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A Palazzo Pitti, una mostra che celebra da un punto di vista molto speciale i 150 anni dell’Unità d’Italia
Dagli splendori di corte al lusso borghese - L'Opificio delle Pietre Dure nell'Italia unita
Che cosa è raccolta in questa mostra che stimola la curiosità ma anche appaga straordinariamente il senso estetico?
Sono raccolti i manufatti di grande qualità artistica e pregio materiale
che l’Opificio delle Pietre Dure continuò a produrre dopo l’unità d’Italia
Perché dico continuò a produrre? Perché avrebbe anche potuto smettere
Si trattava di un’istituzione che i Lorena, nel tempo del governo della Restaurazione
avevano stabilizzato col nome di Opificio delle Pietre Dure, ma che in realtà raccoglieva un’eredità importante:
quella delle botteghe artistiche che i Medici avevano favorito e fatto nascere e crescere
e che con Ferdinando I nel 1588 erano state riunite all’interno degli Uffizi
nel braccio di ponente, col nome di “Galleria dei Lavori”
Dunque una tradizione antica, di creazione di oggetti d’arte
alla quale davano il loro contributo i pittori anzitutto
che predisponevano il soggetto, l’invenzione, la composizione e i colori
e poi gli sceglitori di pietre e i maestri tagliatori
che realizzavano capolavori destinati a durare per l’eternità
Dunque quest’arte sembrò che arrivasse al capolinea con l’unità d’Italia quando,
subentrando nel paese unito la dinastia dei Savoia,
non poteva essere più una manifattura di corte in modo esclusivo
E essendo anche non esattamente alla moda i manufatti così preziosi in pietre dure
davvero quell’Opificio rischiò l’estinzione
Invece con grande impegno e qualche misura, con idee geniali che via via vennero messe in atto
continuò a creare, continuò a produrre, adeguandosi anche al sentimento estetico che cambiava
e quindi sperimentando in quella che sembra un’arte rigida e difficilmente modificabile:
quella del commesso lapideo, come si chiama in gergo tecnico
di un mosaico fatto alla fiorentina con pezzi di pietre dure, pietre tenere e marmi colorati
Ebbene riuscendo a importare quest’arte così rigorosa perfino
il tocco vibrante e sfrangiato della pittura macchiaiola
in esperimenti di diversa composizione, di diversa intonazione pittorica che rimangono davvero memorabili
Questi oggetti preziosi furono anche spesso rivolti alla corte
ma l’Opificio tentò anche la strada del mercato,
riuscendo a vendere alcuni di questi pezzi importanti alle grandi famiglie borghesi
che si affermavano e che desideravano nobilitare le loro dimore con dei manufatti d’importanza
Sappiamo poi che la vera causa, la vera ragione della sopravvivenza dell’Opificio delle Pietre Dure
fu quella della riconversione al restauro
Oggi è un istituto d’eccellenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
che nei suoi settori scientifici e nei suoi laboratori
si occupa della ricerca scientifica e del restauro di una miriade di diversi manufatti
Le pietre dure però rimangono il settore fondante e simbolico
e all’occorrenza i nostri restauratori potrebbero ancora sovrintendere a dei lavori di creazione ex-novo