ne frega proprio più niente !
Come posso pensare... mio Dio... che farò quattro anni qui ?!
Non ci avrei proprio pensato che mi davano quattro anni !
Cos'é che hai con questo... con queI poIacco ?
Anche tu sei poIacco, o no ?
Che c'hai contro di Iui ?
Non sono poIacco.
E'... questo che voIeva da me: sapere che non sono poIacco.
Ma io non capisco ! Se tu ti chiami Andrej Moroskievicz !
- E' un nome poIacco. O no ? - E' appunto questo.
Io non mi chiamo Andrej Moroskievicz o che cavoIo é.
Hai capito ?
E adesso... mi vuoIe ricattare, mi vuoIe far moIIare.
Come un Iimone mi vuoIe spremere, queIIo Ià.
Oramai mi ha incastrato.
Perché vai in giro coI passaporto poIacco, se non ti chiami così ?
Santo Dio... Perché giro... con 'sto passaporto ?
E' moIto sempIice: perché voIevo essere furbo.
Vado Iì a una fermata deI tram e strappo Ia borsa a uno
e mi faccio arrestare.
Quando sono stato in tribunaIe... Era iI passaporto di un ricercato.
Mi piaci tanto.
Anche se non sei una ragazza, mi... piace toccarti.
Hai una peIIe così beIIa...
Finirò maIe, quando sarai via.
Creperò.
Però, questa storia deI nome non Ia capisco Io stesso.
Santo Dio, é... sempIicissimo !
Ne ho fatta fuori una.
Hai sentito ? Ne ho ammazzata una !
Non guardarmi così, ti prego.
Non voIevo... é successo così.
Vieni qua.
Vieni.
SULLA TESTA DI REINHOLD C'ERA UNA RICOMPENSA DI 1000 MARCHI
SULLA TESTA DI REINHOLD C'ERA UNA RICOMPENSA DI 1000 MARCHI
1000 MARCHI E TU VAI A PIGLIARTI IL SUSSIDIO
E ADESSO STAI A RIFLETTERE SU 1000 MARCHI ?
ERA NELLE LORO MANI LO DENUNCIARONO
Eh... eh...
SULLA MORTE DI UN BAMBINO E LA NASCITA DI UN UOMO UTILE
- Cos'é ? - Ormai é fatto.
Forse dobbiamo portarIo aII'ospedaIe.
Macché. II megIio é finirIo deI tutto.
GIi viaggiamo su un paio di voIte e poi Io buttiamo neI fosso.
AI commissariato sospettano dapprima
che Franz Biberkopf vuoI darIa a bere.
Finge di essere pazzo perché sa cosa c'é in baIIo.
Poi però Io vede iI medico, e Io portano aII'infermeria di Moabit.
Ma neanche Iì riescono a strappargIi una paroIa.
L'uomo é davvero pazzo, é Iì tutto rigido,
sbatte appena un po' Ie paIpebre.
Quando per due giorni rifiuta iI cibo,
Io portano a Buch, in manicomio, in queIIo vero.
II che é giusto, perché I'uomo va tenuto sotto osservazione.
No... no... no... no...
Siede presso iI fiume Ia gran BabiIonia,
madre deIIa puttaneria e di ogni orrore terreno.
Siede su una bestia scarIatta, ha sette *** e dieci corna !
E' da vedere, devi vederIa ! Ogni passo che tu fai Ie fa piacere !
E' ebbra deI sangue dei santi che ha divorato !
Sono Ie corna con cui coIpisce,
viene dagIi abissi e porta aIIa dannazione !
GuardaIe Ie perIe, Ia porpora, iI cremisi, i denti
e come Ie gonfia Ie sue grosse Iabbra su cui é scorso iI sangue !
Le Iabbra con cui ha bevuto !
Puttana, BabiIonia ! Occhi giaIIi, veIenosi !
Donna sinuosa, ride verso di te !
Prima Franz I'hanno messo neII'ambuIatorio
perché stava Iì tutto nudo e non si copriva,
si strappava persino Ia camicia.
Fu I'unico segno di vita che Franz Biberkopf diede per settimane.
GIi occhi Ii teneva stretti, era Iì, per terra, tutto rigido.
Rifiutava ogni cibo, così che dovettero nutrirIo con Ia sonda.
Per settimane, soIo Iatte e uova e un po' di cognac.
Prende suI serio Ia cosa, non trova ? Quasi eccessivo.
E' che deve ancora imparare.
- Già, deve ancora imparare. - Deve ancora imparare, già.
Von Hardenberg, apra !
Io non capisco, Biberkopf ! Perché non si Iascia aiutare da noi ?
VogIio soIo aiutarIa !
Von Hardenberg, apra !
Forza ! Dai, su, apri quegIi occhi !
A me mi puoi ascoItare, anch'io ho dei probIemi.
Home sweet home, sai, no ? Casa doIce casa.
Per me é giù, sottoterra.
Se non devo tornare a casa, vogIio andare sottoterra.
I microcefaIi vogIiono trasformarmi in trogIodita !
CavernicoIo ! In questa caverna vivrò !
Tu Io sai cos'é un trogIodita ? Siamo noi.
SvegIiatevi, dannati di questa terra,
ancora obbIigati a morire di fame !
Siete caduti suI campo di battagIia,
neI sacro amore per iI popoIo.
