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Sarei molto felice di poter, insieme a tanti altri, contribuire
a evitare che il treno deragli.
Questa è l'ultima spiaggia.
C'è un'opportunità di rilanciare il paese,
ma dobbiamo essere molto onesti: è quasi l'ultima possibilità.
L'Italia è un'economia molto frammentaria e un paese molto frammentato.
Si parla sempre di come i giornalisti fuori dall'Italia
vedano le cose più chiaramente di come le vediamo noi qui.
Essere un po' distaccati è una cosa positiva, e credo
che la cosa importante di questo film è che sia una joint venture
tra due giornalisti che sono fuori dall'Italia,
uno che è inglese e l'altra che è italiana.
Come è successo? Come ti è venuta l'idea di collaborare con
Annalisa per fare il film?
Quando ero direttore del The Economist e abbiamo pubblicato
la famosa copertina che dichiarava Silvio Berlusconi inadatto a governare l'Italia,
Annalisa è stata la prima giornalista italiana ad intervistarmi
al proposito, e per parlarne su L'Espresso,
per cui era corrispondente a Londra, e anche La7,
e poi in mezzo all'enorme tempesta che ne scaturì,
io continuavo ad essere invitato in Italia e mi sono reso conto
che avremmo dovuto portare avanti questa campagna,
ho cominciato dal restituire la cortesia, e intervistai lei a proposito
di ciò che stava avvenendo in Italia, e come avrei potuto capirlo,
e per favore spiegami questo, e per favore spiegami quello.
Poi ovviamente pubblicammo più copertine, e lei fece altre interviste,
e così iniziammo a paragonare punti di vista come due persone da Londra
che guardavano a questa straordinaria serie di eventi,
e io che tentavo di capire, fondamentalmente, che cosa stava realmente succedendo in Italia.
E poi nel 2009 - 2010 decisi di scrivere un libro,
e lei mi diede una mano anche con quello.
E fu così che nacque l'idea di fare un film.
La più grande difficoltà è stata nel distribuire il film.
Abbiamo scoperto che la reazione iniziale a Girlfriend in a coma da parte delle compagnie televisive,
da parte dei distributori e di tutto l'establishment in Italia era negativa,
non erano interessati, non volevano saperne niente,
volevano liquidarla come la visione di due stranieri,
delle persone fuori dall'Italia, nulla di interessante, non importante.
Siamo stati rifiutati da 3 festival del cinema, e nessuna compagnia televisiva era interessata.
Ma ora le cose sono cambiate: ora siamo stati trasmessi da Sky Italia,
presto saremo trasmessi da La7, abbiamo fatto un tour di successo di 15 proiezioni,
e ne stiamo pianificando molte altre, le persone sono interessate, e penso
che sia molto incoraggiante ma svela parecchio di quanto
all'establishment italiano non piacciano idee che vengono da fuori,
e non piacciano idee e visioni con cui potrebbe essere a disagio.
Ma noi andremo avanti.
Nel film Girlfriend in a coma, qualcuno è rimasto molto perplesso dalla scelta dei protagonisti
della Buona Italia, come ad esempio Elsa Fornero, la quale è stata un simbolo delle ingiustizie del governo passato,
e Sergio Marchionne, che dimentica che - se la FIAT ancora esiste - non è per merito suo,
ma a causa delle politiche passate, che hanno posto l'industria automobilistica
al centro dello sviluppo del paese.
Che cosa ne pensi?
La prima cosa da dire è che questo film è stato fatto nel periodo tra Novembre 2011 e Aprile 2012, quando abbiamo fatto tutte le riprese,
e scattava una fotografia di un particolare momento di transizione dall'amministrazione Berlusconi al governo tecnico,
dalla crisi finanziaria a qualche tipo di cambiamento e qualche inizio di riforma,
ma non sapevamo cosa sarebbe successo, ovviamente.
La scelta dei nostri protagonisti è stata fatta sulla conoscenza di ciò che era vero allora.
Nel caso di Elsa Fornero, penso sia molto sbagliato considerarla una fonte di ingiustizia.
Ricorderai sicuramente che lei pianse durante la conferenza stampa a Dicembre 2011,
a causa delle misure che avrebbe dovuto prendere sulle pensioni.
La realtā è che questo governo ha ereditato un debito di 120% di PIL,
un problema di crisi, la stabilità del governo italiano,
e la sua capacità di finanziare il proprio debito attraverso prestiti dall'estero,
che rappresentano la metà dei finanziamenti del governo Italiano,
e con un debito che è stato costruito negli anni '80 con la decisione politica
di lasciar crescere il deficit del 10% ogni anno per 20 anni, tra gli anni '70 e '80,
e stabilire una situazione in cui il 15% del PIL è speso in pensioni.
Ora che l'ho detto, forse intendevo il 15% di spesa pubblica.
Lo verificherò tra un attimo.
La maggior parte della spesa pubblica va in pensioni.
