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Mi hanno chiesto di essere l'ultimo oratore di oggi.
So ovviamente che, a questo punto, sarete tutti molto stanchi.
Ma la cosa divertente è che parlerò
di logica e creatività.
Vedete il sottotitolo: 'Una falsa contraddizione'.
Parlerò soprattutto di logica.
Ma la cosa divertente è che non dovrete pensare. Ok?
Perciò lasciate semplicemente che la vostra mente indaghi tutti le vie possibili
perché proverò a mostrarvi... ciò che voglio provare a mostrarvi è questo.
Per più di 2000 anni nella filosofia occidentale,
non sto esagerando, per più di 2000 anni,
c'è sempre stata l'idea che
da una parte ci sono i logici
e dall'altra i creativi.
E che i due non si sarebbero mai incontrati.
Perciò abbiamo un'immagine dei logici
che non corrisponde a quello che sono io
e cioè al genere di persona con una mente molto rigida che segue
le conclusioni che lei o lui si è imposte con una forza enorme,
mentre la mente creativa sa esplorare tutte le possibilità, etc...
Bene, prima di tutto, se fate analisi logiche, vi create dei problemi.
E ciò che farò, nel tempo che ho a mia disposizione
sarà mostrarvi alcuni di questi problemi.
E si tratta di problemi molto profondi,
e anche estremamente divertenti.
E se volete provare a risolvere problemi, avete bisogno di creatività.
Questo è il mio essere logico,
analisi logiche necessitano di creatività.
È anche meglio.
Se volete rovesciare tutta la storia,
se volete essere creativi, dovete esplorare.
Ma se volete esplorare, avete bisogno di mappe per l'esplorazione.
Queste mappe hanno bisogno di analisi logiche,
perciò, inevitabilmente, la creatività ha bisogno di analisi logiche.
Basta. Questa è la fine del mio intervento.
(Risate)
Ho detto la mia, quindi...
(Applausi)
Ma ho ancora 16 minuti. Perciò, va bene. Divertiamoci un pò.
OK. Inizierò con un problema molto semplice.
Uno dei problemi che i logici prendono in grande considerazione
è il modo in cui noi definiamo le cose.
È qualcosa che...non si fa tutti i giorni.
Molto spesso, quando qualcuno vi chiede: 'Cos'è questo?'
Allora cosa fate? Date una descrizione
e provate a definire cos'è.
OK, prendiamo uno degli esempi più famosi
dal filosofo inglese Bertrand Russell
che dice così.
Immaginate un paese e nel paese c'è un barbiere
e il barbiere è la persona che fa la barba alla gente.
Ora, immaginate di dare la seguente definizione.
Chi è il barbiere del paese? Beh, è quella persona
che fa la barba a tutti e che non rade se stesso.
Il ragionamento fila. La gente che non si fa la barba da sola va dal barbiere...
è un paese molto pulito, abitato da gente pulita, io non vivo lì. (Risate)
Vanno dal barbiere per farsi fare la barba.
E poi capisci che questa definizione non va bene
perché l'unica domanda da fare è: "Cosa dovrebbe fare il barbiere?"
Immaginate che il barbiere si svegli al mattino,
vada in bagno, si specchi
e dica: "Devo farmi la barba?
Ah, no, non posso perché sono quello che
fa la barba a quelli che non se la fanno da soli.
Quindi, se mi dovessi fare la barba, non potrei andare dal mio barbiere, perché il barbiere sono io.
Quindi non posso farmi la barba".
Ma poi, ovviamente, si domanda:
"Quindi non mi devo fare la barba?"
Dice: 'Beh, non va bene, perché poi
apparterrei a quella schiera di persone che viene da me per farsi fare la barba.
Quindi, adesso mi devo radere."
Quindi, deve radersi
se solo e soltanto se non deve farsi la barba.
Bene. Riuscite a venirne a capo?
Certo. La soluzione è molto semplice.
Prendiamo una donna.
(Risate)
(Applausi)
E siccome ho sempre avuto studenti intelligenti
nelle mie classi universitarie, uno di loro mi ha detto:
"Sì, ma ha preso in considerazione la donna barbuta del circo?"
Ok, questo è il motivo per cui si è aggiunta una donna senza barba. Yeah.
Potete ovviamente dire, "Rifiuto la definizione".
Ok, bene, ma cosa fareste allora?
Perciò per la domanda che ponete...
e si tratta di una domanda ancora aperta,
non abbiamo una risposta giusta, esaustiva.
E cioè, come facciamo a decidere, quando vi dò una definizione,
come facciamo a decidere se quella definizione è corretta?
Beh, la risposta è: "Non potete".
Ecco un altro esempio, uno dei miei preferiti.