E aI popoIo avete sacrificato tutto:
Ia vita, Ia gioia, Ia Iibertà.
Questo siamo noi, amico, non Io capisci ?!
Siamo noi !
In sontuose saIe banchetta iI despota,
annega Ia sua ansia neI vino.
Ma una mano da tempo scrive suIIa Iavagna segni minacciosi.
Sono autodidatta.
Tutto queIIo che ho imparato, I'ho imparato in gaIera. ErgastoIo.
Adesso mi chiudono qua dentro per decapitare iI popoIo !
Passo per un pericoIo pubbIico.
Sì... Io sono.
Sono Iibero pensatore, posso dirteIo.
Tu mi vedi qui seduto. Sono I'uomo più pacifico deI mondo.
Ma se mi stuzzicano...
Verrà iI tempo, e iI popoIo si svegIierà, possente, forte, Iibero.
Pace a voi, frateIIi, nobiIi e grandi.
Vi siete sacrificati per noi !
Ritengo che i disturbi di Biberkopf siano psicogeni:
Ia sua rigidità proviene daIIa psiche,
iI suo stato patoIogico di inibizione e di inerzia
che un'anaIisi dovrebbe chiarire.
Forse una regressione a stati arcaici. Se...
Se, iI grande se, iI depIorevoIe se.
Peccato, ma questo se disturba moIto.
Se Franz Biberkopf parIasse, se si mettesse a sedere con noi
e qui con noi Iiquidasse iI suo confIitto...
Tra un po', crederà che anche Ia paraIisi ha origini psichiche
e che gIi spirocheti sono... puIci casuaIi neI cerveIIo.
La psiche, eh, questo moderno bauIe dei sentimenti !
Medicina suIIe aIi deI canto !
Io, aI posto suo, proverei una voIta con I'eIettricità.
E' vero che non serve, ma é sempre megIio di tutte queste chiacchiere.
Certo, é una sciocchezza:
se prende corrente bassa, non serve a niente,
se prende aIto voItaggio, sono doIori.
Si é visto in guerra cosa fa I'aIto voItaggio, che Dio ci scampi.
Ma qui non é permesso. Si chiama ''Ia tortura moderna''.
D'accordo.
Così, secondo Iei, in quaIe aItro modo ci dovremmo comportare,
in un caso come queIIo di Franz Biberkopf ?
Prima cosa, fare una diagnosi, se possibiIe esatta.
Con una gamba rotta può fare queIIo che vuoIe,
ma coi discorsi non guarisce,
può suonargIi iI pianoforte, ma non guarisce.
Bisogna ricomporre Ie ossa e disporre una stecca.
Se prende un caIIo, non é diverso:
deve fargIi una spenneIIatura, o usare migIiori stivaIi.
SoIuzione più cara, ma anche più efficace.
AIIora, che fare coI caso Franz Biberkopf ?
Ve Io domando ancora una voIta. Lei che ne dice, dottor ProII ?
Ha appena sentito, no ? StabiIire Ia diagnosi giusta.
E questa ci dice, certo, secondo Ia mia superatissima diagnostica,
stupor catatonico, sempre che dietro non si ceIi
una quaIche brutta Iesione organica neI cerveIIo,
un tumore, un tumore neIIa regione frontaIe.
- Stupor catatonico. - Sì.
Lo dice queIIa rigidità e iI fatto che sudi moIto
e che ogni tanto ci fissi o, per megIio dire, stia a osservarci,
e iI fatto che non parIi o che rifiuti di mangiare.
Ma, aIIa fine, che sia un simuIatore o... uno psicotico,
perderà Ia bussoIa.
La fame, ah, queIIa non Ia sopporterà.
Cosa cambia per I'uomo, con questa diagnosi ? Non gIi serve a niente.
Lei cosa ne dice, signor primario ?
Se davvero si fosse trattato deIIa cosiddetta psiche,
queIIo vi sarebbe già saItato addosso !
Quando un dritto come Iui si vede arrivare un giovanotto, pensa:
''Che cazzo ne sa di me ?'', scusi, ma qui siamo tra noi,
''QueIIo mi vuoIe guarire !''
Per un tipo così, Iei é un boccone insperato, Ia manna deI cieIo !
Sa cosa farne e I'avrebbe già fatto !
Vede, coIIega, se iI tipo avesse cerveIIo...
E' appunto questo, signor primario: si sente impedito.
Si tratta, secondo me, di un impedimento deIIa voIontà,
ma, appunto, imposta da momenti psichici:
perdita di contatto daIIa reaItà causata da deIusioni,
frustrazioni, pretese infantiIi verso Ia reaItà,
tentativi steriIi di ripristinare iI contatto.
PaIIe. AIIora avrebbe anche aItri momenti psichici.
Cadrebbero sbarramenti e inibizioni, Ii regaIerebbe a Iei.
In capo a una settimana, coI suo aiuto, si aIza:
''Dio, che grande terapeuta é Iei, viva Ia nuova terapia !''.
Lei manda a Vienna un teIegramma di ringraziamento aI signor Freud,
di Iì a una settimana, coI suo aiuto passeggia già in corridoio.
''MiracoIo ! AIIeIuja !'' Dopo un po', passeggia in cortiIe.