Il governo, nel momento in cui ha dovuto affrontare la crisi, ha dovuto tagliare il budget
per stabilizzare la situazione, e realmente non ha avuto scelta se non fare dei cambiamenti nelle pensioni.
Quindi non penso sia giusto considerare Elsa Fornero
come causa principale di ingiustizia.
Penso che l'ingiustizia derivi da un alto debito pubblico,
dall'evasione fiscale, che ha prodotto la situazione in cui l'Italia si trova,
l'eccessiva spesa pubblica, che spiega la situazione in cui l'Italia si trova,
e la resistenza del Parlamento a misure di riduzione della spesa pubblica
o di raccolta di tasse in altri modi, che il governo Monti ha dovuto affrontare.
Quindi questo governo non ha avuto scelta libera.
Per cui penso sia ingiusto.
E Sergio Marchionne e la FIAT?
Molte persone ci fanno questa domanda e dicono che la FIAT è stata salvata e supportata dal
governo italiano in passato, per cui dovrebbe comportarsi in qualche modo speciale oggi.
Un fatto che penso questa domanda dimentichi è che questo sostegno finì
nei primi anni '90, quando fu dichiarato illegale dal programma dell'UE sugli aiuti statali,
e anche il mercato italiano protetto, che dava alla FIAT dei diritti
privilegiati per vendere macchine in Italia, finì con il programma dell'UE sul mercato unico nei primi anni '90.
Quindi più di 20 anni fa.
Ora, Sergio Marchionne è CEO di FIAT, è arrivato nel 2006, credo che fosse, o 2005,
quando la compagnia era in crisi, dopo esser passata per 5 CEO in 5 anni,
e nei successivi 8 anni lui ha stabilizzato e salvato l'azienda,
rendendola di nuovo proficua.
Quindi non penso sia irragionevole considerarlo come qualcuno che ha fatto qualcosa
di veramente significativo per la sua azienda; la domanda è se
dovremmo considerare che stia facendo qualcosa per il paese.
Questa ovviamente è un'altra domanda.
Lo abbiamo intervistato perché ci sembrava che all'epoca volesse essere un agente di cambiamento,
un uomo che cercava di rompere il sistema tra Confindustria e sindacati, di come venivano negoziati i contratti di lavoro,
su come le politiche industriali venivano condotte in Italia.
E voleva andare verso un modello più tedesco, oppure europeo, in cui
le decisioni vengono prese a livello di azienda, secondo pratiche competitive internazionali.
In più ha comprato Chrysler usando fondi dal governo americano,
ed ha reso Chrysler di nuovo redditizia, riuscendo là dove i tedeschi avevano fallito prima di lui.
Eccovi qui un'azienda italiana che riesce meglio dei tedeschi.
Quindi trovo sorprendente che Sergio Marchionne sia demonizzato in Italia.
Certo che potrebbe fallire domani, certo che potrebbe emergere nei prossimi mesi e anni, che lui ha scelto la strategia sbagliata per FIAT.
Non cerco di predire il futuro.
Ma penso sia sorprendente per me come giornalista internazionale
che Sergio Marchionne personalmente sia demonizzato in Italia, considerato cosa cerca di fare per la sua azienda,
e i cambiamenti che sta cercando di portare al suo paese.
Ultimamente in Italia Stiglitz e Krugman vengono presi come riferimento dai movimento politici, specialmente i movimenti politici più radicali, | per confermare il fallimento delle politiche di austeritā nel nostro paese, e indicare possibili alternative.
Dato che conosci così bene l'Italia, non pensi che manchino di realismo nel nostro caso specifico?
Forse qui abbiamo bisogno di meno ricette economiche fredde e più di buona politica?
Penso certamente che l'Italia abbia bisogno di più buona politica.
Ha avuto cattiva politica per molti anni, e certamente per la maggior parte della decade passata.
Penso che le teorie di Stiglitz e Krugman siano da vedere al meglio a livello europeo,
non solo a livello italiano, perché io sono d'accordo sul fatto che questo tipo di focus
freddo, centrato sull'austerità come unica strada, unica polizza, sia fondamentalmente una strada per il disastro,
una strada verso il disastro politico e il disastro economico a livello europeo.
Ma se hai un debito di 2.6 miliardi di euro,
e devi continuare a refinanziarlo con prestiti dall'estero,
devi creare una polizza fiscale che corrisponda in qualche modo a quella situazione.
Insieme ad essa penso che quel che serve sia una politica di liberazione,
una politica che riconosca i reali ostacoli all'attività economica,
all'impresa, all'innovazione, alla creatività in Italia,
che sono stati costruiti negli ultimi 20 anni.
E questo è ciò che Matteo Renzi ha detto nei suoi discorsi sulla policy del PD,
che vuole rendere l'Italia più semplice, più aperta,
più libera, cosė che le persone abbiano più spazio per iniziare nuovi progetti,
per fare cose e non dover affrontare tanti ostacoli,
la maggior parte dei quali sono politici.