Ok. Guardate qui.
Siccome proprio ora il tempo mi sta osservando,
è un esempio perfetto.
Supponete di avere la seguente definizione.
Se avete due orologi, "uno" e "due",
e l'orologio "uno" è un orologio migliore dell'orologio "due",
quindi l'uno' vi dà l'ora giusta più spesso.
Sembra ragionevole. No, non lo è.
È una brutta idea perché...(Risate)...
se avete un orologio rotto che vi dà
l'ora esatta due volte al giorno...No?
Mentre se avete un orologio che è avanti di due minuti,
non dà mai l'ora esatta.
Quindi l'orologio rotto è migliore dell'altro.
Ok?
Sicuramente è una definizione sbagliata perché non vi dice
che dovete conoscere quando l'orologio dà l'ora esatta.
Definizione inefficace. Ok. Dimentichiamo le definizioni.
Prendiamo qualcosa di più divertente.
La verità. Ah! (Risate)
Mi ha fatto molto piacere che TED abbia come sottotitolo
"Idee meritano di essere diffuse".
E non "Vere idee meritano di essere diffuse"
perché altrimenti non sarei qui oggi.
Perché vi dimostrerò che non ho idea di cosa sia la verità.
Perché? Ok. Seguitemi per un momento.
Ipotizziamo quanto segue.
Se dico qualcosa di significativo
non è né giusto né sbagliato.
Almeno in prima battuta, lo possiamo accettare,
so che abbiamo dubbi in tantissime occasioni.
Sta piovendo o no? Sta piovigginando. Ok.
Ma in questo caso, sta piovigginando o no?
Ok, bene.
Per un attimo semplifichiamo.
Vero, o falso. Giusto?
Né l'uno, né l'altro.
Sembra, Ok...è banale.
E anche questo. Non entrambi.
Non si può dire che qualcosa è sia giusto che sbagliato.
È escluso. No?
Non sembra ragionevole?
No. (Risate)
E il perché è questo.
Il famoso 'Paradosso del mentitore'. Ok.
Questa frase dice: "Questa frase non è vera".
Quindi questa frase dice di non essere vera.
Ha senso. Suppongo che tutti i qui presenti
sappiano ciò che dice questa affermazione.
Dice di se stessa di non essere vera.
Quindi, la comprendiamo. E questo significa
che deve avere un valore di verità: o vero o falso.
Ma adesso che succede?
Se è vero, essa risulta non essere vera.
Certo. Ipotizzo che una frase è vera.
Quindi deve essere quello che dice la frase.
Cosa dice?
Che non è vero.
Quindi, se è vero, non è vero.
Va bene. È giusto. Va bene.
Da questo si può concludere che non è vero.
Quindi ipotizziamo non sia vero.
E quindi?
Beh, se non è vero,
è esattamente quello che dice l'affermazione.
Ora, se qualcosa dice esattamente quello che è, allora è vero.
Allora, se non è vero, falso, allora è vero.
È vero se e soltanto se è falso.
Ecco.
Ah! E ora direte: "Come se ne esce?"
Prima un avvertimento. Devo confessare di essere un professore,
quindi sono un insegnante e non riesco a non farlo.
Perciò, questo è un breve momento accademico.
Imparerete qualcosa
che vi servirà per riuscire a confondere i logici. Ok?
In questo momento quindi sto lavorando contro la mio sindacato,
lo 'United Force of Logicians Worldwide'.
Se ora incontraste i logici, potreste dire loro:
'Parlami di questo problema'...cioè di questo problema.
Il paradosso che vi ho appena mostrato è quello anche conosciuto
come Paradosso di Epimenide.
Ed è questo.
Tutti i cretesi...siete sull'isola di Creta
e un cretese vi dice:
"Devo avvertirti, tutti i cretesi sono bugiardi."
E quindi cosa dovreste fare?
Beh, molto divertente, prima di tutto un pò di teologia.
Se si parla di logica, si parla di teologia.
Come avrebbero fatto i teologi a provare l'esistenza di Dio...
che ovviamente non funziona, senza i logici?
Lo stesso vale al contrario, ma questo è un altro problema.
Ed è anche un altro discorso, ovviamente.
Che è valsa la pena diffondere.
Ve l'ho detto, sto facendo il ragionamento per voi. Ok?
Quindi non dovete pensare.
In realtà, il primo riferimento che si fa
al Paradosso di Epimenide è nella Bibbia.
È nella Lettera di Paolo a Tito.
Tito era stato mandato con la sua famiglia, sì, la sua famiglia,
a Creta, per convertire le persone.
E Paolo lo avvertì.