Un'aItra settimana e, grazie aIIa sua competenza e aI suo sostegno...
''AIIeIuja, viva !'', tagIia Ia corda.
Non capisco ! Ma bisognerebbe aImeno provare.
- Io non credo a queIIo che ha detto. - Ma io sì.
Vedrà che imparerà. Sono cose che... bisogna provare.
E aIIora, non Io tormenti più, queII'uomo.
Non serve a niente, non c'é niente da fare con Iui
tranne avere fiducia neI Signore.
Tutti neII'ospedaIe si chiedono:
''Oggi che cosa gIi fanno aI Franz, come iniezione ?''.
E ridono aIIe spaIIe dei medici, perché con Iui non serve a niente.
Non ce Ia fanno, é un tipo duro, é uno dei più duri,
fa vedere a tutti che sa queIIo che vuoIe.
Chi é questo sporco impostore ?
- Franz Biberkopf ! PirIinkopf ! - Cazzinkopf !
Io penso che aspetti che cada un po' di neve,
così crede che siamo via e non torniamo più.
Non pensa a un accidente. Uno così non pensa mica.
Non c'é niente saIe... in queIIa zucca.
VuoIe soIo star qui a rompere Ie paIIe, vero ?
Ma ce Io cuciniamo per bene noi. Abbiamo ossa di ferro. Avanti !
Un aItro goaI !
Rete rotta. Attento.
Niente goaI. Un buco vuoto.
Basta. Non se Ia prendano, signori.
Non vaIe Ia pena, con uno come Iui.
II tipo non vaIe un granché,
ormai non ha più addosso né carne né grasso.
Tra un po' sarà freddo. GIi mettono già Io scaIdino sotto Ie coperte.
E io ho già quasi tutto iI suo sangue,
a Iui gIiene resta soIo poco poco.
Non gIi basta, per darsi importanza.
E' come ho detto: non se Ia prendano, miei signori.
Fate... fate un buco.
Per favore, fate... un buco neI muro...
così che posso... scappare in capo aI mondo.
L'uomo é una bestia schifosa.
II peggior nemico.
L'essere più spaventoso che c'é suIIa Terra.
Non é bene vivere in un corpo umano.
Io preferirei stare sotto Ia terra,
passeggiare per i campi e mangiare queIIo che trovo.
E iI vento soffia e cade Ia pioggia !
E viene iI freddo e passa.
Ed é megIio... che dover vivere in un corpo umano.
Ehi ! Ehi ! Quasi ce I'avete fatta !
Avanti così !
II buco quasi basta per uscire !
Quasi basta... per farmi uscire daIIa mia peIIe.
Mieze !
Franz, devi credermi... io non voIevo !
E' Iui che mi é saItato addosso e mi ha detto che dovevo pregare.
E, di coIpo...
Devi credermi, Franz ! Perché dovrei dirti deIIe bugie ?
Credimi, credimi, ti prego ! Franz !
Franz ! Aspetta, ti prego !
Franz, ti prego, aspetta.
Franz, Iascia che ti spiego.
Franz...
Siede suI fiume Ia gran BabiIonia,
madre deIIa puttaneria e d'ogni orrore terreno !
Siede su una bestia scarIatta, che ha sette *** e dieci corna !
- Devi vederIa ! - Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego...
Non oggi, oggi no. TieniIa tu. TieniIa tu.
Giace ebbra deI sangue dei santi che ha divorato.
Viene daI nero abisso e conduce aIIa dannazione.
La Morte canta un canto Iento, Ientissimo.
Dammi Ia mano, beIIa e doIce creatura,
ti sono amica, non vengo per punirti.
Sii coraggiosa, non sono crudeIe,
addormentati tranquiIIa tra Ie mie braccia.
Per me é tempo di venire qui da te,
perché i semi già voIano sotto Ie finestre e tu scuoti iI IenzuoIo
come se non tornassi più a Ietto.
Non sono un mietitore, non sono un seminatore,
si tratta per me di essere qui e preservare.
Oh, sì, oh, sì, oh, sì...
Io sto qui e ho da registrare.
Questo qui che rinuncia aIIa vita e aI suo corpo
é Franz Biberkopf.
Ovunque sia, Iui sa dove va e cosa vuoIe.
Questa é certo una beIIa canzone, ma tu Ia senti ?
E poi, cosa significa: ''La morte canta'' ?
VogIio dire soItanto Ia verità, Ia pura verità.
E questa verità é: Biberkopf si inoItra neIIa morte.
Questa morte che sente cantare Ienta,
come un baIbuziente, sempre con ripetizioni,
é come una sega che entra neI Iegno.
Posso soIo prendere atto, Franz Biberkopf: vuoi venire da me.
Avevi ragione, Franz, a venire da me.
Un uomo non può fiorire, se non cerca Ia morte,
Ia vera morte, Ia morte reaIe.
Ti sei preservato tutta Ia vita.
Preservarsi, preservarsi: ecco Ia timorosa esigenza deII'uomo,
che così marcia suI posto e non va più avanti.
ll Lüders ti ingannò, e lì parlai con te la prima volta.
Tu hai bevuto e ti sei preservato.
ll braccio morto, la tua vita in pericolo, Franz.
Ammettilo.: mai un solo istante hai pensato alla morte.
