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Tutto il suo mondo immaginario
la Terra di Mezzo, Arda
è legato alla guerra,
deriva dalla sua esperienza con la guerra.
È permeato dalla presenza della guerra.
È un leggendario molto malinconico,
non solo Il Signore Degli Anelli, ma anche Il Silmarillon,
che è il suo antefatto;
si narra di guerre e conquiste, dei motivi per i quali le persone ritengono di doversi combattere l'una con l'altra.
E Il Signore degli Anelli, che è il suo lavoro più famoso,
parla di uomini in guerra,
parla dell'anticipazione della guerra,
dello sconfinamento della guerra nelle vite della gente pacifica,
della necessità che segue alla convinzione per cui bisogna combattere per proteggere le cose alle quali si tiene e che si vuole custodire.
E parla di tutto ciò che perdi durante una guerra:
perdi la tua l'innocenza,
perdi l'ignoranza perché vieni a scoprire più cose del mondo di quelle che vorresti conoscere.
Per i tuoi amici.
Tolkien disse:
quando stava scrivendo l'introduzione a Il Signore degli Anelli
lui disse che la prima guerra mondiale
fu addirittura peggiore della seconda guerra mondiale
la WW1 era la sua guerra, la guerra durante la quale lui era al fronte,
in Francia sulla Somme.
E, lui disse...
"Arrivati al 1918, tutti i miei più cari amici, tranne uno, erano morti, erano stati uccisi durante la guerra".
Tolkien, dopo la guerra, come autore,
faticò molto a trovare un senso a quella carneficina,
a tutte le battaglie e alla morte di quei giovani, in entrambi gli schieramenti.
Tutto ciò gli sembrava così futile, ma allo stesso tempo incombente e terribilmente reale.
Per questo i suoi eroi:
sono hobbit, sono piccoli uomini.
Non persone grandi, superbe, importanti, ma la gente ordinaria, quella a cui nessuno presta attenzione;
che sono coloro che finiscono a fare la carne da macello in una guerra.
I suoi hobbit,
i suoi quattro hobbit:
Frodo, Sam, Merry e Pipino
Tutti vedono diversi aspetti della guerra.
Tornano tutti indietro,
ma tornano tutti cambiati.
E tornano a casa con il ricordo di tutti quelli che non sono tornati.
L'ultimissima riga del libro recita: "sono tornato".
L'ironia è che, dietro a questa frase, ci sono tutti coloro che non sono tornati
che non possono tornare perché sono morti.
Credo che il suo lavoro,
se considerato superficialmente, sposi la monarchia, perché si parla della restaurazione di un diritto regale.
Ma il suo credo politico, per come emerge nel libro, è molto liberale.
Non era né di sinistra né di destra, secondo la concezione odierna.
Era profondamente conservatore nel senso più letterale del termine,
cioè di voler conservare, tenere stretto e preservare ciò che credeva fossero i grandi doni della civiltà.
Una volta ha detto, dopo aver prestato servizio nell'esercito nella WW1,
di non poter contemplare una situazione in cui potesse essere considerato legittimo per alcuni uomini dare ordini ad altri uomini,
e di decidere delle loro vite in modo assoluto.
Disse anche, un'altra volta, un po' per scherzo, ma era uno scherzo serio:
"se dovessi dare il mio supporto ad un sistema politico sarebbe l'anarchia".
E non intendeva persone che tirano bombe, ma il diritto di ogni essere umano,
uomo o donna, di fare le proprie scelte, di regolare la propria vita
e di vivere un'esistenza libera dalla dominazione di un governo o di altri esseri umani.
Pensava che i governi e gli individui
gli hobbit, la piccola gente, dovessero lavorare in simbiosi l'uno con gli altri.