Ecco il capitolo 1, 2-12...potete rimanere seduti:
"Uno di loro, uno dei loro profeti disse:
'Cretesi sempre bugiardi, male bestie, ghiottoni, infingardi.'"
E poi Paul commise un terribile errore.
Disse, "Questa testimonianza è vera." (Risate)
Il che prova che nella Chiesa cattolica romana delle origini,
non c'erano in giro molti logici.
Perché altrimenti gli avrebbero detto:
"Paolo, non scriverlo, cioè, è una stupidaggine".
Perché quello che si ha è la seguente situazione.
Non c'è un paradosso.
Perciò qualsiasi logico vi direbbe:
"Oh, è assolutamente un paradosso."
Non lo è. Perché?
Perché non è vero che tutti i cretesi sono bugiardi.
Perché è stato detto da un cretese,
quindi se ciò che ha detto fosse vero
e cioè che tutti sono bugiardi, allora lui deve essere un bugiardo.
Ok. E quindi cosa significa 'Non è vero che tutti i cretesi sono bugiardi?'
Significa che alcuni di essi sono bugiardi
e altri dicono la verità.
Ora, se il cretese che ve lo dice
è un bugiardo, allora tutto torna.
Di base, è un bugiardo uno che ti ha detto una bugia.
Se fosse stato uno che dice la verità,
allora avreste avuto un problema.
Ed è esattamente ciò che Paolo scrisse.
Non entrerò qui in una discussione teologica,
perciò deve essere...Ok, cosa?
Come risolverlo?
Sarò molto breve. Non lo sappiamo.
Uno dei bruti...sì, beh, voglio dire...
(Applausi)
Non è un'esagerazione.
Ci sono tantissimi logici che direbbero:
"Non dire queste cose".
"Non sto mentendo". "'Zitto".
O potreste dire, beh, c'è qualcosa di più del vero e del falso.
Avete il vero, il falso e avete delle altre cose in mezzo.
È una possibilità. Non è una buona possibilità.
O, perché no?...e questo è qualcosa a cui i logici
stanno lavorando dagli anni '50 e '60,
perché non possiamo ragionare con frasi,
affermazioni che sono sia vere che false?
Se dite: "'Che cos'ha di caratteristico la frase,
'Oggi è sabato?'
Beh, in questo caso è vero.
Domani sarà falsa. Bene.
Cos'è peculiare in una frase come
'Sono incoerente'. Beh, dovete decidervi.
E se poi chiedete
cosa c'è di peculiare in "Questa affermazione non è vera."
Risposta, è sia vera che falsa.
È la sua caratteristica. Ah, bellissimo.
Ok. Torniamo alle cose terrene.
Sono sicuro che tutti conosciate i paradossi di Zeno.
E abbiamo una soluzione, che bello.
Abbiamo una soluzione. Ok.
Sapete ovviamente qual è il problema.
Se devo camminare da qui a là...
l'ho appena fatto, è bello.
Lo faccio un'altra volta, ma ora in modo leggermente diverso.
Vi dirò cosa penso.
Allora devo andare là, ma sapete cosa?
Lasciatemi fare prima metà del percorso.
Wow. Sono già là.
Adesso cosa rimane? Facciamone metà
e un'altra metà e un'altra metà
e un'altra e un'altra.
Devo fare un numero infinito di cose in un tempo finito.
Beh', intuitivamente potreste dirvi che è impossibile.
Cosa possiamo fare un numero infinito di cose in un tempo finito?
Ma ovviamente la risposta ve la date in continuazione.
Che espliciti i miei pensieri o meno,
comunque cammino e arrivo lì.
Sembra funzioni.
Sì, ma ipotizziamo questo:
rendiamo il processo un pò più complicato.
Ipotizziamo che io faccia così:
copro metà della distanza, metà,
metà, metà e metà.
E allo stesso tempo, mentre percorro la prima distanza, dico
sì, no, sì, no, sì, no...
Lo faccio un numero infinito di volte.
Ipotizziamo, ipotizziamo.
Stiamo seguendo la logica. Il mondo non ci interessa. Ok? (Risate)
La domanda a cui volete rispondere è:
"Cos'avete detto appena prima di arrivare là?
La risposta è, non potete saperlo.
Perché non era un momento finale.
Quando dite: "Ok, e adesso questo è il sì finale".
No, perché ogni sì era seguito da un no.
E ogni no era seguito da un sì.
Figuriamoci la domanda: "Cosa dici quando sei in B?"
Non potete dire nulla. (Risate)
Che è vero. (Risate)
Adesso...(Risate) aha, molto bene, non mi credete più.
Bene. Rendiamolo più divertente.
Invece di sì-no, ipotizziamo di contare i numeri.
Dico: "Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto".