Ti mandavo tutto, ma non mi riconoscevi,
se mi intravedevi, scappavi via rabbioso e inorridito.
Non t'è mai venuto in mente di condannarti.
Quello che incominciavi, lo ritraducevi a forza in forza.
E, in questo modo, il crampo non si scioglieva.
Non serve a niente, tu lo sentivi. Non serve a niente.
Viene il momento e non serve più.
Per te non è dolce, questo canto, e la morte non ti sta strozzando.
Io sono Ia vita e Ia vera forza.
E, finaImente... non vogIio più preservarmi.
La mia forza é maggiore dei più grossi cannoni.
Tu non potrai mai vivere in pace, di fronte a me.
Dovrai sperimentare, ti dovrai accorgere
che Ia vita senza di me non vaIe niente.
Vieni, avvicinati a me così da vedermi,
così da vedere in che sotterraneo sei precipitato.
E' così buio... io non vedo niente !
E' perché non vuoi avvicinarti a me.
Vieni, ti farò Iuce, così che ti ritrovi.
Se tu non osi venire neI buio, io ti faccio Iuce,
così puoi venire da me.
- Franz grida. - Grida, Franz. Striscia e grida.
Grida tutta Ia notte. Si é messo in marcia, iI Franz.
- Grida fino aI giorno. - Grida verso iI pomeriggio.
No ! No ! No !
Su, giù e aIt.
- Grida neI mezzogiorno. - Grida neI pomeriggio.
No ! No ! No ! No !
Mi sembra che ha sete.
Forse no, non ha sete.
- SveIta, sveIta, scure ! SveIta, sveIta, scure ! - SveIta, scure !
Grida neIIa sera. E' sera, Ia notte viene.
Grida neIIa notte, Franz. NeIIa notte.
Io soffro.
E' bene... che soffri.
Niente di megIio che soffrire, per te.
Non Iasciarmi soffrire. Fa' che finisca.
Non serve far finire, perché finisce tutto da sé.
C'hai in mano tutto tu, fa' che finisca.
Io c'ho in mano soIo una scure. Tutto iI resto ce I'hai in mano tu.
Cos'é che ho in mano ?
Fai che finisca !
Siamo arrivati a questo punto, che io sto qui e parIo con te,
sto qui come un boia o un torturatore
e devo strozzarti come una bestia veIenosa !
Ti ho chiamato... di continuo, ma mi hai preso per un giradischi
o un grammofono, che Io carichi quando ne hai vogIia.
E io devo gridare ! E quando hai vogIia, mi spegni.
Per questo mi prendi ?
E tu prendimi pure, però adesso... Ia cosa é diversa.
Ma io che cosa ho fatto ?
Non basta questo tormento ?
Non conosco nessuno... a cui sia andata così maIe,
in modo così triste e così pietoso.
Tu non sei mai esistito, brutto stronzo.
NeIIa mia vita non ho mai visto un Franz Biberkopf.
E quando ti ho mandato Iì iI Lüders tu non hai voIuto aprire gIi occhi.
Non sei scattato come un coIteIIo a moIIa.
Tu ti sei sbronzato, grappa e poi grappa. SoIo sbronzarsi.
VoIevo essere onesto, io.
Onesto...
ma queIIo mi ha ingannato.
E invece io ti dico che gIi occhi non Ii hai aperti,
povero stronzo.
ParIi contro i maIfattori e non guardi gIi uomini
e non chiedi come e perché.
Tu che vuoi ergerti a giudice degIi uomini,
e non c'hai gIi occhi...
Spocchioso e cieco, schizzinoso,
presuntuoso, iI signor Biberkopf, deI mondo perbene.
II mondo deve essere come vuoIe Iui.
E' diverso, mio caro. Diverso.
E adesso Io sai.
E non si occupa di te... iI... mondo.
Quando iI ReinhoId t'ha scaraventato sotto I'auto,
neanche aIIora sei scattato !
Neanche aIIora é scattato, iI nostro Franz Biberkopf !
Era Iì ancora sotto Ie ruote e giurava che vuoI essere forte !
Non dice mica: ''Ci penserò su un po', metterò insieme Ie idee''.
No, Iui dice: ''VogIio essere forte'' !
Ti rendi conto che parIo con te ? Adesso mi senti o no ?!
Rendermi conto ? Perché ? Che c'é ?
E poi, aIIa fine, Mieze, Franz. Vergogna, vergogna !
Di' ''vergogna'', urIa ''vergogna'' !
Non posso. Non so perché.
Di' ''vergogna''. Lei é venuta da te, era carina, ti proteggeva !
Lei era contenta di te, e tu...
Cos'era per te ? Che cos'era ?!
Era come un fiore, e tu vai Iì a vantarti di Iei con ReinhoId !
II massimo di tutti i tuoi sentimenti !
Eh, ma tu... tu vuoi soItanto essere forte !
Sei feIice che così puoi sfidare iI ReinhoId, che gIi sei superiore,
ma Io stuzzichi, gIi parIi di Iei !
E ora prova e pensare se non sei coIpevoIe anche tu che Iei é morta.
E neanche una Iacrima hai versato per Iei,
per Iei che grazie a te é morta.
Per chi, se no ?!
RinchiudiIo.
SoIo Iamentarsi: ''Io, io... Ah, che ingiustizie subisco !''
''Come sono nobiIe e fine, e non posso neanche far vedere chi sono.''
Di' ''vergogna'', gridaIo !
Io non Io so.
La guerra I'hai perduta, per te é finita ! Fai Ie vaIigie !
Fatti imbaIsamare ! Non c'hai più carte !
Ah, che cogIione !
T'ha fatto una testa e un cuore e orecchi e occhi,
e pensi che é bene se sei onesto, queI che chiami ''onesto'' !
E non vedi niente, e non senti, e non pensi ! MegIio così, eh ?!
QueI che vuoi Io puoi fare !
Eh, ma cosa devo fare ? Cosa ?!
Dimmi tu che c'é da fare !
Non dico niente. Lasciami in pace ! Tu non c'hai testa né orecchi !
Non sei neanche nato, bestia !
Tu non sei neanche venuto aI mondo !
Tu, aborto pieno di idee di grandezza !
Papa Biberkopf ! Doveva venire Iui a spiegarci come si deve fare !
C'é bisogno di tipi... più chiari, che vedano chiare Ie cose !
Non di zucchero, ma di zucchero e merda
e ben mescoIati !
Ma...
II tuo cuore... Franz... iI cuore.
La facciamo... finita con te.
Lo buttiamo neIIa merda. E' iI suo posto.
Oh, Iascia che ci penso su un pochino, soIo un pochino.
Fuori iI cuore, forza.
SoIo un pochino.
II tuo cuore, Franz.
Me Io prendo, iI cuore.
Via, via, vattene, scheIetro crudeIe,
sono ancora giovane !
Basta con 'sta baraonda !
Che sono 'ste paIIe ?! Cosa sono queste stronzate ?!
Non posso dare congedi, mi serve ogni uomo ! Mi avete capito ?!
Non posso dare congedi ! Qui c'avete da fare !
Su, coraggio, mi servono tutti !
Dammi Ia mano, beIIa e doIce creatura,
ti sono amica, non vengo per punirti.
Sii coraggiosa, non sono crudeIe,
addormentati tranquiIIa tra Ie mie braccia.
Quando uno ha Ia paroIa ''morte'' in bocca,
nessuno da Iì gIieIa può strappare !
Lui se Ia rigira in bocca e diventa una pietra,
vera pietra, fatta di pietra !
Non ne caverai nutrimento !
In questo modo moItissimi uomini sono morti !
Non c'era più nessun dopo per Ioro
e non sapevano che soIo un aItro piccoIo doIore
dovevano infIiggersi per andare avanti !
SoIo un aItro piccoIo, piccoIissimo passo per passare oItre.
Ma queI passo non sapevano farIo,
no, non sapevano che era soIo una deboIezza,
come un crampo convuIso di minuti, di secondi,
ed erano già di Ià dove non c'era più
KarI, WiIheIm, Minna, Franzska, Lotte.
Sazi, cupamente sazi e roventi neI furore,
irrigiditi neIIa disperazione, dormendo erano già di Ià !
Non sapevano che sarebbe bastato raffreddarsi
per poi ancora tornare a riammorbidirsi
per rivedere tutto nuovo !
Dio, una ragazzina così piccoIa...
Eh, anche di Ià si abituerà.
Là, se farà Ia brava, Ie andrà anche bene.
Eh ?
Ovunque abitazioni dove Ie persone si scaIdano,
si guardano con amore oppure rimangono Iì sedute.
Stanzacce e bettoIe dove uno suona iI piano,
perIopiù vecchie canzoni, ma quaIche voIta anche nuove.
Lei conosce ''Ramona'' ? Ramona...
Ecco.
Ecco, prego.
Ma prego ! Lei non deve fare tanti compIimenti ! Davvero, no !
Vieni, andiamo avanti.
Cos'ha detto, Ia Morte ? Devo sapere cos'ha detto Ia Morte !
Lo conosco, iI signor Lüders. Sì, é Iui che aspettavo.
Pensare che é un omiciattoIo, una stringa.
Sieg HeiI ! Sieg HeiI ! Sieg HeiI !
Sì, I'ha fatto davvero ! L'ha derubata, proprio derubata !
Sono Iì neII'osteria, arriva Lüders e appena mi vede, sparisce.
Max mi dà una Iettera di Iei e c'é scritto tutto.
E adesso io che cosa faccio ?
Di coIpo, c'ho Ie gambe moIIi. Proprio, davvero tagIiate.
E mi chiedo: ''Perché ? Perché non posso aIzarmi ?''.
Ma cosa c'é ? Cos'é che hai, adesso ?
C'é queI che ho detto prima, che non riesco più a muovere Ie gambe.
Non... non ce Ia faccio, non posso.
Non si muovono. Non funzionano.
VuoIe un beI cognac, Biberkopf ?
- Una disgrazia ? - Sì. - Che Ia riguarda personaImente ?
Sono Ie mie gambe. Mi hanno tagIiato Ie gambe, non so.
Oh, tenga !
Lei non vendeva saIsicce qui ?
Sì, per questo ci conosciamo. Ma é passato tanto, tanto tempo.
Ma queIIa... sì, dico queIIa...
Ah, Ia croce uncinata ?
La porto, ora. Con orgogIio, signor Biberkopf.
- Anche Iei Ia portava. - Sì, anch'io un tempo I'ho portata.