Bene, quando arrivo a B, avrò contato tutti i numeri.
Bene. Vediamo qual è il problema.
Ipotizziamo adesso che ci sia un'altra persona che mi cammina accanto.
Io faccio uno e due. Lui fa due, quattro, sei, otto, dieci, dodici e quattordici.
La cosa divertente è che fa metà del lavoro.
Conta solo i numeri pari.
Ora, all'arrivo,
avremo contato entrambi un infinito numero di numeri.
Quindi abbiamo contato la stessa quantità di numeri,
ma è fondamentalmente la metà. (Risate) Sì!
Ok, il tempo sta finendo. (Risate)
Certo il tempo sta finendo.
(Risate)
Non riesco nemmeno ad arrivare là. (Applausi)
Torniamo al ragionamento comune. Ok? Bene.
Il modo di pensare di tutti i giorni. Bene. Bene.
Vediamo cosa produce. Bene.
È il caso di dire, qui e adesso davanti a voi,
"Gente, oggi è sabato."
E lo dico senza porre condizioni.
Se qualcuno dice: "Sì, ma ipotizziamo che tu abbia 10 anni di più".
Non mi importa, sarebbe comunque sabato.
Ma è pericoloso. Non è una buona idea.
Perché quello che dite è:
"Non importa quale sia la condizione,
rimane ciò che hai detto".
Quindi, dovete accettare la verità della seguente affermazione.
Sicuramente, ho detto:
"Non importa quali siano le condizioni, è sabato."
Allora, cosa succederebbe se tu fossi il Papa?
Sarebbe sempre sabato.
Suona strano, 'Se fossi il Papa',
ed è sabato, non va bene, non va bene.
Forse nel Cattolicesimo ortodosso, greco e russo
sarebbe possibile, io potrei essere il Papa, ma è una cosa diversa.
Ok, altra cosa. Oh, il tempo sta davvero per scadere.
Devo sbrigarmi. (Risate)
Non sembra ragionevole?
Voi avete la barba. Se strappate un pelo, la barba
rimane una barba. Certo.
Non è che se qualcuno ha la barba, voi gli dite:
"Aspetta un attimo. Tolta!" (Risate)
Ha, ha, la barba non c'è più, non funziona così.
Giusto, ok.
Quindi strappate tutti i peli della barba, uno a uno.
A ogni pelo strappato direte: "C'è ancora la barba,
la barba, no, la barba, c'è ancora la barba." (Risate)
Quindi arriverete alla conclusione che la barba non sia la barba. (Risate)
È il linguaggio di tutti i giorni, cioè,
è il modo in cui comunichiamo con gli altri.
E la gente rimane perplessa dal fatto che non ci capiamo.
Sempre logica. Beh, l'abbiamo detto prima...
e adesso ho qui un esempio.
Non ho osato farvi vedere il film
perché non conosco le opinioni politiche del pubblico, qui.
Si tratta del celebre Donald Rumsfeld, ok?
È l'esile...Segretario della Difesa dell'Amministrazione Bush.
Ma a un certo punto ha tenuto una conferenza stampa sulla situazione in Iraq.
E ha detto...che era bellissimo...
Cioè, dopo pochi secondi tutta la stampa stava ridendo.
Quello che stava dicendo era assolutamento corretto da un punto di vista logico.
"Beh ci sono cose che sappiamo di sapere,
ci sono cose che sappiamo di non sapere,
ma ci sono anche cose che non sappiamo di non sapere."
Il che è corretto. Ci sono cose che so
e cose che non so,
ci sono cose che so di sapere
e ci sono cose che so di non sapere
e cose che non so di sapere.
Ma questo sono io. Ok?
Ora mi metterò nei vostri panni.
Devo sbrigarmi perché
adesso dice 18 minuti. Pigro.
Perciò adesso farò il pigro. (Risate) Mi piace.
Ora vi coinvolgerò. Cose che so che voi sapete.
Cose che voi sapete che io so. Cose che so che voi non sapete.
Cose che sapete che io non so e potremmo andare avanti.
Possiamo addirittura...Perché no? Perché no? Perché no?
Sì. Le cose che so che voi non sapete che voi sapete che io non so.
Beh, non so. (Risate)
Questo è il motivo per cui un filosofo, quando gli si fa questa domanda:
"Cos'è una buona domanda?", risponde così.
E se qualcuno pone una seconda domanda,
"Qual è una buona risposta a questa domanda?"
allora risponde, "Questa".
Ok, ora me ne vado perché sono andato davvero oltre il tempo stabilito
e vi lascio con un avvertimento importante.
Grazie.
(Schermo: Attenzione! Per favore, non credete a nulla di quello che l'oratore ha detto) (Applausi)