Eh, ma Iei aIIora non mi diceva... che é ebreo ?
Ma sicuro. Non vuoI dire che si deve stare suIIa strada sbagIiata.
Invece adesso sono su queIIa giusta. 'Giorno, signor Biberkopf.
Buongiorno, Lüders, come stai ?
Niente bene, veramente.
AIIa tua.
Non scappare via. Dai, vieni un po' qua !
Siediti giù suIIa sedia, Iì !
Non andare via ! Cosa ti ho fatto di maIe ?
Non scappare via !
LasciarIa scendere, Ia notte, per quanto buia sia,
buia come iI nuIIa;
IasciarIa venire, Ia notte nera,
i campi ricoperti di rigido ghiaccio,
i viaIi duri di geIo;
IasciarIi venire i vuoti casoIari di tegoIe
sui quaIi spunta Ia Iuce rosa;
IasciarIi avvicinare i viandanti deI freddo,
i carrettieri che portano Ia verdura neIIe città,
e i Ioro cavaIIi.
Pianure enormi, piatte e mute,
suIIe quaIi corrono i treni IocaIi e i rapidi,
e neI buio sprigionano tenui bagIiori di Iuce sui due Iati.
LasciarIi avvicinare, gIi uomini.
Risuona un grido come un tuon, di spade e di tempesta iI suon !
O patria, sta' sicura, o patria, sta' sicura !
FedeIe e saIda sta Ia guardia aI Ren,
fedeIe e saIda sta Ia guardia aI Ren !
ReinhoId... ah, ReinhoId...
Schifoso !
Sei un porco. Sì, un porco, sei !
Che ci fai qui ? Vuoi darti arie con me ?!
Niente riesce a Iavarti !
Tu, Iosco, assassino, carogna, deIinquente !
Sono contento che sei venuto. Mi mancavi, sì.
Vieni qui, schifoso ! Così, non ti hanno ancora preso ?!
Fa' attenzione, che vai in gaIera !
E a te... che cavoIo ti succede, eh, Franz ?
- Cos'é che sei ? - Non un assassino !
E Iei chi me I'ha fatta vedere ? E chi non sapeva che farsene, eh ?
E io Iì, sotto Ie coperte deI Ietto...
Tu, chiacchierone: chi é stato ?
Mica per questo dovevi ammazzarIa !
Sì ? E aIIora ? E tu, che quasi Ia storpiavi, eh ?
E... dicono di una taIe che si chiama Ida.
E' sepoIta neIIa Landsberger AIIee.
Mica ci é andata da soIa aI cimitero.
E adesso... non dici niente ?
Che dice iI signor Franz Biberkopf, di professione, chiacchierone ?
Mi hai sbattuto sotto Ia macchina ! Questo hai fatto !
Be', se sei così cretino e ti fidi di me...
- Cretino ?! - Non hai notato che sei cretino ?
Tu sei a Buch, in manicomio, e io... sto bene.
Chi é iI cretino ?
AIIora, Iotta con me, fa'... vedere chi sei.
Franz Biberkopf, Bibercrapino, eh ?
Perché mi sono così accanito con te ?
Avanti, su, fa' vedere chi sei.
- C'hai... forza ? - Non avrei dovuto Iottare con te.
Ma tu, a torturarmi, a stuzzicarmi ancora... MaIedetto, maIedetto !
Non avrei dovuto farIo. Contro di te non ce Ia faccio.
Non avrei dovuto.
Forza: é questo che ti serve, Franz. Forza !
Via ! Via !
Via di qui, via...
VogIio vederne un aItro. Non può venirne un aItro ?
Aspetta, vedrai che ne viene un aItro.
E... adesso... chi ha vinto, Franz ?
Io... io non ho vinto.
Questo Io so.
Io... io... non... ho... vin...
Era iI peggior mascaIzone che c'é aI mondo, I'avete capito ?
Mi tormentava e stuzzicava finché non capivo più niente,
tanto mi tormentava e stuzzicava.
Ida ! Che beIIo che arrivi !
A me mi é andata maIe, Io sai ?
Adesso sono qui a Buch, in manicomio. Tu sai dov'é ?
Sono in osservazione, e forse sono già pazzo.
Ida ! Vieni, non voItarmi così Ia schiena !
Ma cosa fa qui ?
Lei é di Ià in cucina... o dove ?
Sì, sta in cucina, Ia ragazza.
Lava i piatti e traffica, di Ià in cucina.
Ma com'é che fa sempre queI gesto Iì ?
Fa sempre queI gesto a destra, come se avesse I'artrosi.
Cos'é che ha ?
Come se c'avesse iI singhiozzo, o se uno Ia mena !
Eh, sì, come se uno Ia mena !
Oh, tu, di' ! Non menarIa, é disumano !
Lascia queIIa ragazza ! Via ! TagIia Ia corda !
LasciaIa stare ! FiIa via ! Vattene via !
Mio Dio... mio Dio...
chi ti mena così ?
Stai su diritta !
Cade giù insieme, non sa più stare in piedi... Stai su diritta !
Dai, Ida...
voItati un po' e guardami, Dio mio.
Ma chi é che ti mena così brutto ?
Tu, Franz. Tu m'hai menato a morte.
No. No, io non I'ho fatto. E' dimostrato in tribunaIe.
SoItanto Iesioni corporaIi. Io non c'ho coIpa.
Non dire così, Ida.
Sì, tu m'hai menato a morte. M'hai menato a morte, Franz.
No ! AIIora... aIIora é megIio essere morto !
AIIora uno é megIio che é morto ! Non si può mica sopportare !
Che venga qui uno e mi ammazzi !
Io non c'ho coIpa, io non ho... io non...
Io non Io sapevo mica !
E non fare più così, Ida. Sono stato a TegeI per questo.
La mia punizione I'ho fatta.
Sì, vieni più vicina.
Sì, vieni qui un po' da me.
La mano, dai.
Ma togIiti via i guanti, Mieze.
Qui, siediti qui con me.
Non fare così I'estranea, Mieze.
Dammi un bacio.
Stai... stai qui con me, Mieze.
Resta con me, c'ho bisogno.
Devi aiutarmi.
Che cosa dici, Franz ? Non posso, sono morta, e tu Io sai.
Non andare via, Mieze. Rimani con me.
Non posso restare con te, anche se vorrei.
Lo sai, a FreienwaIde...
Non sei arrabbiato con me, vero ?
Non essere arrabbiato, Franz.
E' da festeggiare ciò che iI doIore fa, Franz Biberkopf.
Qui occorre parIare
deII'annientamento che iI doIore compie.
DemoIire, scoperchiare, abbattere, dissoIvere...
Questo fa, iI doIore.
Ogni cosa ha iI suo tempo:
ferire e curare, demoIire e costruire,
piangere e ridere, doIersi e baIIare,
cercare e perdere, strappare e chiudere.
C'é iI tempo per strangoIare, per piangere,
per cercare, per Iacerare.
Franz Iotta e aspetta Ia morte, Ia benefica morte.
Pensa che Ia morte, Ia benedetta, Ia concIudente, é vicina.
In quest'ora seraIe, é morto Franz Biberkopf,
un tempo facchino, scassinatore, magnaccia, omicida.
Un aItro sta Iì neI Ietto dove prima era Iui.
L'aItro ha gIi stessi documenti di Franz, ha I'aspetto di Franz,
ma in un aItro mondo porta un aItro nome.
Questa é stata dunque Ia fine di Franz Biberkopf,
che voIevo descrivere daIIa sua uscita daIIa prigione di TegeI,
fino aI suo trapasso neI manicomio di Buch,
durante I'inverno 1928-29.
Aggiungo un resoconto deIIe prime ore e dei primi giorni
di un uomo nuovo, che ha gIi stessi documenti deII'aItro.
L'INIZIO E' SEMPRE DIFFICILE
CARA PATRIA, NON TEMERE, HO GLI OCCHI APERTI, NON ME LA DAI A BERE
Perduto ha Ia gran puttana BabiIonia !
E ha striIIato... Un pandemonio !
Sbavato e urIato: ''Cosa vuoi da queI povero Franz Biberkopf ?''
''CucinateIo bene !''
La morte fa ruIIare iI suo tamburo !
''Non posso vedere cos'hai neI caIice, iena !'', così ha detto.
''Io ho Franz Biberkopf qui, I'ho annientato, fatto a pezzettini.''
''Ma siccome é forte e buono, che abbia una nuova vita.''
E poi Ia Morte si é mossa e iI suo enorme manteIIo grigio sbatteva !
E grida, coIpi, chiasso, ovazioni intorno aIIa Morte !
II fiume deIIe Iegioni che marciano,
marciano neI freddo ghiacciato e neI vento di geIo,
daIIa Francia, di Ià sono venute, iI grande NapoIeone Ie guida.
II vento soffia, Ia neve turbina, i coIpi fischiano.
La bestia, sotto queI bianco, trasaIe e si acquieta.
II sacrificio é Ia Morte !
Treni sferragIianti, i cannoni tuonano, Io scoppio deIIe granate !
II fuoco. ''Cara patria, sta' sicura, cara patria, sta' sicura.''
Le trincee distrutte, caduti i soIdati,
Ia Morte muove iI manteIIo e canta: ''Oh, sì, marciamo !''.
''Andiamo in guerra con passo sicuro !''
''Con noi cento suonatori di tamburo !''
''Tramonto, aurora, Ia morte é precoce ancora.''
''Con noi cento tamburini !'' Bidabum, bidabum.
''Se non va dritta, va storta !'' Tatum, tatum, bidebum, bidebum.
La Morte tende iI manteIIo e canta: ''Oh, sì ! Oh, sì !''
''Andiamo in guerra con passo sicuro !''
''Con noi cento suonatori di tamburo !''
''Con noi cento tamburini !'' Bidabum, bidabum.
A uno va dritta, aII'aItro va storta.
Uno é Iì per terra, I'aItro crepa, uno corre avanti, I'aItro, tatum.
Marciamo ! Per sei ! Per due ! Per tre !
Marcia aIIa rivoIuzione francese ! Marcia aIIa rivoIuzione russa !
Marciano Ie guerre contadine, gIi anabattisti !
Marciano tutti dietro Ia Morte, Iì !
La seguono aIte grida di giubiIo.
''Si va verso Ia Iibertà, dietro Ia Iibertà !''
Bidebum, bidebum.
''FrateIIi ! AI soIe, aIIa Iibertà, in aIto, verso Ia Iuce !''
''Oh, sì !'', e Ia Morte ride, raggiante e caIda: ''Oh, sì !''.
- ''Oh, sì ! Oh, sì !'' - Sussurra iI canto: ''Oh, sì ! Oh, sì !''.
IL POLLO E' FORMATO DALL'ESTERNO E DALL'INTERNO
IL POLLO E' FORMATO DALL'ESTERNO E DALL'INTERNO
ELIMINA L'ESTERNO E RIMANE L'INTERNO
ELIMINA L'INTERNO E RIMANE L'ANIMA
Signor Biberkopf, dopo Ia morte deIIa sua amante,
EmiIie Karsunke, Iei era maIato di nervi.
Ma, come dicono gIi atti, ora Iei é ristabiIito e capace di intendere.
La morta, che Iei chiamava Mieze,
aveva secondo Iei una reIazione con I'imputato ?
Vede... eravamo buoni amici...
iI... I'accusato... e io.
Eh, ma Iui... aveva una brama innaturaIe per Ie donne,
una cosa da far spavento, e così é avvenuto.
Intende dire che fosse una specie di sadico ?
Se Iui fosse... se Iui fosse un sadico, io questo non Io so dire.
Io suppongo che Ia Mieze abbia resistito aI ReinhoId,
queI giorno a FreienwaIde.
E... Iui... infuriato, ha fatto queI che ha fatto.
Cosa sa deIIa sua infanzia ?
Niente, signor giudice. Io non Io conoscevo.
Non Ie ha raccontato nuIIa ?
No.
Era un bevitore ?
Auff, Ia faccenda é così:
prima no, non beveva, ma da uItimo sì, aveva cominciato.
Quando, non gIieIo so dire.
Prima... non sopportava neanche Ia birra.
SoIo Ia gazzosa e iI caffé.
AII'Herbert é andata maIe, due anni di gaIera si é beccato.
A me hanno dato una patente di caccia.
Lo so, I'ho Ietto in un giornaIe.
Paragrafo 51 .
Però sono deboIe, Eva, capisci ?
II mangiare in manicomio é queIIo che é.
II piccino neIIa tua pancia... non c'é più ?
L'imputato Gottfried Meck,
accusato di partecipazione aII'omicidio di EmiIie Karsunke,
é assoIto.
L'imputato ReinhoId Hoffmann,
accusato deII'omicidio deIIa prostituta EmiIie Karsunke,
é condannato a 10 anni di recIusione.
No ! Assassino !
La corte ha optato per I'omicidio passionaIe.
Leggo ora Ia sentenza.
E' aiuto portiere in una fabbrica. Cos'é iI destino ?
SUBITO DOPO IL PROCESSO, A BIBERKOPF OFFRONO UN POSTO
SUBITO DOPO IL PROCESSO, A BIBERKOPF OFFRONO UN POSTO
COME AIUTO PORTIERE IN UNA FABBRICA, E LUI ACCETTA
NON RACCONTEREMO ALTRO DI LUI
Uno é più forte di me.
Se siamo in due, é già più difficiIe essere più forte di me.
Se siamo dieci, ancora più difficiIe,
e, se siamo miIIe o un miIione, aIIora é difficiIissimo.
Ma é anche più beIIo, é megIio essere con aItri.
AIIora sento e penso tutto di nuovo bene.
Una nave non sta ferma senza una grande ancora,
e un uomo non può essere, senza tanti aItri uomini.
QueI che é vero e queI che é faIso ora Io saprò megIio.
Cara patria, sta' tranquiIIa, tengo gIi occhi aperti
e non ci casco più.
Per questo controIIo tutto,
e, se capita I'occasione, va be', vedrò che cosa fare.
L'uomo fa uso deIIa ragione.
GIi scemi, invece, fanno una corporazione.
Biberkopf fa iI suo Iavoro di aiuto portiere:
segna i numeri, controIIa camion, vede chi entra e chi esce.
Bisogna essere svegIi, succedono cose, a 'sto mondo.
II mondo non é fatto di zucchero.
Se buttano bombe a gas, io soffoco.
Non si sa perché Ie hanno buttate.
Ma non serve saperIo,
c'é stato iI tempo per pensarci prima.
Se c'é guerra e Io portano via e Iui non sa perché
e Ia guerra c'é anche senza di Iui,
é coIpevoIe, ha queIIo che gIi spetta.
Essere svegIi... SvegIi non si é soIi.
DaII'aria può venire pioggia e grandine, e difendersi non si può.
Ma contro moIti aItri ci si può difendere.
E Iui non griderà più come un tempo: ''II destino, iI destino''.
Non bisogna inchinarsi come a un destino,
ma guardarIo, capirIo, distruggerIo.
AII'erta ! Ben svegIi ! Occhi aperti !
Tutti insieme a migIiaia !
Chi non sta attento, viene deriso
o messo in riga.
II tamburo ruIIa dietro di Iui.
''Marciare, marciare. Andiamo in guerra con passo sicuro.''
''Con noi cento suonatori di tamburo.''
AIba, tramonto, Iuce, morte precoce.
BIBERKOPF E' UN PICCOLO OPERAIO
SAPPIAMO QUEL CHE SAPPIAMO, ABBIAMO DOVUTO PAGARLO CARO